Cosa sarei senza i miei amici? Io sono quel che sono e mi va benissimo così, grazie anche al mio ecosistema amicale. Non serve che li ringrazi di sopportarmi, farmi ridere, leggermi in faccia quando ho un terribile temporale di pensieri in testa. I miei amici ci sono e sanno che se io li cerco è perché sto bene con loro. Un grazie è parola inopportuna.
Sanno che non devono dire nulla quando io ho voglia di starmene da sola. O sanno quanto mi riempie di gioia vederli buttare in ridere ogni mia questione lavorativa, perché è importante chi sono io e non che lavoro faccio. E chi sono loro e non che lavoro fanno. E sanno i miei amici quanto amo la loro compagnia, come stasera che cade di mercoledì, e significa pappa e vino in compagnia. A ridere ma anche aiutarsi, se serve. Con alcuni condivido tutto, praticamente da una vita. Altri sono arrivati dopo e sono oggi parte di quella filosofia che io chiamo il piacere personale e condiviso. Altri sono spariti, e mi mancano comunque, e sento che l'ecosistema amicale, senza di loro, non è perfetto. Loro sanno, che io, perfetta non sarò mai. Ma sarò sempre me stessa e un abbraccio scioglie , spero, qualsiasi tensione o incomprensione. Ecco perché un grazie sarebbe solo di troppo.
"È vero, zio Stojil, ho visto una fata che ha trasformato un tizio in fiore." "Meglio così che il contrario," risponde Stojil senza togliere gli occhi dalla scacchiera. "Perché?" "Perché il giorno in cui le fate trasformeranno i fiori in tizi, la campagna diventerà infrequentabile."
Fatacarabina
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