Fatacarabina

Fatacarabina

mercoledì 31 marzo 2010

No, non te ne accorgi

Leggi qua te che guardi l'Isola dei famosi e dimmi se va tutto bene, se è tutto giusto. Dimmelo se c'è qualcosa che ti urta, se ti arriva un moto di schifio che prendi il telecomando e dici 'spetta che spengo.
Dimmelo te che guardi le tv private e non ti sembra strano quel ballar dell'immagine. Mica te lo dicono, sai, che a far le riprese spesso è un giovane che vuole far il giornalista e gli tocca far due lavori, tenere il microfono e fare le riprese, per lavorare.
Mica te lo dicono quando vedi un servizio in tv se l'operatore è assunto a tempo pieno o lavora in un service, a chiamata. Si chiama a casa mia lavoro a cottimo. Il che significa che se oggi lavori, domani e dopodomani e l'altro giorno, ancora, mica è certo. Ma devi star reperibile, metti che chiamino. E mi perdo 120 euro lordi. Son soldi, servono per mangiare e vivere.
Perché non si ribellano? Perché è il lavoro che amano e che sanno fare e sperano di camparci e poterlo fare finché invecchiano. Senza malattie e ferie pagate, senza pensione messa via nel peggiore dei casi.
E mica te ne accorgi, te che guardi, se quell'operatore lo pagano ogni mese o quando i committenti si decidono a saldare le fatture.
No, non te ne accorgi. Va tutto bene? Non ti ha preso un pochino di schifio?

martedì 30 marzo 2010

Buonanotte

Chi può, faccia l'amore stanotte. Non dico sesso, ginnastica...no, parlo di far l'amore, sul serio.
Serve, credetemi

lunedì 29 marzo 2010

Declinazioni

Alcuni giorni fa ho scritto questo post Io e lo scuro. Parla di abbracci e affetti. Cose di cui hanno scritto anche alcuni miei amici.
Se vi va di leggerli ecco i loro link

Talentuosa

Free hugs

Condividere

Lessico famigliare n° 8

Menti a contatto

Gli abbracci non hanno fretta

Abbracci

Se altri si vogliono unire e parlarne, segnalatemelo che aggiorno i link :) grazie

Colon colon

Sono entrata in quel paio di jeans comprati due anni fa e mai messi perché troppo stretti. Adesso mi metto a cantare "Colon-colon".

giovedì 25 marzo 2010

Pignolerie

Prima ero in attesa, fuori di un albergo, per un appuntamento di lavoro, e c'era un sacco di gente attorno a me. E qualcuno che conoscevo mi salutava, per altri ero una perfetta estranea. E mi sono messa sul marciapiede a fumare. C'era una lieve brezza nell'aria e un raggio di sole mi ha colpito la lente dell'occhiale e a me è venuta voglia di far l'amore. Lì, senza manco la fatica di spostarsi.
Ma non era una voglia di quelle generiche che lascian il tempo che trovano.
No, era una voglia precisa, quasi meticolosa, mi verrebbe da dire. Roba da pignoli, insomma.

Appunti

Cose che sto imparando di me

1) che ho bisogno di sentirmi desiderata e amata
2) che se dico che sono fragile, ci credono pochi
3) che non reggo più certi ritmi lavorativi
4) che sviluppo un silenzioso disgusto per le parole sbagliate
5) che il disgusto aumenta più sento certe stronzate di discorsi in giro
6) che continuo ad aver terrore della pentola a pressione e del microonde
7) che il sole mi fa bene
8) che ho bisogno di sorrisi e abbracci
9) che colleziono collane come colleziono mutande (il nesso? boh)
10) che a volte faccio fatica, io. Voi non so

mercoledì 24 marzo 2010

Io e lo scuro

Ci son giorni in cui è come se fossi cieca con tutto questo nero che ho attorno che getta ombre sulle mie azioni, sul mio cuore che mi pare pompi fuori ritmo e sulle mie parole che mi sembran incapaci di farsi sentire...Io lo chiamo il giorno nero, ogni tanto capita, so che deve andare come va, che se lo contrasto è peggio. Quando cammino nel buio, la mia vista si abitua a quello e mi muovo a tentoni, e ho paura di sbagliare, e di aver sbagliato, di non avere nulla da dare. Sabato io avevo la giornata nera, non ero solo stanca, avevo proprio la visuale annerita e mi son sentita come se fossi fuori posto. Perché seduta alla tavolata c'ero io con quello scuro accompagnatore.
Ci ho messo un pochino a sentirmi a mio agio, con la vista oscurata, e mi son tranquillizzata solo con gli abbracci, che li ho sentiti sinceri, nonostante ci vedessi male.
L'abbraccio vero lo senti quando il ritmo del cuore sembra non cambiare ma in realtà dal profondo ti arriva quel tu-tuc che non collima con il tuo, ma ci sta così bene che potresti anche prenderlo quel ritmo e stenderlo sullo spartito e scriverci sopra una marcetta allegra o sorpresa o una ninna nanna tutta dolce.
Lo senti nella serenità dello sfiorarsi e la voglia di cercarsi in quello sfioro lieve e ridanciano che quasi un pochino ti vergogni perché, lo sai, che la pelle dice molto di noi e di quel che siamo.
Lo senti nei baci, che tanti spargono come i risi ai matrimoni e io invece ne son quasi gelosa che van buttati solo per sciogliere il gelo, che son gesti intimi. Ci son baci che sorprendono come quelli in fronte che son qualcosa che uno non si aspetta più perché te li danno da bimbo e mai da grande.
Ci son voci che sono come carezze.
Ed è in quei momenti, che quelli come me, quelli che vivono anche con il buio dentro, talvolta, si sentono meno scuri. E si rilassano aspettando che domani torni il sole.

(questo post è nato da stimolazioni sensoriali dovute alle cene dei disadattati ed è dedicato a tutte le persone a cui voglio bene , io e pure lo scuro )

Sòla

Che io lo so che arriva quel momento, in cui la gente per me importante, mi vede all'improvviso in modo diverso da prima e si accorge di quel che ha davanti. E allora vado a passeggiare, che c'è un pochino di sole finalmente e magari mi scalda. Vado, sola nel sole, da sòla.

martedì 23 marzo 2010

Definisciti con una canzone

Volta la Carta / cioè Angelina di de Andrè. Un tipo, un tempo, disse che mi assomigliava tutta. - Ilmondodigalatea

a me hanno detto che sono come il Bolero di Ravel - simple

Fields of Gold. - Le Favà

beh io sono Guantanamera - Prociona (storiedimitia)

lettera di Guccini - molengai

La escalera, di Silvio Rodríguez - francesca (fu reloj)

Romeo and Juliet dei Dire Straits - Tony.aka.Maestri

san diego serenade. - Isa Dex

nata sotto il segno dei pesci di Venditti - Linda

Hold Me di Daniele Silvestri :) - HoldMe

naturalmente se valgono anche alcuni dei miei inni mi definiscono appieno :p - molengai

la strega di vasco rossi (certo per me e hold me è più facile :D) - lastrega

ma non si sdegni la brava gente se nella vita non riesco a far niente (il fannullone - fda) (ps: la citavo giusto l'altro giorno) - dud

easy - splendidi quarantenni

"Il battito" di Ivano Fossati - mastrangelina

L'inno del corpo sciolto - stacciaburatta

sul fronte delle dediche, a me han detto che sono come La donna cannone, ma non so se andarne proprio fiera :D - Prociona (storiedimitia)

Caterina (di De Gregori)... chi sa se giochi ancora con i riccioli sulle orecchie... e la chitarra veramente la suonavi molto male però quando cantavi sembrava carnevale... :P - catepol

E di nuovo cambio casa - Ivano Fossati - momix74

Non saprei, ma mi piacerebbe sapere quale mi associereste voi - Roberto.aka.PepsiCola da FreshFeed

ciao sono francesco... non so se questo è il titolo ma inizia così e in questo momento mi sento come lui - kairos

Girls on film - Roberta Greenfield

Born to run. - Niki Costantini

"Tutto quello che un uomo" - ӊooқ

three imaginary boys - Stefania/stered

"No quarter" dei Led Zeppelin - Haukr

(dal cazzeggio su Friendfeed)

Dalla prostata al disgusto

Ne parlavamo l'altra sera con Sergio e la Syla che l'importante del 2.0 è la condivisione e senza quella non c'è manco senso di accenderlo il pc, alla fine, conviene fare i lurker o starsene buonini a spolverare il blog. Che è vero quel che diceva il Sergio: che spesso sui Social Network per la velocità di passaggio delle informazioni di ciascuno, finisce che non si esiste più. Che un nome o come dicono certi oggi, un avatar, un feed, diventa invisibile agli occhi se te lo vedi passare davanti tante volte. E' così, capita a tutti di diventare invisibili, vero?
Il passo successivo al 2.0, diceva la Syla, sarà questo, e con la mano ha indicato la tavolata di gente che era a cena con noi, alla Splendid house. Ecco appunto, una tavolata, piena di uomini e donne, e spesso anche degli animali reali o di pezza, che trovano somiglianze, punti in comune, diversità. Che si raccontano, in una mescolanza di parlate diverse che fa sorridere. E poco male se ad un certo punto salta fuori qualcuno a parlare di prostata o di disgusto. Poco male se qualcuno parla poco e ascolta tanto. Va bene, perché quello che stiamo facendo è proprio quel condividere che ognuno di noi ha cercato, consapevole o meno, quando ha cliccato sul tastino per aprire il proprio blog.

domenica 21 marzo 2010

L'orizzonte

Lo scrivevo prima su Friendfeed che sono così pacifica, nella mia inquietudine di questi giorni, che mi faccio quasi paura...E ho accettato un invito, che tanto io lo so, che mi succede da anni, che si è formato un filo rosso sangue tra me e l'Argentina, e mi succedono cose che con l'Argentina han sempre a che fare. Beh nei giorni scorsi ho raccontato altrove, dove lavoro, la storia di una famiglia che si è ritrovata dopo 62 anni grazie ad una ricerca in Facebook. La parte veneziana della famiglia ha ritrovato quei parenti che sono cresciuti in Argentina. Una storia come tante, di emigrazione negli anni Venti, di cugini che manco sanno che faccia hanno e che si ritrovano e si scambiano documenti sdruciti dal tempo, le foto dei bisnonni e dei nonni, che non avevan un nome, e han gli occhi lucidi.
Beh oggi, che ero inquieta dentro, ci ho pensato bene prima di dire di sì. Non sapevo se accettarlo l'invito, che in queste situazioni, lo so, ci si sente di troppo. Poi ho detto: va bene.
Ero praticamente una estranea alla festa per quei parenti non miei arrivati da lontano, mi han fatto sedere accanto al capofamiglia argentino e io con la mia parlata alla Totò in trasferta, gli ho spiegato che la sua terra io la amo come casa mia. E lui mi ha detto alla fine, che io ho visto più posti del suo paese di lui.
Ed è nata una amicizia nuova, da coltivare, che mi porterà ad andare prima o poi a trovarli a La Plata, che , fatalità, è uno dei pezzetti di Argentina che mi mancano. Son sempre inquieta ma pacifica, mi faccio sempre paura, ma son contenta.
Che qua spesso mi sento fuori posto e là, in quell'Argentina che mi porto dentro, un posto delle immagini, dei ricordi, lungo quella strada che mi ha piallato il cuore, no. Perché lo vedo sempre l'orizzonte.

La collana

Ieri sera alla cena at the splendid house, con amici vecchi e nuovi, ad un certo punto, ho pensato che attorno a quella tavola ospitale, eravamo come le pietre della mia collana nuova ( sì, ho peccato di nuovo, finirò sommersa prima o poi). Una pietra diversa dall'altra, per forma, colore, materiale. Non c'è una pietra uguale all'altra, se le metti tutte assieme, il peso prodotto è consistente ma non fastidioso da portare. Anzi. E' un peso che conforta.
Per quello ogni volta che vado via, magari di fretta perché ho paura di prender sonno in macchina sulla via del ritorno, sento un sottile dispiacere, che non ho più addosso quella consistenza.

sabato 20 marzo 2010

Dialoghi

Non son mica tanto contenta di me in questo periodo. Io.
Mi pare che non vivo a sufficienza, che non creo come vorrei, che alla fine sono ferma. Però arrivo a sera che ho il fiatone, da quanto corro, e il cervello pesante.
Mi dicono che sono iperattiva spesso. Lo dicono pure di una bimbetta che ieri sera ho rivisto e lei , seppur piccola, sono convinta, dal sorriso che mi ha fatto che mi ha riconosciuto, che in testa ha pensato questa con tutti 'sti capelli io l'ho già vista: uguale faccia amica.
E mi ha fatto un sorrisone e io l'ho presa in braccio e lei muoveva nell'aria le gambette come se volesse nuotar nell'aria. Poi mi ha fissato diritta in faccia, io le ho detto che era molto bella e lei ha ruttato.

Ogni uomo è una canzone

Quando una musica
che hai sentito a lungo, e poi hai messo lì, nello scaffale dei cd, ti torna in mente la mattina quando stai pensando ad una persona, e senti il bisogno di riascoltarla e allora la cerchi e quasi ti disperi se non la ritrovi dove l'avevi lasciata e poi era lì.
E quando parte la musica la senti scivolare nella stanza, quella persona ti pare che sia qui, anche se non c'è, e ne risenti l'odore della pelle, rivedi il movimento dell'occhio, rivedi la piccola ruga all'angolo della bocca quando ride, e se chiudi gli occhi e segui il ritmo, ti pare di sentirlo l'abbraccio.

Da leggere ascoltando LIBERTANGO di Astor Piazzolla

venerdì 19 marzo 2010

Puff

Ci sono momenti in cui vorresti sparire, fare puff e non esserci più...Sì, momenti in cui vorresti non essere dove sei ma sostanzialmente non esserci perché è fastidioso, anche un pochino umiliante, far vedere che si è quello che si è. Ecco io oggi mentre entravo a bar, chiedendomi insistentemente, perché oggi il vestito nero mi desse così tanto fastidio addosso che mi sentivo qualcosa che andava su e giù per la gamba ma ero di fretta, ecco quando sono entrata nel bar e ho aperto il giaccone e ordinato il caffè e mi sono guardata gli stivali e con orrore ho visto che avevo il reggiseno infilzato sul vestito, con quel gancetto che prima o poi lo scortico con i denti da quanto lo odio che pare un amo da trichechi, 'sto stronzo, e quando ho visto che tutti stranamente guardavano me che nascondevo in borsa il reggiseno, li mortacci sua e chi l'ha inventato, io mi sono sentita pirla. E ho provato a dire puff, l'ho detto anche tre volte di seguito, e ho chiuso gli occhi. Per non vedere...come ridevano. Puff

giovedì 18 marzo 2010

Due parole

Ieri ho detto due parole che era tanto che non dicevo. Mi sono uscite da dentro e si sono impresse da sole sul monitor, prima che il mio cervello avesse il tempo di dire no, aspetta, rifletti.
E così me le sono trovate davanti quelle due parole e quando le ho osservate bene, mi sono detta che possono andare solo assieme, come due sorelle, e che se le dividi e le usi con altre, di parole, la perdono la potenza che invece si vede così tanto, quando stanno assieme. Sono stata contenta di averle scritte quelle due parole, anche se scriverle è stato un rischio.
Si rischia sempre quando si dice quello che si pensa e quello che si prova, quando si cerca di dare un significato a quella sensazione di benessere totale, che rallenta il tempo e che ti fa dire che hai bisogno di questo, il più spesso possibile.
Martedì avevo letto "Verticali" di Gipi, e la storia degli sms dalla coscienza è così bella che ieri, dopo che ho scritto quelle due parole, mi son messa a guardare il cellulare. Pensavo che anche a me sarebbe arrivato un sms dalla mia coscienza, magari con un tono da potente lavata di capo. Perché per dire quelle due parole ci vuole coraggio, oggi. Specie se le dici perché sono uscite loro dal tuo cervello in pace. Specie se hai imparato che non si è più bambini e ogni parola che pronunciamo non produce mai la replica esatta della parola appena detta. Cinismo, il mio? No, realtà. E se arriva in automatico quel "anche io", con un tono consenziente, si finisce con il togliere valore a quelle due parole. E allora è più utile un silenzio. La mia coscienza ci ha messo un pochino a dirmi la sua opinione, per la cronaca. Ieri sera mentre preparavo la cena e cercavo una cosa in un cassetto, ne è uscito un post-it giallo. La scrittura l'ho riconosciuta, era di mio nipote. C'erano due parole, le stesse che ho usato io ieri.

martedì 16 marzo 2010

Parla con me



Ciao sono Arturo, il compagno della Prociona, quella che ha fatto fuori la fatacarabina con un colpo secco. Visto che lei mi ha proibito l'uso di chatroulette, io mi vendico e occupo il suo blog. Quindi, sono qua. Questo blog, è mio!!!
Chiedetemi qualsiasi cosa e vi rispondo.

Fastidio

Sì mi da fastidio tutto: la nebbia, le corse continue, i musi lunghi, le facce insoddisfatte, le continue lamentele.
Uff

lunedì 15 marzo 2010

C'è voglia di cantare

A sentirli i tanti che ieri sera erano al Vapore, detto bateo parlemose de questo, parlemose de queo, che era di nuovo strapieno di gente che non voleva andar via ( era evidente che sarebbero rimasti chissà quanto ancora se il gruppo non finiva il repertorio), c'è un sacco di voglia di cantare in giro. E il fatto che si cantava Rino Gaetano, uno che pare che le sue canzoni le abbia scritte ieri e che non sia mica morto vent'anni fa, era solo il miglior modo per mostrarla, 'sta voglia di cantare. E il fatto che sul palco ci fossero ragazzi e il locale era invaso da gente che di anni ne aveva dai venti ai sessanta e passa e tutti cantavano, e tutti ancheggiavano, a me ha messo addosso una allegria, che se ci penso adesso, davanti al caffè del lunedì mattina, mi vien da dire che una speranza, nell'aria, c'è ancora.
Buongiorno

domenica 14 marzo 2010

No, non è come pensate



Confortably Numb di sottofondo.
Due cucchiaiate di Nocciolata R. di Asiago
Un frutto dalla buccia gialla

No, non è carenza di affetto, no...

sabato 13 marzo 2010

fighiume


smaaaail
Inserito originariamente da aperol.spritz
La Syla :)

Prociona


Mitia
Inserito originariamente da aperol.spritz
La macchina fotografica della Sidgi, si sappia, produce foto che mi piacciono. E' la prima volta che mi succede...

Scusa, se ti chiamo amore


1
Inserito originariamente da aperol.spritz
Io e la Sidgi impegnate in una appassionante discussione filosofica

Riflessione dell'una di notte

Abbiamo cominciato il 7 marzo, si va avanti finché ci sono contributi audio. Su Collettivovoci la sezione Cameo dedicata alle lettura dei monologhi della vagina va avanti, imperterrita, finché c'è fiato, mi vien da dire. Cosa mi piace di questa idea, che mi balenava in testa da quando l'ho letto quel libro: condividere, secondo lo spirito del collettivo.
Cosa mi è piaciuto del lanciar l'idea: aver trovato ragazze, donne, e uomini, con cui io ho un rapporto tutti i giorni oramai, con un entusiasmo che non pensavo. C'è chi aveva già provato a leggere con il collettivo e chi non aveva avuto coraggio. Qualcuno penserà che è una stupidaggine: cosa vuoi che sia. Provate voi a registrare la vostra voce e risentirvi. Scoprirete che avete un ritmo, una inflessione e una intonazione che non pensavate, perché siamo troppo abituati a non sentirci.
Beh si sono buttate le mie amiche ( donne che nella maggior parte dei casi conosco di persona ma per alcune, sfortunatamente, ancora no), si sono incasinate con i microfoni, i programmi di registrazione audio, hanno bestemmiato pure alcune che non riuscivano a convertire il file o leggere fino in fondo. Alcune hanno declinato perché alle prese con problemi grandi. Altre manco hanno risposto. Non importa. Mi aspettavo stupore, qualche discussione. Proposte di partecipazione. Una pattuglia fedele apprezza e sostiene. Per qualcuno saranno quattro gatti, per me no.
Altri, forse, ascoltano e non dicono nulla. Non importa.
Le mie amiche si sono impegnate, ci hanno messo l'anima e il cuore. E questo importa.
Si sono messe là a casa e hanno letto e hanno sentito e raccontato. Sono arrivati anche alcuni uomini, uno si è proposto, uno l'ho coinvolto io che è un amico. Un altro amico ha mandato un file che è un pochino una provocazione. Ci sarà posto anche per lui. Vedremo nei prossimi giorni se ce la facciamo tutti a tener il fiato e arrivar fino in fondo. Fino all'ultima mail che mi chiede: dimmi se va bene...
E il bello è che va sempre bene.
Buonanotte

venerdì 12 marzo 2010

Caia

Io capisco che lo fan per il mio bene, dicono, che vedono il pacchetto da 20 e si preoccupano se me lo fumo tutto da sola, con calma o fretta. Capisco che a volte esci di casa senza spicci.
Ma io in vita mia raramente, proprio se non trovavo una tabaccheria nel raggio di 20 chilometri con il distributore automatico rotto e con il lettore della tessera sanitaria in tilt, ho chiesto una sigaretta a qualcuno. Che io son persona fatta così, non chiedo. Piuttosto mi arrangio...Cioè i miei vizi me li accudisco da sola. Che sian caramelle o sigarette. E allora perché dovrei mantenere i tuoi di vizi? Che poi a pensarla male sei proprio un CAIA
Traduzione per non capenti

giovedì 11 marzo 2010

Convinzioni

Uno, prima, mi ha detto che avevo la faccia di una che aveva fatto sesso e pure bene.
Io gli ho risposto magari...
E lui non mi ha creduto.

Una notte di freddo e neve

Il mio amico Vix ieri su Friendfeed se ne è uscito con la proposta di organizzare dei corsi di vergogna. Sì, dei corsi per reinsegnare alla gente, quella che vive con l'indifferenza stampata nel cervello, a vergognarsi. Non è una boutade, è una cosa seria. La gente non si vergogna più. Lo vedo, me ne accorgo e ci sto male. Per loro.
Perché vergognarsi è un antidoto al buio che avanza, ne sono convinta.

Come fai a non vergognarti quando al bar degli amici entra un bengalese, venditore di rose, pieno di freddo perché fuori c'è la neve e batte i denti così forte e sta fermo in mezzo al corridoio tra la porta d'ingresso e il bagno e non fa niente, non dice niente. Cerca del calore, cerca di scaldarsi, che ha freddo ed è in bicicletta, senza guanti, e fuori c'è la neve. E io lo guardo e gli dico, lo vuoi un tè, che avevo la teiera fumante davanti. E lui che mi conosce, che gli do sempre dei soldi ma non voglio mai le rose, e se le prendo è per regalarle alle amiche, mi dice no grazie, ho solo bisogno di scaldarmi. E allora birra non la beve, tè non lo vuole, e mentre nessuno dice nulla attorno a noi, mi viene da dargli la mia teiera. "Metti le mani qua, che ti scaldi". E lui se ne resta così, fermo nel corridoio, con la mia teiera tra le mani e la coccola e sorride al calore che avanza su per le mani, e attorno non c'è nessuno che guardi e dica qualcosa. Semplicemente non lo vedono.

Stamattina sono andata a leggere il blog della mia amica Sidgi e anche lei ha raccontato di un episodio, avvenuto in un bar di Milano che ha molto a che fare con la vergogna.
La sentite, dentro?

Fermi tutti

C'è il sole!!
Ho aperto le finestre e nel panorama tipo Alaska, che si vede fuori di casa mia, c'è il sole. E sta sciogliendo la neve. E' stupendo...

mercoledì 10 marzo 2010

Nevento

Stanotte con Arturo abbiamo dormito come in cuccia, con tutte le coperte a formar un igloo caldo. Fuori il vento sibilava fortissimo, ha fatto volar via pure la miniserra e ora ho le piante grasse sotto uno strato di neve, perché poi all'alba è arrivata la neve. Mi ha svegliato l'estetista alle 7.40 con un sms: non verrai mica con questo tempo vero? Ho messo il naso fuori dall'igloo e sono andata alla finestra del bagno. Neve, non tanta, ma ancora quel vento gelido, fortissimo e sibilante. Ho risposto al sms, dicendo che me ne tornavo a letto. Poi alle nove ha chiamato mia madre. C'è la neve, mi ha detto. Già lo so, ho risposto, e me ne sono tornata a letto. Non prima di aver lanciato uno sguardo alle piante grasse congelate, senza più copertura di nylon, che è in entrata perché è volata via con tutti i ferri e i vicini mi hanno deposto l'ammasso che si è salvato sullo zerbino di casa.
Dentro l'igloo con Arturo si sta bene, potrei star qua per giorni. Se porto pure le piante grasse non si offende nessuno.

martedì 9 marzo 2010

Dell'importanza di una rubrica ben tenuta

Con tutta sta storia dei baci, prima mi è tornato in mente quel sms che ho mandato tre anni fa. Lui mi aveva appena portata a casa e io, chiusa la porta alle spalle, avevo pensato di mandargli un sms. Volevo ringraziarlo e allora gli scrissi una frasetta un pochino fortina, ma sincera e sentita.
Mi stupii del fatto che non arrivò risposta, pensai che era stanco e aveva spento. Così spensi anche io il cellulare.
La mattina dopo, riaccesi e niente. Nessun sms di risposta, ne mandai un altro con un bel buongiorno e un'altra frasetta da risveglio col sorrisone.
E poi via al lavoro, solo che quando arrivai in ufficio e pensavo, cavoli ma questo proprio non gli piaccio che non mi risponde ancora, trovai un conoscente ad aspettarmi al portone, con una rosa in mano. Io sorrisi, lui sorrise. Io non capii, lui mi disse che aveva tanto gradito la mia irruenza. Io continuai a non capire, lui mi spiegò che i miei sms lo avevano stupito ma che era orgoglioso, che un corteggiamento così...lui mai.
E che voleva assolutamente sentirlo l'effetto di quel bacio.
Io feci tre passi indietro e presi il cellulare, avevo mandato gli sms alla persona sbagliata.
Da allora, sistemo con cura certosina la rubrica telefonica.

L' internet fa male e l'inverno è un vecchio stronzo

Oggi è meglio se spengo tutto.
Che mi sono alzata e avevo una voglia, dentro, e son andata al lavoro con la voglia aggrappata addosso dopo aver letto di baci e tenerezze.
Ad ogni passo nel freddo la voglia è aumentata. E la bora ha fatto il resto, mi ha scompigliato la testa al punto che mi fa male, tutta sta voglia che ho addosso. E quando sono così, io divento solo capelli, e loro dicono cose che sarebbe meglio non dicessi.

lunedì 8 marzo 2010

Figa e libertà

Per me l'otto marzo è una giornata che ha due facce. Da una parte l'affetto che porto a questa giornata, che da quando sono nata io l'otto marzo sono stata tra donne, mimose, "la figa è mia e me la gestisco io", le letture di poesie, le nonne che cantavan le canzoni partigiane, cose così. Io ci sono cresciuta; la mia famiglia non solo mi portava alle feste dell'otto marzo ma anche le organizzava. E quindi c'ero di diritto, come si dice. E ci stavo bene.
Lì ho sentito parlar di figa e libertà ed è un concetto fantastico, se ci pensi da piccola, ti senti invincibile, perché pensi che già nasci donna con il dono, fantastico, di dar la vita, ma puoi anche fare di tutto. E non solo lanciarti dal paracadute con le mestruazioni ( vi ricordate la parodia della pubblicità?). Ero bimba, allora. Sono donna, oggi.
Ma io ancora a questo otto marzo ci voglio bene, è un ricordo carico di affetto il mio. E non è neanche vero che quel ricordo sia oggi svanito, perché ci sono tante iniziative belle e intelligenti per parlar di donne, senza scader nella festa che disbosca le mimose e fa guadagnar i venditori di fiori.
Il problema allora qual'è? Il problema siamo noi donne che le lezioni di secoli di sottomissione le abbiamo capite male. Ma tanto eh. Io per fortuna ho amiche che non si gonfiano la bocca di paroloni, che non parlano di autodeterminazione femminile. Sono donne che vivono, che han la figa e la libertà appunto.
Non parlo neanche delle donne che vivono in condizioni sociali difficilissime o si devono scontrare con culture , diverse dalla mia, in cui a volte anche mostrare la faccia è un reato.
No, parlo della mia Italia e delle donne che incontro tutti i giorni. Di quelle che stasera andran a mangiar la pizza con le amiche e a sbavare per il palestrato che fa lo streep. A quelle che la figa è mia certo ma la regalo a chi mi rende potente.

Al centro Donna della mia città 300 donne l'anno denunciano violenza. Si stima che altrettante almeno la subiscano e non parlino. Per paura ed è evidente che non è solo paura di prender altre botte ma è anche una sottomissione psicologica, legata anche al denaro del sostentamento, ai figli.
Capisco e sono dalla loro parte. Ci sono donne discriminate, umiliate, derise. Sono con loro.

Ma non credo affatto che la via alla figa e libertà passi per il compiere le stesse nefandezze, come gli uomini. E ci sono fior di esempi in giro. Secondo me, voi che capitate qua a leggere, una decina di nomi se ci pensate me li fate.
Vedo donne che preferiscono concentrarsi molto di più sul loro aspetto fisico e sulla loro carriera. E ce ne sono tantissime che in virtù della carriera fanno le peggiori schifezze. Alcune sono coloro che discriminano, umiliano, deridono altre donne.
Io non sto con loro.
Ecco io da bambina pensavo alle donne come esseri lievi, segnate a volte dalla vita difficile, ma potenti nella loro carica vitale. Guerriere combattive, creative ma anche dotate di un senso del rispetto della persona ( senza differenze di sesso) che avrebbe migliorato il mondo, partendo dalle città in cui viviamo.
Invece sta passando in questo paese senza regole, l'idea che anche molte donne sono portatrici di schifezze e conniventi. Ne vedo tante che per una posizione si dimenticano che oltre alla figa hanno la libertà. Di esser persone per bene.


Post scriptum: Su
Collettivovoci io e le mie amiche vi leggiamo questa settimana "I monologhi della vagina" e ci sarà anche qualche sorpresa. L'idea la covavo da tempo e ho trovato amiche nuove con cui condividerla.
Persone per bene.

domenica 7 marzo 2010

Ancella dello strucco

Penso che lo strucco sia un diritto fondamentale dell'uomo e della donna. Sì, lo strucco, che è quella cosa che ti fa sentire che non sei solo a questo mondo, che c'è chi si prende cura di te. Assieme allo strapazzo, raggiunge la sua massima espressione ma anche da solo, lo strucco, se ben fatto, fa cambiar la faccia alle persone, gli toglie l'ansia di torno e leviga la pelle. Di più direi toglie quel masso di disgusto e fastidio che tanti portano nello stomaco. Anche a me capita, di averci il masso del disgusto dentro, e mi tocca sentirmi pesante.
Ma se mi struccano ben bene, passa tutto. Ieri sera son andata a cena da amici, non li vedevo da un pezzo, e a struccarmi ci han pensato loro, ma più di tutti una gnoma di 4 anni che mi si è accoccolata addosso e mi ha calmato. Ci sono gnomi che nascono con la dote di saper struccare, ho pensato. Prima di andar da loro ho sentito la radio e quelli parlavano di una ricerca che dice che se ridi tanto nella tua vita puoi anche dimagrire, perché ridere non solo rende lieve quel masso di cui dicevo prima e scatena una sensazione positiva nel cervello, come una droga, ma fa anche perder peso perché si fan lavorare i muscoli e così si consumano calorie. E quelli della radio dicevano che dovrebbe esser obbligatorio ridere, e io ci ripensavo a queste cose obbligatorie, che sarebbe bello se lo fossero, mentre struccavo e venivo struccata dalla gnoma, e mi sono detta che anche lo strucco è un diritto fondamentale e se ce lo tolgono dovremmo anche per quello scender in piazza.
Che io a pensarci bene ne vedo di gente che c'ha la faccia cattiva o che è cattiva nel sangue, ne vedo tanta.
E secondo me diventano così perché nessuno li ha mai struccati bene.

sabato 6 marzo 2010

Sfogo

Non c'è niente da interpretare, qua non ne esco. Ho 'sti fogli davanti, scritti da me, e che mi piacevano. Adesso non faccio che cancellare parole, avverbi, sostantivi e aggettivi. Non va bene niente, tutto va riscritto.
Alla fine resterà solo un vaffanculo.
Me lo sento.

Antiquariato

Art. 3

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

(dalla Costituzione italiana)

venerdì 5 marzo 2010

Mò gli sparo

Passi che mi son svegliata con il raffreddore, conseguenza del fatto che ho lasciato, ieri sera, che i capelli si asciugassero senza phon, nature, così non si increspano; passi che ieri sera avevo pure freddo e mi son messa un pile addosso, che io di solito no; passi anche che l'avevan detto le previsioni, ma mi son svegliata, dopo la consueta telefonata mattutina di un call center a caso, e ho aperto la finestra del terrazzo: ancora grigio, ma di un grigio fitto. Mò gli sparo dietro e vediamo se la smette o no di star qua fisso davanti alla mia finestra, sto stronzo.

mercoledì 3 marzo 2010

L'internet fa male

Lo scrivo spesso che io faccio sogni che spesso mi ricordo da quanto sono colorati, solo che stamattina mi sono svegliata e mi sono ricordata perfettamente, dopo aver guardato come avevo ridotto piumone e lenzuola, che eran tutti per terra sul lato dei piedi del letto, che ho sognato in bianco e nero. Il nero non era proprio nero ma virava sul grigio, per la verità e il bianco non era quello della neve, ma un bianco un pochino sporcato dal grigio. Insomma, mi vien da dire che ho sognato in grigio. E chi c'era in questo sogno? C'ero io con un microfono davanti e c'era Paolo Nori, seduto in fondo ad una sala spoglia con una serie di sedie messe a circolo come quelle che si mettono nelle riunioni dei gruppi di autoaiuto.
Sarà che di lui sento tanto parlare, nell'internet ( è uscito anche l'ultimo suo libro), sarà che ho preso a leggerlo, ma non mi sono stupita più di tanto che ci fosse anche lui in un mio sogno.

In questa situazione grigia io ero davanti a questo microfono e cantavo Guantanamera e lui pensavo che mi ascoltava perché scuoteva la testa, ma lo faceva così lentamente che alla fine ho perso il ritmo della canzone.
Scocciata, l'ho fissato per bene e ho visto che aveva nelle orecchie le cuffiette di un ipod.
Adesso che sono sveglia, davanti al caffè, mi chiedo che musica stava ascoltando che io un ritmo così lento, non so.

martedì 2 marzo 2010

Un pochino di entusiasmo

Lunedì sera, interno pizzeria. Io e la gigia al primo tavolo vicino all'ingresso ci mangiamo una pizzetta assieme e parliamo di noi, e io mi raccomando come una mamma, che lei oggi parte per la Cambogia, zaino in spalla, ed è la prima volta che va via senza un tacco alto al seguito e son cose e siamo emozionate per questo viaggio. Lo sono io, che non parto, più di lei che parte ma che dice che non si è ancora resa conto dell'emozione del partire, di quella fregola che ti prende di arrivare e annusare, vedere, camminare, sorridere e annotare in testa. La gigia parte e si beve il vino rosso con la pizza, e non è per festeggiare, ma io e lei, solo vino con la pizza. E la mangiamo tutta che è buona. E i piatti poi ce li porta via il proprietario della pizzeria che si complimenta che abbiamo spazzolato via tutto, noi. Mentre c'è gente, ci dice, che arriva, ordina una pizzona di quelle con tutto dentro e poi ne lascia là metà. "Non sapete quanta roba buttiamo via, quanta roba si spreca. Questi non sanno cosa è la fame", ci dice. E lui, continua, invece la fame sa cosa è perché da giovane è stato mesi in Messico e aveva finito i soldi e andava ai buffet a rubar pane e maionese e lui lo sa , ci dice, cosa è la fame. "Son tempi de merda", ci dice poi e si concorda, sì, non si può far altro che dargli ragione. E gli chiedo delle foto del Chapas e di Marcos, che teneva in pizzeria. "Dove sono?". "A casa mia". In quella pizzeria una volta si mangiava guardando le foto dei bambini del Chapas ed oggi no, e io penso che adesso è per quello, anche, che la gente non pensa alla fame perché non ha quegli occhi puntati addosso. Quelle foto, ci racconta il padrone, gliele aveva regalate un fotografo, che un mese dopo è morto, in un incidente in macchina. E il sorriso se ne va. Poi mi accorgo che in fondo alla sala, all'ultimo tavolo, ci sono alcuni amici a cena coi parenti. L'amica solleva la mano per salutare, io faccio altrettanto. Nello spazio d'aria che divide il nostro tavolo dal loro, due quarantenni mangiano la loro pizzetta, sono arrivati a metà. Quello che guarda verso di me, mi vede sorridere e alzar il braccio per lanciar un ciao al tavolo in fondo alla sala, ma lui istintivamente fa volar la forchetta e alza pure lui il braccio e mi lancia un ciao e un sorriso grandioso, bello perché spontaneo, e mi saluta. Poi gli si blocca il braccio in aria perché il cervello, arrivato dopo, gli dice che io non sono una faccia nota al punto da esser salutata così. E io rido, e lui abbassa il braccio. E io e la gigia ridiamo, non di lui, quarantenne brizzolato dall'occhio grigio blu, ma di quel gesto improvviso che ci regala un pochino di entusiasmo. Poi siamo andate via, l'ho osservato andandomene, si era mangiato pure lui tutta la pizza.

lunedì 1 marzo 2010

Un commento di Gibilix

Amo, Valparaíso, cuanto encierras,
y cuanto irradias, novia del océano,
hasta más lejos de tu nimbo sordo.
Amo la luz violeta con que acudes
al marinero en la noche del mar,
y entonces eres -rosa de azahares-
luminosa y desnuda, fuego y niebla.
Que nadie venga con un martillo turbio
a golpear lo que amo, a defenderte:
nadie sino mi ser por tus secretos:
nadie sino mi voz por tus abiertas
hileras de rocío, por tus escalones
en donde la maternidad salobre
del mar te besa, nadie sino mis labios
en tu corona fría de sirena,
elevada en el aire de la altura,
oceánico amor, Valparaíso,
reina de todas las costas del mundo,
verdadera central de olas y barcos,
eres en mí como la luna o como
la dirección del aire en la arboleda.
Amo tus criminales callejones,
tu luna de puñal sobre los cerros,
y entre tus plazas la marinería
revistiendo de azul la primavera.

Que se entienda, te pido, puerto mío,
que yo tengo derecho
a escribirte lo bueno y lo malvado
y soy como las lámparas amargas
cuando iluminan las botellas rotas.

(P.Neruda)
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