Fatacarabina

Fatacarabina

domenica 20 ottobre 2013

Pensavate che mi ero morsa la lingua e invece...

E invece parlo, ma soprattutto penso.
Sono settimane che penso, più che venir qua a scrivere quel che penso, penso e basta.
Penso che sto vivendo un momento della mia vita importante, in cui le paturnie post-adolescenzialietrentennali devono lasciare il posto ad una nuova consapevolezza.
Che non significa non avere dubbi, per carità.
Forse significa invecchiare, per carità.
Ma lasciamo stare.
Mi concentro un attimo su questa consapevolezza, che sento che dentro di me, ha trovato un suo spazio. Ampio, come le bolle di sapone che si espandono.

Significa, anzitutto,  prendersi la responsabilità di vedersi per quello che si è e comportarsi di conseguenza.
Significa scacciare gli incubi dell'insicurezza per guardarsi allo specchio e trovarsi bellissimi, con tutti quei difetti che molto più degli eventuali pregi fanno la nostra unicità.
E bellissimi, andare, provare concretamente ad esserlo felici, giorno per giorno.
Con la lentezza del tempo scandito dalle 24 ore e dalle 24 successive, e via andare, senza mai porsi il problema del per sempre.
Ho capito, in questo pensare di giorni e di cose da fare, importanti tutte, che il per sempre non ha ragione d'essere se non si è capaci di essere felici oggi con chi si ha vicino.
E se chi ci sta vicino ha bisogno di aria o forse rischia di non avere poi tutto il tempo del per sempre, meglio stargli vicino e godersi l'oggi, il domani, il dopodomani e tutti i giorni che si sarà capaci di stare assieme.
L'importante è farlo bene. E mica è facile.

Non dovremmo mai dire che un sentimento è per sempre. Noi non siamo destinati a rimanere fermi per sempre, poi a pensarci bene, non esistiamo neanche per sempre.
Dobbiamo ammettere a noi stessi che è molto meglio se amiamo oggi e sperare domani di alzarci e dirlo di nuovo e così via. Solo così è possibile essere felici, se è quello che desideriamo.
O scegliere di non dirlo se è quello che non vogliamo.
Pare facile eppure è molto più semplice pensare di cavarsela con un per sempre e poi dimenticare che abbiamo una responsabilità verso noi stessi e chi ci sta vicino. Quella di vivere il più possibile serenamente un rapporto. Nella lentezza di 24 o 48 o 1200 ore, non fa differenza.


sabato 5 ottobre 2013

L'ho rifatto

Scrivere è il mio mestiere, è quello che mi permette di avere una vita indipendente e decorosa.
Scrivere per me è normale, scrivo tutto il giorno.
Sempre.
Scrivere però significa anche mettersi in gioco, per fortuna.
Raccontare, rischiando di fare errori, di non tenere in considerazione tutto, di non essere capiti.
L'ho rifatto, questo sforzo, che vi assicuro che lo è, e sono stata indecisa fino all'ultimo, poi una serie di eventi mi hanno fatto avere il guizzo finale di dire ok, proviamo, vediamo se va.
Vedremo se va.
Resta il piacere del fermare le dita, dopo, con la stanchezza soddisfatta di chi ci ha provato e di accorgersi che il gusto vero è quello.

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