Fatacarabina

Fatacarabina

domenica 31 gennaio 2010

Oui, je suis teppa

Sì ok, vabbè, ci ho provato, non mi appello al quinto emendamento, perché tanto è inutile. Oui, je suis teppa.
Teppe si nasce, non si diventa. Mi dispiace tantissimo per le gentili rappresentanti della categoria delle brave bambine che aspirano ad una maturità da teppa. No, è impossibile.
O teppa nasci o mai lo sarai...La teppa è quella che con i maschi prima si picchia di gusto e poi li guarda fissi fissi e dice : che begli occhi che hai.
Quella che sa tranquillamente passare dal look scacciamaschio a quello della vampona, senza colpo ferire, salvo cadere dal tacco dodici e rischiare una frattura della caviglia, ma quello è un altro discorso e tanto a farsi male è lei. Quella che mette le autoreggenti della stessa tonalità dell'ematoma sulla coscia sinistra.
E' quella che si annoia in una giornata di shopping sfrenato con le amiche, perché magari una capatina in osteria per lo spritz si potrebbe anche fare oppure perché non si va a giocare a biliardo, dai?...
E' quella che si deprime davanti ad una insalata stantia, ma davanti al musetto con il kren fa i salti di gioia. E c'è chi assicura che scodinzola meglio di un labrador.
La teppa è a volte anche nella variante della baciatrice seriale, diciamo che tiene il conto dei baci e degli abbracci e solo l'eterna condizione di aspirante brava bambina non la spinge a segnare il muro con le tacche.
Le teppe sono carine, decisamente innocue, spesso hanno conflitti incredibili dentro, specie se gli viene costantemente rimarcata la loro condizione teppante, che essendo innata non è controllabile specie se c'è un pallone nelle vicinanze.
Ma ci fan sorriso a cattivo gioco perché alla fine , lei, la teppa, lo sa che non sarà mai una bambina perfetta, sarà solo una bambina che vive.

Convinzioni

Un mio amico è convinto da decenni che un giorno dalle montagne sopra Udine è riuscito a vedere il mare e in lontananza mi ha raccontato che si vedeva una nave e pure il campanile di piazza San Marco.

venerdì 29 gennaio 2010

In tre righe - part two

Il racconto in tre frasi continua, con i contributi di nuovi amici:

Non scrivere dicevo a mio/ fratello, non sai fare./
Alla terza riga è morto. (Dilaudid)

Ti ho amata profondamente, ti ho amata perdutamente con ogni cellula del mio corpo, non passava minuto che non pensassi a te, non potevo vivere senza di te. Poi è arrivata la crisi economica, il crollo del mercato immobiliare, i cali di fatturato. Cazzo, trecento euro a botta non me li posso mica più permettere. (Sergio)


Re Shariyar, nonostante i suoi stessi propositi, aveva risparmiato la vita della bella Sherazade per novecentonovantanove notti di fila. / "Mia diletta" disse "tu raccontami ancora solo due storie e avrai salva la vita per sempre". / Ma a Sherazade, purtroppo, per terminare la propria di storia, era rimasta una frase soltanto. (Andrea 403)


Aveva una pelle freschissima e profumata. Aveva una siluhette perfetta con lei sarei andato in capo al mondo. Ma non potrò mai permettermi un Aston Martin. (ilfeeddidomi)

Ti ho amata profondamente, ti ho amata perdutamente con ogni cellula del mio corpo, non passava minuto che non pensassi a te, non potevo vivere senza di te. Poi è arrivata una più gnocca, più giovane e più soda di te. Com'è che ti chiamavi? (Sergio)

Insegnamenti

- Come zea?
- Peosa.

La mia mamma lo dice sempre, quando è un pochino giù e ha voglia di sdrammatizzare. E visto che i figli imparano dai genitori...

Non ne ho la più pallida idea

L'oroscopo di Rob Brezsny
Leone (23 luglio - 22 agosto)
Di solito ti sommergo di consigli su come avere accesso al codice della tua anima. Mi piace aiutarti a esprimere le caratteristiche che ti distinguono dagli altri. Ma ogni tanto è giusto fare una pausa e rinunciare a esplorare le tue intricate verità. Per i prossimi dieci giorni ti consiglio di goderti il privilegio di non essere nessuno. Crogiolati nel vuoto assoluto e ignora la tua identità più profonda. E, se qualcuno ti chiede chi sei, rispondi: “Non ne ho la più pallida idea”.

Grazie a Isadex che mi ha segnalato l'oroscopo di Rob di questa settimana su Internazionale. Io a 'ste cose non credo, ma Rob lo leggo sempre con piacere. Mi piace il suo modo di dare un messaggio positivo, sempre.
Del resto, se scrivo qui stavolta, è perché c'ha una ragione grande come una casa. Io stamattina mi sono alzata e non avevo assolutamente la più pallida idea di chi sono io oggi, dove sto andando e cosa sto combinando della mia vita.
E mi sembrava un pochino incasinata la cosa, e invece, così, leggendo lui, mi pare di esser come quello che si prepara a sparire sul primo aereo per il Borneo. E mi vien da sorridere.

giovedì 28 gennaio 2010

Se mi sente il merciaio...

Lo confesso, ho errato. Io che ho quattro cassetti solo per reggiseni e mutandine e robette collegate di pizzo e raso, causa stress da saldi, son entrata in uno di quei negozi pieni di ragazzine senza forme che compran i reggiseni a 12.90 tutti con la coppa imbottita, perché altrimenti sotto ci sarebbe il vuoto (che poi voglion esser secche e poi voglion i gonfiori al punto giusto, mah mica ci capisco molto io) e colta da un impeto di passione per il verdemuschio son uscita con un completino. Evito i commenti sulle taglie che poi pare che o son gonfia o son boriosa che è la stessa cosa.
Ma lo giuro, mai più. Ieri, che mi ero messa il completino, il reato insomma, ho passato una giornata orribile. All'inizio pareva tutto bene, poi con il passare delle ore, mi sentivo le stecchette laterali penetrarmi nella ciccetta ad ogni passo, ogni volta che mi sedevo era un dolore, alla fine pure quel poliammide con elastan mi irritava la pelle. Mai bestemmiato sommessamente così tanto, che ero al lavoro e non sta bene farlo ad alta voce.
Son andata al cinema furente e al bagno, prima della proiezione del film, mi sono liberata dall'orribile blocco allo sterno con un colpo solo, e allora sì mi sono davvero goduta "Soul kitchen".
Lo giuro, merciaio, mai più.
Poi dai pubbari, ho lasciato il reato nel bagno delle ragazze.

mercoledì 27 gennaio 2010

Io le persone non le capisco

Ho deciso: sospendo tutti i miei giudizi per un pochino.
Sarà che ho voglia di soddisfazioni, che tardano.
Sarà che mi sento bella, per una volta, davvero...ma quello è un problema mio.
Sarà che ho il procione affaticato...
ma prendo fischi per fiaschi.
Quando penso di aver capito, si può star sicuri che la risposta è un'altra.

martedì 26 gennaio 2010

In tre righe

Contro la noia, su Friendfeed, ho lanciato l'idea di scrivere un romanzo in tre righe. Copiata, eccerto, da Fénéon, ma che ci volete fare, se sono uscite delle perline che non volevo andassero perse. Allora, eccole qui.



Lo vide camminarle incontro, lei gli sorrise, lui le sorrise, lei ammiccò, lui sorrise, lei si bagnò le labbra, lui sorrise. Poi vide le cuffiette dell'Ipod. Lei lo mandò a quel paese, lui sorrise. (fatacarabina)

Stamattina che vado a Bologna ho preso il treno molto presto. Son salito su un vagone gelato, ma dopo ne ho trovato uno caldo. Si è fermato 2 volte in mezzo alla campagna, ma poco. I sedili erano veramente, ma veramente sporchi, allora mi è venuto in mente che se per caso Grissom, quello di CSI, dovesse analizzare i miei vestiti, chissà cosa penserebbe. (lele)

Mi son ricordata di quella volta che lui mi disse che ero il porto sicuro della sua vita. Poi ho acceso una lanterna, che un faro vicino al porto ci stava bene. E lui si imbarcò su un cargo battente bandiera liberiana. (fatacarabina)

si nasce nudi. si muore vestiti. in mezzo un po' di tutto. (baskerville)

Poi lui le prese la mano per non farla andar via. Si tolse le cuffiette e le portò alle orecchie di lei. Allora lei ascoltò ed i suoi occhi si fecero umidi. Si guardarono in modo diverso col sottofondo del primo post che lei aveva scritto. Lui lo leggeva lentamente ma un po' si sentiva che l'emozione lo tradiva. (tiracconto che continua, a modo suo, il testo di fatacarabina)

Te lo dissi che dovevi lasciarmi stare, che avevo una brutta giornata. Te lo dissi, ma tu insistevi a parlare, e io stavo pulendo i coltelli. Te lo dissi, ma eri sordo. (fatacarabina)

Eran tutti sintonizzati sul Grande Fratello, sentivo solo quello dalle finestre. Poi arrivò il blackout (fatacarabina)

Un attimo prima aveva deciso di non cedere, per non farsi ancora del male, ma poi tra urla e lacrime di piacere dolci e salate, si fece valle e morbidamente lo accolse .Fu così che, sussurrando incessantemente il suo nome come un mantra salvifico, imbavagliò la sua anima. (aranciaverde)

Tra me e te, ci separa un mondo. Ed è meglio così, che hai l'alito trapanante (fatacarabina)

Ho dato fondo ai mie risparmi per te. Ti ho lasciato li ad aspettarmi davanti alla fontana. E te ne sei andata via con il carrattrezzi. ( ilfeeddidomi)

Caddi, mi rialzai e ricaddi e mi rialzai ancora e poi giù di nuovo per terra. Maledetto tagadà ( fatacarabina)

Vado, ho detto vado, VADO VIA. Va beh, resto. (lele)

Mi hai colpito con i tuoi seni prosperosi le tue labbra prominenti. Mi hai rapito con il tuo silenzio accondiscentente. Ed ora che ti ho bucata mi manchi. (ilfeedidomi)

Lei era lì che lo aspettava. Si erano dati appuntamento come ogni giorno a quell'ora. Non importa che facesse freddo e nevicasse, lei stava lì, fiduciosa. Quando l'attesa si fece lunga, troppo lunga, fu assalita dalla rabbia. Poi ebbe un barlume di lucidità. E si ricordò. Maledetto sciopero dei mezzi. (Indomabile)


Esiste una unità di misura del desiderio? La nostalgia, la voglia, il ricordo, la mancanza? No, è solo quel millimetro che distanzia la mia bocca dalla tua. (fatacarabina)

Cercava, gioia, felicità e successo, poi si rese conto che bastava salire in cima alla montagna e guardare il panorama, era soddisfatto. (lele)

Suo zio costruiva cesti, suo padre costruiva cesti, lui costruiva cesti. Poi un giorno la gente cominciò a buttarli via i cesti, che era arrivata la plastica. E lui si sentì moderno e inutile.(fatacarabina)

Suonare era la sua passione segreta. Suonava per le strade del suo paese e correva come un bersagliere. Ma all'ultimo campanello della via lo aspettarono e lo suonarono. (ilfeeddidomi)

Sprofondammo sul divano. Lo tenevi stretto in mano. E cambiasti canale. - (ilfeedidomi)

C'è gente che è morta e ancora non se ne è accorta.(fatacarabina)

Mi giro e mi rigiro ed ho caldo molto caldo. Non riesco più a dormire bene. Da quando mi avete regalato un Grill. (ilfeeddidomi)

Arrivasti a passi leggeri. Te ne andasti a passi leggeri. Ma lasciasti delle impronte profonde nel mio cuore. (ilfeeddidomi)

Qualcuno pensava che non fossi capace di lasciarti. Qualcuno contava sul fatto che non sono capace di restare da solo. Qualcuno si diceva che in fondo io so sempre perdonare. Qualcuno ha giocato su questo, e ha pianto quando mi ha visto uscire. (chiagia)

Le tue Aspirazioni ! Le mie Aspirazioni ! Grazie uomo del Folletto per la dimostrazione. ( ilfeeddidomi)

Qwerpik era la quinta luna del Pianeta Trymopz. Lì si trasferirono i terrestri della nuova colonizzazione, ignari del fatto che un asteroide l'avrebbe, di lì a breve, distrutta. (chiagia)

Trattenne il fiato, si concentrò seguendone la corsa e fece fuoco, mancata anche questa e in più anche il dolore di pancia. Si accovaccio e si liberò in una sola scarica. I fazzolettini di carta, cazzo li aveva di nuovo lasciati a casa, allungò la mano e si passò una foglia fra le natiche... Ortica pianta urticante che irrita al contatto! ( stacciaburatta)

Mi piaceva quando mi leccavi il viso. E io passavo le mani nel pelo. Ora però riportami la ciabatta. (ilfeeddidomi)

Quando finalmente si decise a mettere i puntini sulle i la vocale si era fatta crescere la chioma, col chiaro intento di diventare una elle. Quello fu l'inizio della f ne. (simple)

"A me piace l'ironia" mi dicesti. "Io sono una donna di Spirito" ribadisti. Ma non ti vidi ridere quando provai a darti fuoco. ( ilfeeddidomi)

Una leggera confusione alla sveglia: qual'è la mia gamba di chi è questa gamba? Ora di andare, ma l'unico che si alza è quel pezzo irrorato che sottrae al tutto l'energia. Mattina di conflitti, di sforzi inutili, di sforzi eroici. Una mano si muove tra le coltri. Un piede urta il pavimento. (palmasco)

Il cacciatore percorse la pianura, scrutando l'orizzonte. Sapeva che da qualche parte si nascondeva la belva che era la sua preda e sapeva anche che se si fosse lasciato sorprendere i ruoli si sarebbero potuti invertire, in qualunque momento. Si avvicinò ad un anfratto, con tutti i sensi in allerta, teso nel preludio dell'azione, si preparò a colpire o ad essere travolto. Poi la mamma lo chiamò, ché era ora di andare a scuola. (Gilgamesh)

Scrisse il romanzo della sua vita, buttò via tutto il superfluo, restarono tre righe, solo tre. Lo spedì all'editore, ma i margini di stampa erano diversi dai suoi. Ricevette una risposta, lei è un uomo prolisso, quattro righe per raccontare il nulla. Si uccise impiccandosi con tre giri di corda. (stacciaburatta)

Tre righe di testo/ diceva il pretesto/ per dare un contesto/ Gli disse: protesto/ le righe per me/ non son tre!/ Ma perché/ se questa è una storia/ non studi a memoria/ invece che sta scoria/ di commento di boria?/ Bel gesto, bel gesto/ nemmeno protesto :) (palmasco)

Un uomo sale sulla Metropolitana, ma la porta è un varco dimensionale, e si trova in un'altra dimensione molto simile alla sua tranne per alcuni aspetti, tra i quali il fatto che sua moglie non è "ancora" morta. Riuscirà a evitarne la morte proponendo in baratto la sua agli alieni che disseminano questi varchi nelle realtà. ( Pepper Mind)

"Che barba che noia, che noia che barba" disse girandosi sul letto e attorcigliandosi il piumone come uno spaghetto sulla forchetta. E io rimasi li immobile con il Guerrin Sportivo tra le mani scoperto con il mio bel pigiamone azzurro ... questa non mi sembra originale ma va bene lo stesso! ( ilfeeddidomi)

Un romanzo di tre righe / chiese Fata a tutti noi / prima parlavam di fighe / ora siamo a far Tolstoi. ( chiagia)

"Tostoi" disse il pan carrè al prosciutto mentre la sottiletta si scioglieva. (isp. da Chiagia) ( ilfeeddidomi)

Ho editato, troppo tardi, / ma qui resta il tuo commento / a mostrare a aostani e sardi / il mio error, triste memento. (chiagia)

lunedì 25 gennaio 2010

Slang

"Non lo voglio fuori, lo voglio dentro!! Hai capito? Dentro lo voglio".

Discorsi da lavoro, parole che han un senso solo tra chi le capisce.
Che se uno, nel mentre, è al telefono con te, e sente, poi ci resta anche un pochino male.
:)

(Secondo me anche voi avete il vostro slang, no? Me li dite?

Primarie

Ieri son andata a votare alle primarie, per scegliere il candidato sindaco del centrosinistra. Mio nipote, 16 anni, è andato per la prima volta a votare. E io sono orgogliosa, perché quello di decidere così il candidato di una formazione ampia e diversificata come il centrosinistra, mi pare davvero un gesto di sana democrazia. E per me è importante che mio nipote capisca subito il senso della democrazia. E' un gesto anche di unità e condivisione. La nonnina che ha votato prima di me ed era senza euro ha votato lo stesso e l'euro gliel'ho messo io, perché non cambia mica nulla il chi paga per sostenere la macchina delle primarie.
Se serve, ci si da una mano.
E quello che ha vinto alla fine, Orsoni, adesso ha la responsabilità di andare a vincere il Comune contro Brunetta e non è mica una cosa da poco. E quindi, tanti auguri candidato.
Le primarie, alla fine, io ne resto convinta, sono oggi l'unico modo per essere uniti dopo il disfacimento della sinistra e la nascita, zoppicante, di un PD che ancora oggi resta incastrato da se stesso. E che fatica a stare nelle piazze, tra la gente.
Così la pensa chi come me non ha neanche una tessera di partito in tasca ma con alle elezioni vota e non cambia spesso idea come pensano molti.
Peccato che le primarie poi scopri sono un bel esercizio di democrazia che tutti elogiano, ma che poi gli stessi che lo han inventato, maledicono.
Decidetevi, please.

sabato 23 gennaio 2010

Asocial

Proclamo questa, la mia giornata dell'asocialità.
Lavoro, ho l'umore di un procione arruffato e non c'ho voglia.
Cià

venerdì 22 gennaio 2010

Flash

All'improvviso mi è tornato in mente lui. Capelli scuri, alto, sempre vestito bene. Era così bravo nel suo ruolo di usciere, che io salivo le scale del palazzo e lui prima che mi mostrassi sulla porta del suo ufficio, mi salutava con un "Buongiorno f." urlato. E io prima ho pensato che aveva la telecamera, poi ho pensato che era bravo e mi riconosceva dal passo. Così per minimo quattro volte la settimana, sentivo il suo "Buongiorno F.", un secondo prima del momento in cui mi affacciavo sulla porta del suo ufficio per chiedere: "C'è s.?".
Mi stava simpatico, tra l'altro andava in ufficio con il suo pastore tedesco che gli stava sempre seduto accanto e poco male se portava sempre gli occhiali fumèe, io pensavo ad un tocco di classe. Un giorno è arrivato in ufficio dopo di me...
E mi son accorta così che non mi aveva mai visto in due anni. Quando ha cambiato lavoro, gli ho chiesto se mi faceva una carezza sul viso, così mi vedeva.

giovedì 21 gennaio 2010

Vinile

Io sono una che i cd li compera ancora. Mi piace aver tra le mani un cd, vederlo girare dentro il lettore. Se ci sono artisti che mi piacciono, io i cd li compero. Ieri avevo una giornata storta, non mi andava bene niente, avevo da festeggiare che ho chiuso una porticina togliendomi un impegno che mi sono presa anni fa e martedì ho gestito, bene, il passaggio di consegne. E allora ieri son andata a passeggiare in un megastore, di quelli che ti vendono di tutto, dal depilatore al mac. E nella sezione musica, c'erano i cd e ho comperato i Foo fighters e il Glitter and doom live di Tom Waits. Ma son rimasta venti minuti in dubbio, che avevano anche una sezione LP: il caro vecchio vinile. E io sono rimasta venti minuti con i due cd in una mano e nell'altra tenevo i due Lp, e mi ha preso una voglia di fruscio del vinile che non avete idea. E ho pensato a quando ero bimba e la mamma mi aveva comperato il mangiadischi rosso e ci mettevo dentro il disco delle canzoni dello Zecchino d'oro e cantavo per ore, invece di far i compiti. E quando a casa hanno comperato lo stereo con le cassette, che le potevi registrare, mia madre mi registrava di nascosto e poi si ascoltava la mia voce che cantava al lavoro, la mattina presto, quando andava a pulire gli uffici. E poi mi ricordo che io sopra il fruscio dei dischi mi è capitato che ci ho fatto l'amore. E ho scoperto il jazz. E ho scoperto sempre grazie ad un vinile, quello del nostro Billy, che la gigia è la mia migliore amica. Mi è venuto ieri 'sto bisogno di vinile frusciante, che con i cd in una mano e gli lp nell'altra sono andata a vedere i prezzi delle piastre al reparto stereo. Poi non avevo i soldi, che è un periodo di magra, e allora ho lasciato perdere. A malincuore.
E ho comperato i due cd e in macchina mi sono ascoltata subito i Foo Fighters, il greatest hits, con quella chitarra che fa uaaaaaa uaaaaaaa che mi piace tantissimo.
Ecco, io non ho mai imparato a suonar la chitarra.


Ps: Di là ci sono i nuovi racconti.

lunedì 18 gennaio 2010

Non so

Si sta come i criceti nella gabbia, solo che io corro corro e resto ferma, in realtà. E' questa la sensazione, evidente, di questi giorni. Certo, faccio solo quello che mi piace e se lo faccio è perché mi piace, ma la sensazione in fondo è che sto ferma, che non faccio un passetto avanti e alla fine, l'effetto potrebbe esser che faccio pure un salto indietro.
Non lo so, sarà che mi sto liberando in questi giorni da alcune incombenze del passato, impegni che ho deciso di non prendermi più per esser più libera di far quello che mi piace davvero. Ma devo gestire gli atti finali del passaggio di consegne.
Sarà che oggi ho un obiettivo quotidiano, del tutto personale, ma mi appare così nebuloso quello che voglio fare, che fatico anche a trovarci le parole giuste e questo mi suona strano.
Sarà che come al solito, sono alle prese con i centomila dubbi sul senso da dare a quel che mi piace fare.
Sarà che mi sento trasformata e quindi un pochino più spoglia, che non so bene oggi cosa sono davvero.

domenica 17 gennaio 2010

Scopri le differenze


Sintesi

Io quando racconto una cosa che so, una storia o una questione, mi piace raccontarla coi dettagli, specificare, dare le informazioni giuste, dettagliate. Se uno mi chiede ma cosa è la tal cosa, se la so io, specifico e dettaglio,e finisce che parlo un sacco di quella cosa. C'è gente che invece questa cosa mica la sopporta, che mi dice di stringere, di esser concisa. Io la sintesi so cosa è, la pratico tutti i giorni la sintesi, eh. Ma quando parlo, mi piace raccontarla bene e tutta, e allora vado lunga. E c'è gente che ha sempre una fretta dentro o forse non riesce a sopportar più di tre parole, che questa cosa mia me la stronca. E succede che ti chiedono come è andata la tua serata e tu racconti e ti piace raccontarla e loro parton subito con il ma insomma, ti sei divertita? Che stronca tutto, perché richiede solo un sì. Ci son quelli che ti dicono ma te che ne pensi di questo progettone enorme vicino all'aeroporto e tu spieghi, che negli anni quattro regole di urbanistica le hai pure imparate e spieghi, e loro ma insomma falla breve è una spartizione! E tu resti là e dici ok. Beh queste persone è meglio che non mi mettan fretta, se un giorno capitasse, che gli piglia la voglia di chiedermi ehi fata, cosa pensi di me? Che userei solo due parole. E la prima è sei...

sabato 16 gennaio 2010

Son malata

Mi hanno attaccato la tocchite.
Io non so come ho fatto a prenderla, anzi una idea ce l'ho ma non posso dire nulla finché i risultati delle analisi non confermano, al di là di ogni ragionevole dubbio, la fonte di contagio.
Fatto sta che ho la tocchite. Tocco le persone, quando ci parlo. Ho bisogno di toccarle le persone così le sento meglio, sul serio.
Uffa, mi prenderanno per una maniaca

Serrature

A me quello che mi frega, è quella sensazione di non aver limiti.
Da piccola, quando ero inglobata dentro il gesso, in cui mi hanno infilato appena nata, riuscivo ad uscire dal seggiolone anche con la corazza (come la chiamavano i miei). Per la cronaca, son cascata parecchie volte, mi dicono, dal caregon. Poi mi hanno comperato il girello e con quello io ho girato il mondo, che era allora il perimetro attorno alla mia casa, e son finita un giorno, che avevo particolarmente voglia di avventura, a cascar dentro il fosso pieno d'acqua con il girello, il gesso e il suo contenuto corporeo. Non avevo limiti, pensavo allora.
Poi mi han raccontato che quando ero neonata, a casa si è tenuta per un'anno la tv spenta, perché il vero spettacolo ero io, alla scoperta del mondo. Frittata fatta, niente limiti.

Poi crescendo, i limiti me li sono posti da sola. Che giochi a basket e ti vengon le gambe muscolose, che vai a scuola in periferia, e devi schivar i 4 ma anche le botte dei compagni. Insomma ci si autolimita per adattamento. Poi ti metti i limiti al cuore, che dici che arrivi fin lì, perché se fai il salto soffri e basta. E anche quella è una autolimitazione che aggiungi al conto, ma non è un limite reale, è un autolimite. Che son le insicurezze e le paure a farti metter la sicura.
E così cresci.
Un anno fa, oramai, nella foresta colombiana, mi son detta mò basta e mi sono messa a guadar le cascate, cadendo ripetute volte, assolutamente contenta di cadere e bagnarmi, e far la figura della incapace.
Non mi sono mai divertita così tanto, ogni tanto quando l'autolimitazione torna a bussare, ripenso a quella giornata e scoppio a ridere e mi dico: mai più.

Dopo il guado della cascata, ho cominciato a mandar affanculo tutte le sicure che avevo fissato e adesso sono tornata quella che è nel gesso, quello stretto che salvava l'anca, e mi risento che son senza limiti, che posso essere tutto quello che mi pare. Almeno provarci.

mercoledì 13 gennaio 2010

La fuga

Allora, ricapitolando, c'era la banca, che la conosco. Una volta era la mia banca, poi per chiudere il conto mi han preso oltre cento euri, bastardi. Allora, la banca ho capito perfettamente dove è.
C'era la strada bloccata, da decine di macchine della polizia e dei carabinieri. E' quasi una situazione normale, che in 'sto periodo chiudono una fabbrica ogni 15 giorni e gli operai vanno in strada... beh, ci son le manifestazioni e si blocca tutto. E c'è quel macchinone, sai quei SUV enormi, americani che ogni volta che li vedo passare, mi chiedo se dentro c'è Terminator o un nano col cappello, che son curiosa, io. Tanto curiosa.
E nell'aria c'è odore di cemento, di bruciato, e centinaia di carte che volano in cielo. E fa freddo. E arrivano i vigili del fuoco perché il colpo che ha tirato il Suv lanciato contro il portone di ingresso della banca e la successiva carica esplosiva, mi sa che han reso inagibile il palazzo e han paura che crolli.
E gli impiegati corrono fuori, uno alla volta, tutti impolverati e con le facce sbalordite, non corrono, camminano, uno dietro l'altro, a passo svelto. E i poliziotti li contano.
E la gente si accalca, che un simile casino non è la solita manifestazione degli operai che ogni 15 giorni scendono in strada perché una fabbrica chiude. Insomma, questo casino non è il solito casino normale.
"Han fatto saltare la banca", dice un pensionato, con il cappotto marrone e il cappello sulle ventitre al suo amico. E io sono dietro di loro e ascolto. "Ah, han fatto saltar la banca! Mamma, chissà quanti soldi si son portati via?", dice l'altro. "Milioni, si dice, milioni". E io ascolto. E l'altro: "Avevano le maschere, i banditi, da presidenti della Repubblica".
Cavoli, una citazione alla Point Break, mi son detta io.
Banditi cinefili, wow. Che figo.
Poi uno dei due vecchietti si gira e mi guarda. E fa una faccia come se avesse visto sua moglie. Io, per toglier l'imbarazzo, gli sorrido. E lui mi indica con il dito. "Ma lo sa che lei è identico a Kossiga?".
E io mi tocco la faccia e poi mi guardo nella vetrina del negozio a fianco e vedo lui, non me, e mi dico: ma proprio la maschera di lui ti dovevi mettere? Non era meglio, quella di Pertini, che era simpaticissimo, un partigiano, un compagno? No, Kossiga, nooooooo.

E son dovuta scappar via, dal mio sogno a mano armata, non per paura che mi scoprissero, ma per la vergogna.



ps: in questo post non si è commesso alcun reato, realmente perseguibile

lunedì 11 gennaio 2010

Paranormal

Allora, io la mattina quando faccio colazione, nella mia casina silenziosa, spesso metto sul tg di Sky e mi ascolto le news, senza veder la tv. E c'è ovviamente anche lì la pubblicità, e durante la pubblicità, da giorni mettono lo spot di 'sto film americano, che dice che è terrificante, demoniaco, l'esorcista dei giorni nostri, peggio del Blair Witch e io ho sentito il trailer, con i due protagonisti, che prima voglion metter la telecamerina in camera per veder quel che succede di notte, e poi urlano come bestie scuoiate a vivo nella notte, e allora son andata in salotto a vedere che cavolo era quel casino che usciva dalla tv, e ho visto 'sto spottone angosciante e mi ha ricordato quella sera che son andata al cinema a vedere la strega del Blair witch project, che mi era piaciuto alla fine, ma ricordo, che ero entrata al cinema che fuori c'era una sera serena, con tanto di stelle, e quando sono uscita c'era un nebbione che non vedevi ad un metro e sono corsa a casa con la macchinina, e in mezzo a quella nebbia fittissima, che manco vedevi bene la toppa della serratura del portone, in cui infilar la chiave, mi ero chiusa in casa. Non c'era nessuno, i miei erano via e mi sono messa al pc ( allora avevo il pc, non il mac) e avevo trovato online su messenger l'amica con cui ero andata a vedere il film, e ci siamo messe a scriverci via chat, che tutte e due eravamo sole in casa, a distanza, e tutte e due sentivamo l'angoscia di una serata che parte serena e finisce con il nebbione, e forse eravamo così suggestionate dalla paura che era dentro quel film della strega, che non la vedevi ma ammazzava, che ci passavamo la paura ad ogni parola e ad un certo punto, saran state le due di notte, mentre chattavamo guardandoci ognuna per conto proprio sempre alle spalle, nelle rispettive case buie, avvolte nella nebbia, a lei è caduta la tazza vuota del tè e io ho cacciato un urlo.

domenica 10 gennaio 2010

Picana (la n diventa gn)

Mi ha portato da bere, all'improvviso me lo son trovato davanti, e mi si è bloccata la mascella mentre ero alle prese con un cuoricino di gallina, al ristorante brasiliano. Che una dice, andiamo al brasiliano nuovo, e pensa uff passerò una serata tra cameriere dal sedere prominente e scolpito, roba che pensi subito di andar a nasconderti, e invece ti trovi davanti a questo cameriere dal viso da ragazzino, le spalle da giocatore di rugby, i fianchi stretti nei jeans e la faccetta da bravo ragazzo che gira il mondo, con la barbetta e i capelli lunghi racchiusi in una vezzosa coda, e dici ossantapolenta, che bello che è il Brasile. E mentre i tuoi amici parlano dell'ultima applicazione scaricata gratis dell'ifono dopo che te hai chiesto ma quanto costa usar l'ifono, tanto per buttar lì un discorso condiviso, che non è ancora passato l'effetto ebetente dell'ifono, io guardo il cameriere, ne seguo ogni passo e me la godo a vederlo girar, gentile, tra i tavoli e mangio la Picana ( si pronuncia picagna con la n che diventa gn)
e dico ma quanto è buono il Brasile. E poi arriva il momento dell'ananas di fine pasto, caldo e caramellato, e io penso ommamma quanto è sugoso il Brasile e mentre penso quello, lui il bravo ragazzo che gira il mondo con i capelli lunghi racchiusi in una coda, si avvicina, mi guarda e mi sorride e sta fermo e chissenefrega se tende qualcosa con la mano, io non ho staccato gli occhi dalla faccia sorridente. E allora il mio ormone si è alzato e ha urlato a tutta la sala ma quanto è bello il Brasile!!!!! Poi ha abbassato gli occhi e ha preso in mano il conto, l'ormone.

venerdì 8 gennaio 2010

Fortini

L'altra sera, approfittando del lavoro notturno, ho fatto pulizia sulla mia scrivania. Per mesi i colleghi mi hanno preso in giro, dicendo che stavo costruendo la muraglia di carta, dietro cui nascondermi, o peggio che stavo diventando come quelle vecchie che accumulano immondizie in casa e poi tocca chiamare l'azienda municipalizzata per pulire. E allora, l'altra sera, colta da raptus, ho buttato via tutto, o quasi. Quasi perché ho lasciato un pezzo di muraglia, lì ci sono le carte più recenti, metti che servono...Ho accumulato circa una cinquantina di quadernetti di appunti, quelli non li ho buttati, li ho messi dentro l'armadio. Le ricerche le ho salvate, il resto via. Ho riempito una cestona di carte. E ho visto mesi e mesi di lavoro, sparire in un secondo. E quando ho aperto la breccia, verso la scrivania del collega simpatico, è stato come abbattere un muro. Adesso c'è il vuoto tra di noi, e siamo di nuovo visivamente attaccati. Dall'altra parte, dicevo, le carte restano. E' vero, in mesi di lavoro mi ero costruita un muro di carte, una sorta di fortino, forse per proteggermi dal senso di forzata condivisione dell'open space. Che è comodo, ma cavoli è una condanna, che ti tocca sentire telefonate private che faresti volentieri a meno, e che ti tocca vedere quello che mangia lo yogurt oppure che si gratta la schiena e a me, non so, non mi va. Che il grattarsi la schiena è cosa privata. Una volta, una vita fa, avevo una stanzina tutta per me: lavoravo da tutt'altra parte e mi ricordo, ed era bello, che quando ero stanca mi toglievo le scarpe e stavo solo con le calze, tanto non mi vedeva nessuno, mentre lavoravo.

Adesso all'idea che devo tornare a sedermi alla mia scrivania, semi vuota, mi viene un pochino di panico. Che il mio piccolo mondo non è più così protetto e mi tocca sentire e vedere, anche quel che non mi interessa...

giovedì 7 gennaio 2010

Estremamente personale

Riflettevo prima sul valore, profondo, della confidenza. Non è una cosa che prendi, manco che dai. Appare, nei rapporti tra due persone. Oppure non la si vedrà mai sorridere sullo sfondo di un dialogo.
E' un fatto strano, la confidenza. Estremamente personale. E il 2.0 che annulla le distanze dovrebbe ricordarsene, che la confidenza è uno stadio successivo alla conoscenza, e può arrivare come no. E prendersela la confidenza, per qualcuno potrebbe voler dire subire una violenza.

una fata, un sergio :)


una fata, un sergio :)
Inserito originariamente da aperol.spritz
Abbracciare quest'uomo e sentirci il mare dentro. :)

Fata con fionda


una fionda
Inserito originariamente da aperol.spritz
dal flickr di Sid - foto di Arcureo e Syla - alla disattacena

mercoledì 6 gennaio 2010

Attenti a quei due

Un messaggio a video. Tu slegami, c'è scritto. Un giochino, un messaggio
invitante, velatamente erotico. Accampare delle ipotesi, cercare un
significato, scoprire dietro al video una presa d'aria. E di là dal buco, nella
corrente del cunicolo, la voce di Hakim che chiede una mano per liberarsi
e andar dove tutto dovrebbe avere un senso. Perplessità condite dalla
rocciosa convinzione che solo dalla dote d'intelletto scaturisce il bisogno
di esser libero. Chiede a me, che in questo buco di mondo la libertà
l'annuso appena. Abbandono così il molo della mia sicurezza per scavare
nell'oceano dei dubbi, con la sola potenza di quell'arma sottile che unica ci
distingue dalla bestia: le mot, la parola.


Io e la Rejna siamo finite a far le postfactogirl nell'ultima idea di Sba e Gallizio che han lanciato oggi l'ebook di
Tu slegami
in cui in molti abbiamo messo le nostre parole.
Scaricate e leggetene tutti.

E' stato un gioco divertente.
Ciao Hakim, alla prossima

domenica 3 gennaio 2010

Il sonno dei giusti

Ok è solo un pupazzo di pezza, certo, con il pelo raso e il culone grosso, color bianco sporco, e la testa fina. Ma Arturo che grazie ai miei nipoti è entrato a casa mia, è diventato il mio compagno di sogni. Quando vado a letto, lui è già lì, bello caldo, sotto le coperte, lo prendo e lo uso come cuscino che il culone che ha è perfetto per la mia cervicale, le zampe che mi grattan la testa e io...io nel giro di 5 minuti prendo sonno. Ieri stavo malissimo e ho dormito praticamente dieci ore filate abbracciata a lui, ma fa poco testo. E' dal 25 dicembre che faccio delle nanne colossali con Arturo. Colossali perché piombo in un sonno profondo, senza risvegli notturni, senza scosse di adrenalina che ti fan sobbalzare credendo di precipitare da una scogliera. E i sogni arrivano tutti alla fine, in technicolor quasi sempre, e sono sogni che poi non riesco a raccontare, va che strano, la mattina dopo, da quanto sono intensi.
E' quasi imbarazzante il risveglio pensando a quanti soffrono di insonnia, si agitano per ore, non trovano mai la posizione. A me è bastato un orso di pezza per chietar i miei sonni. Il bello è che anche se ho le balle girate, magari, vado a letto e dimentico veramente tutto, appena lo tocco. E ho solo voglia di dormire e sognare. Il sonno dei giusti.

venerdì 1 gennaio 2010

Ho baciato

Allo scoccare della mezzanotte, ci siamo strette forte.
E ci siamo dette poi che noi ci vorremo sempre bene.
Infantili? Ecchissenefrega.

Il primo bacio di questo 2010 l'ho dato alla mia migliore amica.
Che da vent'anni e oltre, noi ci si vuole bene, con tutte le nostre abissali diversità caratteriali, ideali, fisiche.
A me 'sta storia che l'ultimo dell'anno bisogna divertirsi come non mai, baciare uno strafigo e certamente far sesso, perché sennò il resto dell'anno non ti diverti, ho imparato che è una bugia ancora più grande di Babbo Natale (la befana, no, è certo che esiste). E per fortuna ho persone che vogliono passare l'ultimo dell'anno con me senza lo stress del dobbiamo divertirci a tutti i costi, del bisogna baciare un uomo bellissimo a tutti i costi, del si devon far acrobazie sulle molle del materasso a tutti i costi...Per noi l'ultima notte dell'anno è la notte delle risate senza sforzi, della musica che ci piace, del cibo che ci cuciniamo e pure della sete che ci togliamo. Senza stress, senza performances, senza muscoli da mostrare.

Io non sono scaramantica, ma l'anno scorso il primo bacio era stato con il mio miglior amico e sono successe un sacco di cose, mica tutte belle, ma tutte comunque importanti...
E allora quest'anno si inizia baciando la Gigia.
Chissà che succede :)
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