Fatacarabina

Fatacarabina

domenica 30 settembre 2012

Gioia

Ho provato cosa significa essere dimenticata mentre ero in quella situazione che descrive bene Pessoa quando dice che è così difficile esprimere quello che si sente quando si sente che esiste veramente.
E io mi sono trovata come scissa tra una sensazione decisamente esistente e l'inesistenza mia, e di conseguenza mi sono interrogata sul fatto che una inesistenza possa sentire l'esistente.
La risposta  è che può.
E che c'è molta libertà in tutta questa cosa qua.
Che più che contorta oggi mi pare ghirigorata. E seguendone il segno sul foglio mi è salita dentro una certa gioia, che non so dire, quindi credo esista veramente.

Daghe de elettrodo

Ieri sera un amico mi spiegava al bancone del pub dei miei amici di una tecnica utilizzata nel suo lavoro, fortemente manuale, visto che fa l'operaio.
Ma è un operaio speciale, che ama molto l'arte moderna, e per un periodo l'ha anche prodotta, poi come tanti si è fermato e ora vorrebbe, lo sento, ricominciare ma si trova in quello stadio in cui vorresti ma ti pare di non potere e trovi tutte le scuse per...
Insomma mi spiegava questa tecnica e se ne è uscito con "quando sei sicuro che non ci sono crepe, prendi e ti ghe dà de elettrodo".
E io mi sono messa a ridere, e gli ho fatto notare che Basaglia avrebbe riso molto a quella frase,  e anche lui ha riso, lui che ogni volta che guarda il gruppo di amici che si ritrova se ne esce con: "Dovremmo fare un monumento noi a Basaglia, che se stiamo fuori è merito suo".

venerdì 28 settembre 2012

Pensierino sul pressofuso

Capita a volte di avere a che fare con i falsi, con i manipolatori, con i finti poeti dal cuore d'acciaio pressofuso che non emana battiti.
Capita.
Ciò non toglie che non abbiamo alcun dovere di dormire su cuscini di odio.
E non abbiamo manco il dovere di sentirci vittime sacrificali di un mondo cattivo che non apprezza il nostro ingenuo slancio.
Non abbiamo alcun dovere di fare quello che gli altri si aspetterebbero di vederci fare.
Perché chi usa pensa spesso di essere usato. Chi odia pensa spesso di essere odiato. Chi non ama pensa di non essere amato.
E invece purtroppo siamo tutti fatti anche di melma.
Odiare mica è un dovere.
Odiare è un diritto, certo, ma fa venire le rughe dentro.

Domande senza risposta

Ma coloro che sogniamo di portare dietro un cespuglio e lì li spogliamo e ci facciamo spogliare e poi stiamo in silenzio e gli sorridiamo e poi agiamo, con i polpastrelli delle dita e la lingua, che senza bisogno manco di vedere,  ci pare che ovunque è sinonimo di desiderio, ecco, quelli lì che la mattina dopo si svegliano e vanno in bagno con gli occhi ancora chiusi, si incrociano davanti allo specchio, ecco, quelli lì intendo, lo sentono l'odore?

giovedì 27 settembre 2012

Settembre

Settembre è il mese che o sei felice che ti esplode il cuore in mille coriandoli colorati e ti metti poi a ricomporlo e ti viene fuori un puzzle di un quadro di Matisse.
Oppure no.

mercoledì 26 settembre 2012

Bestia

Ho sul terrazzo un grande vaso pieno di menta. Menta italiana, comune; menta glaciale che pareva morta e invece no e menta marocchina che era una radice scura e ora è piena di foglie.
Mi piace andare in terrazzo ad annusare la mia menta. Ha un odore che va dal lieve dell'italiana al forte della glaciale all'inebriante della marocchina.
Comprerò un grande sacco di carta per proteggerla dall'inverno, ho deciso. Che mi dicono tutti che la menta d'inverno pare che muore e invece in primavera basta smuovere la terra e lei esplode e io farò così ma per sicurezza la coprirò così quando arriverà la neve, non soffrirà troppo.
Stamattina nella terra, tra le foglie verdi, ci ho trovato Luce la lucertola che si è fatta grossa, è cresciuta lei, e mi sa che ha deciso di riposare qua, nel verde, per evitare il freddo dell'inverno.
Un motivo in più per comperarlo quel sacco di carta.
Io con Luce non ci parlo, non lo so parlare il silenzio lucertolese.
Ma mi pare che ci capiamo. Lei sa che io non le faccio niente e non scappa più, io so che è bel animale che ama da matti le mie piante grasse e anche se qualche volta la trovo avvinghiata ai peperoncini, poco male. Penso che le piace il piccante.
Piace anche a me,  come biasimarla?
E' così facile capirsi quando sto con lei che penso che il dialogo scalda come il sol dell'avvenire.
Poi torno tra gli umani e boh.
Luce non mi ha mai detto "siamo amiche" ma è così.
E mi conferma che se non fai qualcosa per quelli a cui vuoi bene sei un pochino bestia.


martedì 25 settembre 2012

Cosa c'è

C'è che ci sono persone che conosciamo in modo diverso, non de musu ma de spiritu,
gente che non sai individuarne il profilo ma sai che hanno cuore, passione e nessun pelo sulla lingua, e queste persone non le vedi e non le senti ma loro, a modo loro, ci sono.
E ogni tanto, senza un motivo apparente, ti viene voglia di scherzare e prendi il telefono e mandi un sms.
E queste persone, due volte due, nella stessa giornata, ti scrivono cose che leggi e ti ritrovi a lacrimare, prima in macchina e poi al ristorante.
E siccome sei tra amici, non ti poni manco il problema di spiegare quelle lacrime inattese, e passi dal ridere al lacrimare, come facevi da bambina.
C'è chi ha colto l'essenza sotto strati di melma.
Non so bene cosa è ma scrivere queste parole è un modo per esprimere gratitudine.


Siamo solo noi

Ho deciso: troverò una fisarmonica e imparerò a suonarla.
Proprio come la signora di " Pane e tulipani", Rosalba, quella che nel film si innamora e molla tutto per Fernando Girasole.
Quel film, sarà perché l'han girato a Venezia, sarà perché c'è Felice Andreasi, splendido fiorista, sarà perché ci recita anche una fior di attrice della mia città, mi è penetrato nella pelle.
Mi ricordo che sono uscita dal cinema con la voglia di suonare la fisa.
E la voglia di andare a ballare in una balera con Don Backy che canta.

Poi, ho lasciato perdere, che ho pensato che no, non avevo tempo.
Ho sbagliato. Adesso penso che il tempo me lo devo prendere, per imparare a suonare la fisa in cucina, e per fare tante altre cose.
Se c'è una cosa,  chiara, netta, ora, è che i nostri desideri siamo solo noi a doverli  esaudire.
E io i miei li devo esaudire. Per me.
E visto che sono convinta che un giorno ho incrociato per strada Fernando Girasole, come minimo adesso devo imparare a suonare la fisa.
Per me.

lunedì 24 settembre 2012

Domande del lunedì mattina sorseggiando il caffè

Il libro d'arte che ho lasciato ieri sera al pub lo ritrovo o sparirà come tanti libri prestati o dimenticati?
Lo stronzismo è un modo di vivere o rende più dolce la vita?
Dimenticare è come cancellare o ci si diverte di più?
Se faccio il gelato non gelato con le pesche mature viene buono come quello con le banane?
Poko poco ma poko Sba e Vix. Posso definirmi sana?
Non è che mi faccio troppe domande di lunedì mattina?
Mi bevo il caffè, va.

venerdì 21 settembre 2012

giovedì 20 settembre 2012

Muraglia di carta

Si trasloca, pochi metri alla fine, ma la mia sede di lavoro si sposta. E io stasera ho preparato gli scatoloni con le cose da portare via. E ho finito con il buttare chili di block notes, fogli, vecchi progetti, carte, persino qualche floppy disc, libri inutili. Nei block notes, montagne di appunti, storie, sfoghi. Cose di lavoro.
Ma tutte storie, alla fine, anche quelle.
Sono adesso alla mia scrivania, senza più muraglia di carta.
Nuda.
E con tanti meno pesi al seguito.

mercoledì 19 settembre 2012

La regola della canocia

L'altra sera sulla via del rientro a casa mi è capitato tra le mani un chilo di canocie, si dice così in veneziano, ma in italiano si chiamano cicale di mare.
Son cose che capitano, vado a trovare gli amici per un saluto veloce e mi ritrovo con un chilo di canocie da bollire e preparare. Son cose che a me capitano.
Ho pensato, le congelo, per quando mi serviranno per una cena. Ero stanca, volevo andare a casa mia a riposarmi.
Poi ho guardato le canocie, ho guardato i miei amici.
I miei amici hanno guardato le canocie, poi hanno guardato me.
Abbiamo improvvisato alle nove di sera una cena coi fiocchi: pasta con canocie in bianco e canocie bollite. Tante risate inframmezzate da ciucciamenti, che la canocia devi ciucciarla sennò non sei uno che ama il pesce.
A mezzanotte e mezza mentre lavavo i piatti mi è risultata chiara la regola della canocia.

Se ti capita tra le mani un chilo di canocie devi mangiarlo subito in compagnia. Degli amici, che sanno apprezzare te e la canocia.
Se non lo fai, non sai cosa è il mare.


martedì 18 settembre 2012

Un post triste

E niente io sono stata brava, ho portato pazienza, ho tenuto duro. Ho fatto l'impossibile affinché la situazione non cambiasse.
Ma lo devo ammettere.
Stanotte a letto, ho dovuto alzarmi e andare a prendere il trapuntino, perché avevo freddo.
Lo ammetto.
Ciao

domenica 16 settembre 2012

Micromètro

Il micromètro (simbolo: µm) è un'unità di misura della lunghezza corrispondente a un milionesimo di metro (cioè millesimo di millimetro). Ovvero: 1μm = 1×10−6 m.
Un micrometro equivale a 1000 nanometri (nm).


Copio da Wikipedia la definizione perché sto tentando di darmi una misura.
Oggi, che avrei bisogno di fare solo una cosa e invece non la faccio.
Evito. Lo so che capita a molti: pensiamo di fare qualcosa con qualcuno che pensa di fare qualcosa con altri che non siamo noi. Ci ritroviamo a vagare.
Vaghiamo con queste microscopiche spinte che solo noi sappiamo hanno una misura, mentre chi ci guarda non nota nulla.
Sembriamo fermi.
Che roba a pensarci, spinte che non si misurano, che ci sono ma non si vedono.
Questione di micromètri, insomma.
Se un capello arriva anche ad una ottantina di micromètri e le polveri sottili dello smog sono inferiori a 10 micron, quanto misuro io?

Mentre bevo il caffè

Sono qua che bevo il caffè, faccio le prime telefonate della domenica mattina lavorativa, e leggo le mail. Oh Adsense mi scrive, che io non ci penso mai a quei servizi lì. Cosa vuole stavolta?
Ah, mi contestano un post sul sesso ai tempi di skype, vecchio di anni, ma proprio vecchio e la cosa più fastidiosa è che mi scrivono che ho tre giorni di tempo, così scrivono, "per apportare le modifiche al sito".
Come per l'altro richiamo, quello dell'aver scritto dei monologhi della vagina, lì dovrei andare a modificare entro 72 ore, quello che ho scritto, e chi se lo ricorda più e manco vado a vedere,
Sennò sto fuori da Adsense.
E allora sto fuori, semplice.
Ma sbotto come un vecchio giocatore di scopone scientifico. Che è il modo, è il dire "apporta le modifiche al sito" come se loro pensassero che qua si scrive per un euro di pubblicità, e invece si scrive e si dice quel che si pensa.
E punto.
E poi sta cosa che i contenuti sessualmente espliciti li contesti una macchina, perché alla fine è una macchina, in automatico, che mi manda queste mail, dopo esser andata a contare le volte che ho scritto figa o cazzo, mi rende il tutto quasi ridicolo.
Dovrei discutere con una macchina della potenza di un libro come i Monologhi della vagina?
O andare a modificare ogni "cazzo" scritto con un "apparato riproduttivo maschile"?
Non ho tempo e soprattutto voglia.
A me le parole piacciono, anche quelle volgari, hanno, nel contesto adeguato, il loro giustissimo valore.
Magari mettessero per ripicca quando si viene a leggere questo blog la scritta da cliccare: "dichiaro di comprendere e voler continuare", quella roba lì che io leggo ogni volta che vado a trovare la Lindalov.
Magari la mettessero su tutti: "dichiaro di volere comprendere".
Bellissimo.
Un atto di volontà :)
Il caffè è finito, mi accendo una sigaretta.

Forse è proprio perché son le macchine che fanno sull'internet un sacco di cose, compreso dare giudizi sul sessualmente esplicito e spedire mail in automatico di contestazione, che alla fine l'erotismo è partito e non lo vediamo più.
Non ha manco più un premio al Macchianera Blog Awards.
E senza erotismo siamo un pochino più vuoti.

Vada per il secondo caffè :) io vado a cliccare per vedere la pagina della Lindalov


venerdì 14 settembre 2012

C'è sta cosa

Che il tatto, come le visioni, l'olfatto e il gusto, propagano il ricordo.
Che stavo guardando dei riccioli bellissimi, non miei, di ragazzino, e li ho sfiorati, con un gesto quasi imbarazzato, alla vista di tanta bellezza, e  mi sono trovata avvolta nel ricordo di  capelli lontani.
Un abbraccio tricologico.

giovedì 13 settembre 2012

Mi casa

Altro che social qua e là, un blog è la casa perfetta. Ti senti libero di dire quello che vuoi.
Chi vuole viene e legge.
Tornano gli amici e ne arrivano di nuovi.
Arrivano i fake, certo, ma anche chissene...

Una comune, in pratica.
L'unica differenza è che non si fanno gli sporcacessi, ma credo che l'amore di gruppo sia ancora possibile
 :)

martedì 11 settembre 2012

Consigli di lettura

Del giorno in cui diventaisupereroa è un pezzo scritto da Chiara che secondo me spiega meglio di tanti altri discorsi cosa significa diventare mamme. Ed è bellissimo.

Supernova

Qualcuno penserà: ma che cacchio hai da festeggiare.
E invece io festeggio che certe cose non capitano tutti i giorni, nella loro potenza, e allora bisogna ricordarsele finché hai memoria le potenze. Quelle che scaldano come una supernova.
Ognuno ha il suo 11 settembre,  per fortuna il mio è bello.
E' una potenza e lo senti qui.
L'ho scritto io, l'ha letto Alessandro, un'altra potenza.

A lui va un bacio grande... secondo me arriva dove è lui adesso.

lunedì 10 settembre 2012

domenica 9 settembre 2012

Dice Arturo

Dice Arturo che gli hanno detto che sono morta.
Vuole una prova della mia esistenza in vita, che sono appena uscita di casa ma lui non si fida.
Gli ho mandato questa.
Eccola :)

certezze

 Sono così morbida, che se casco, rimbalzo

sabato 8 settembre 2012

Pissi pissi bau bau

Se c'è una cosa che mi snerva del pissi pissi bau bau è che alla fine non dici niente.
Capita anche a me, eccome.
Sono femmina e il pissi pissi bau bau mi esce naturale.
Ma non è che puoi stare ore nel pissi pissi bau bau.
Poi quello diventa sottofondo.
Ti abitui al sottofondo, ti ci trastulli.
Conforta quel pissi pissi bau bau.
Ti pare di avere sempre qualcosa da dire.



venerdì 7 settembre 2012

Capsaicina

Il primo raccolto, eccolo qua.
Gli altri, ancora verdi, alcuni marroni, altri rossi ma ancora piccoli, sono sulle piante.
Li ho trapiantati in vaso la mattina prima di fare una cosa che se io adesso mi dico che sono davvero una figa è perché ho fatto anche quella cosa lì.

Qualcuno dirà: Eh buoni ma non li digerisco e poi fanno venire le emorroidi.
No, non causano emorroidi, anche se qualcuno ancora lo pensa, perché sono quelle cose sentite dire che diventano normalità.
Sì infiammano, ma proprio perché lo fanno, dicono gli esperti, vanno a togliere il dolore.
Quindi se c'è un dolore, loro vanno ad infiammare il cervello e cancellano l'idea del dolore.
Semplice, no ?


mercoledì 5 settembre 2012

Interruzione

Mi guardo i piedi, sono sporchi di farina. Mi piace impastare il pane a piedi nudi, sul marmo della cucina, in camicia da notte. Appena sveglia.
Il mio giorno di riposo inizia così, con la moka sul fuoco e l'aroma di caffè in giro per la casa, e io con la mani e la camicia sporche di farina che impasto la madre e mi preparo il pane.
Non lo faccio mai solo per me, il pane.
Mi guardo i piedi, sono sporchi di farina.
Mi piace impastare, con le mani che all'inizio sono tutte sporche d'impasto e poi man mano che lo lavori, quello diventa elastico, prende forma, non è più liquido ma diventa sostanza che si gonfia.
E le mie mani lavorano. Mi piace sentire la farina che si addensa, la pasta che diventa man mano più soda. Mi diverte sporcarmi, mi sono sempre divertita a sporcarmi.
A volte, quando ho finito di impastare, ho la pasta anche sui capelli o sulla punta del naso. Poco male, basta una doccia e si torna presentabili. Così nessuno si stupisce che giochi con la pasta, giochi a far la panettiera, con la farina che cade per terra, sui piedi, e ogni volta che li guardo penso che ho fatto sesso, alla fine.
La farina è la base del pane, fare il pane è come far l'amore.
Impastarsi, mescolarsi.
Alla fine quando divido l'impasto in tre palline mi dispiace sempre farlo. Mi pare di interromperle.
 

martedì 4 settembre 2012

Cose che ho imparato

Ho imparato che sono davvero morbida come voglio.
Ho imparato che si vuole bene. E punto.
Ho imparato che a volte si crede di far ridere e invece si fa incazzare.
Ho imparato che dire ho sbagliato non è consolatorio, non migliora niente, ma ti fa camminare leggero.
Ho imparato che non saprei mettere le catene a nessuno io.
Ho imparato che se mi abbracci e poi mi incateni, mi libero.
Ho imparato che non si è bianchi o neri, c'è un sacco di grigio, più di 50 sfumature.
Ho imparato che chi dice io, no, mai, si candida a farlo subito.
Ho imparato che anche se so perfettamente che sono una persona fortunata, perché ho me, ogni tanto devo mettere da parte l'odio per lo sboronismo che a me sa tanto di mediocrità e dirlo perché sennò paro ingrata.
E allora lo dico.

lunedì 3 settembre 2012

Il tocco mejo

C'è un punto nel rifacimento di "Monnalisa" dei Marlene Kuntz per il tributo ad Ivan Graziani, che io mi ritrovo a ridere, sia a casa che  in macchina, all'incrocio col rosso o in ufficio, saltellando e scuotendo la testa come se fossi una tarantolata, seguendo quell'urletto di Godano, che ci mette il giusto senso della follia che è in tutta la canzone. E se sono in macchina e quello dell'auto a fianco mi guarda come se fossi matta, io gli sorrido, lui ride e io ritorno a scuotere la testa.
E mi piace riascoltarmelo anche due o tre volte di seguito quel pezzetto, con l'urletto, e io rido e scuoto. E mi viene da dire, dammi una chitarra elettrica, subito!!!

Secondo me quei momenti là liberano un sacco.

domenica 2 settembre 2012

Le cose facili

"L'amore non ha senso", è il testo di un sms che mi è arrivato ieri sera, da un amico.
Ha due livelli di lettura, questo sms, e ci ho riflettuto mentre mangiavo con altri amici un bel bollito misto di pesce, che sto diventando sempre meno carnivora e sempre più pescivora, ma questo non c'entra nulla.
L'amore non ha senso sta a significare che volerlo è pratica inutile. Lui arriva quando vuole, se ne va quando vuole.  Lui va e viene, fa un pochino come gli pare.
Ma lui, essendo libero per natura, se la passa meglio di noi. Se ne frega, lui, di convenzioni sociali, contratti, giudizi, abitudini.

L'amore non ha senso sta anche a significare che andare a cercare una motivazione del perché si ama, specie quando lo si fa senza manco pensare di poter avere un minimo di corrispondenza, ti fa sentire il bambinetto davanti alla prima equazione della sua vita. Insomma, ti fa sentire stupido.

L'amore non si cerca e manco si capisce.
E' così banalmente facile che questo post lo chiudo con il rumore della porta. Io vado a farmi una bella passeggiata, al fresco e al sole.


sabato 1 settembre 2012

Era ora

 Grazie alla amica Isa ho scoperto che su XL c'è questo cd tributo a Ivan Graziani.
"Era ora", mi sono detta comprandolo. Io ci voglio del bene a Graziani: anni e anni fa, non mi ricordo più in quale paese del padovano lo vidi in uno dei suoi ultimi concerti e ne sono ancora contenta.

Nel disco ci sono tanti nomi noti, primo tra tutti i Marlene che rifanno "Monnalisa". E van ben. Ma io mi sono sorpresa a cantare e sorridere in macchina ascoltando la Cristina Donà che ci mette del suo, davvero, per rifare Agnese e lo fa tra il gioco e la filastrocca bimba.
E mi dico che ha fatto bene. E me la riascolto.

Fotogramma

Tra le sette e le otto ho sognato, che mi ero alzata per andare al bagno e sono tornata a letto e ho subito ripreso a dormire. Ho sognato di essere un fotogramma, una immagine ferma seduta in un bar, che conosco, ripresa dall'alto con una inquadratura impossibile, seduta al centro della sala ad un tavolino basso intenta a parlare con una sedia vuota davanti a me.
Un fermo immagine mio ma anche di tutto il bar, insomma eravamo tutti fermi.

Poi a me sono cominciati ad uscire dai riccioli in testa  delle nuvolette, tipo quelle dei vecchi fotoromanzi, di una volta,  e anche dalla sedia vuota davanti a me è uscita una nuvoletta e dentro queste due nuvolette ci scorrevano parole, sfondo bianco, colore nero, scritte per fortuna in Helvetica, ed è cominciato un dialogo fatto di puntini, per lo più, di mumble mumble, di cuori svolazzanti, di tante parole. Non sempre avevano un senso all'interno del dialogo, sembravano più pensieri.

Delle due, l'una: o parlavo con un fantasma o l'uomo invisibile o stavo parlando col legno delle sedie.

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