Fatacarabina

Fatacarabina

giovedì 31 maggio 2012

Due paginette

Negli ultimi giorni ho provato quella sensazione, decisamente fastidiosa, che tanti chiamano il blocco dello scrivere.
E' vero, pensavo fosse leggenda metropolitana, ma non è così. Esiste davvero.
Io scrivo sempre, per lavoro. Non ho blocchi, di solito.
Ma nello scrivere per piacere, non per dovere, ecco è arrivato il blocco.
Forse un sovradosaggio di emozioni, che poi si sono smorzate di botto, e io mi sono ritrovata bloccata davanti alla pasta madre che sto scrivendo.
Una sensazione fastidiosa, di incapacità: sentire tanto e non saperlo tradurre in parole.
Aver voglia di ma sentire che ogni parola, ogni virgola non è adeguata.

E' come quando vedi che ti piace uno, che l'istinto ti porterebbe a baciarlo forte, e invece resti seduta nell'angolo a guardarlo da lontano fare il cretino con le tue amiche. E non fai niente.

Ieri sera ho pensato solo a me, bagno caldo, vino, olio sulla pelle, una cenetta, anche il gelato per premiarmi. Un film di  quelli da ridere e musica di sottofondo in casa.

Ho fatto finta di non guardarlo mai il pc con il foglio bianco di word aperto. Poi come un gatto ci ho girato intorno, gli ho fatto l'otto di saluto, e ho provato. Ed eccola l'adeguatezza alle parole, ma sono stata guardinga, non ho esagerato come mio solito, ci sono andata leggera.
Due paginette, sono più leggera io, adesso.



sabato 26 maggio 2012

Sbadabang (onomatopea emozionale)

Sbadabang  è il suono della felicità che cozza.
Che la felicità arriva a velocità pazzesca, non l'ho misurata, ma secondo me va oltre i 200 all'ora e te la senti arrivare, senti il rumore da lontano, non sono zoccoli di cavallo, all'inizio è il passo lieve di una bicicletta, sì la bicicletta, ma poi all'improvviso si trasforma in un rombo di moto, la felicità quando arriva ha il rumore di una moto, ma di quelle vecchie, che hanno la carburazione magari messa male, ma vuoi mettere, son tutto cuore, e arriva sparata a 200 all'ora, e te fai appena in tempo ad infilare gli occhiali da sole e metterti il fazzoletto per tener fermi i capelli, dai che arriva, dai che è qua, dai che oggi si è felici.

Oggi, non domani, non tra un anno.

La felicità vive nell'oggi, il domani è solo speranza, che resti, che non rimonti in moto. Che diventi piuttosto bicicletta, di quelle con la canna da assaporare a passo lento.

Te sei là con gli occhiali neri, il fazzoletto a tenere legati i capelli,non hai pensato né alla scarpa giusta, né al vestito giusto, la ceretta quella sì che nella vita si va avanti senza pelo superfluo, il resto è tutto in base al momento.
La senti arrivare, sei pronta, dai che arriva, dai che è oggi.
La felicità è bella, perché non si alimenta di progetti, ma di presenza.
Pensaci bene, sei felice perché c'è, non per quello che ti dà o ti darà o ti promette.
Sei così entusiasta che sei felice già del sentire il rombo lontano.

Poi, sbadabang.
Sei con gli occhiali neri, il fazzoletto, senza pelo superfluo, in strada. Te e l'asfalto.
Senza più rombo lontano.
Senza oggi.





venerdì 25 maggio 2012

Tonc


Son qua che tiro testate sul muro, lente, ritmiche, cadenzate.
Tonc, tonc, tonc,
Una, due, dieci, cento.
Una testata per ogni battito, che se accelera faccio un casino.
Ma io non mollo,
una, due, dieci, cento.
Una per la voglia che ho di te.
Due per la tua barbetta.
Dieci per il calore della tua mano.
Cento per il sapore della tua bocca.
Una,due, dieci, cento perché c'ho il cuore che non è più mio.
Tonc, tonc, tonc.
Una, due, dieci, cento testate.
Finché ho battito, finché ho fiato.
Eppure qua attorno è tutto silenzio.

Piccole cose fondamentali

Ci sono cose, all'apparenza piccole, imparate frequentando i miei amici che al momento buono tornano utili, e proprio in quei momenti svelano, la loro semplice importanza. Ce n'è una in particolare, che mi ha detto un bell'uomo tempo fa, cenando assieme.

Non sono gli altri che ci deludono, siamo noi ad esser delusi dei nostri sogni e desideri non realizzati. Che sono nostri, non di altri.
Gli altri fanno quello che possono.

Da mesi queste semplici parole le uso quando devo spiegare alle mie amiche che non devono dirsi deluse dei loro uomini, che non fanno, non danno, non mostrano, non dimostrano.
Quando la dico, quella frase, loro stanno un attimo in silenzio e poi dicono è vero.
Quella frase mi ronza in testa, anche a me,  quando mi interrogo.
Non serve probabilmente a stare meglio, serve a prendersi le proprie responsabilità.

giovedì 24 maggio 2012

Bambinismi

Mescolarmi.
Assaggiarti.
Assaggiarmi.
Mescolarti.

Il Pollicino gambero

Non si può pensare di essere capiti se i messaggi che si lanciano sono una infinita sequela di negazioni che poi si cerca di smentire dicendo che no, non è così.
C'è sempre quel no di mezzo.
Specialmente quando vuoi bene a qualcuno e hai culo di sentire di essere ricambiato, devi lasciare il messaggio giusto, quello che fortifica almeno, che rassicura sul percorso da compiere.
Procedere come un Pollicino gambero, che invece di andare avanti cammina all'indietro, e toglie i segnali della strada da percorrere, è complicato. Se il camminatore sarà un audace, all'inizio si sentirà pronto alla sfida, poi alle prese con il percorso senza segnali finirà anche lui per perdersi.


mercoledì 23 maggio 2012

Indulgenza

Sono qui che rido da sola delle flagellazioni che mi impongo. E del fatto, bellissimo, che ogni volta, poi, mi accorgo di quanto sono bella.

Spiego che non si capisce: pensavo di essere fatta male, invece sono fatta benissimo e le flagellazioni sono inutili

martedì 22 maggio 2012

Io ti chiamo Alberto

Ieri sera che camminavo in centro, dopo la pizza, e sono passata davanti alla mia libreria preferita,  lì di fronte ho visto un cespuglio così grande che sembra un albero. Un pitosforo, l'ha chiamato il mio amico. Io l'ho guardato e ho pensato che un cespuglio così, che sembra un albero, per me dovrebbe chiamarsi Alberto. Non so perché ma secondo me lui, il pitosforo, si chiama così.
Gli ho fatto una foto nel buio, ad Alberto, e sono rimasta a guardarlo, tondo e largo che sembra una cuccia sotto il quale nascondersi. Il mio amico ridendo ha detto che Alberto assomiglia ai miei capelli. Io invece lo guardavo e pensavo che è anche l'albero cespuglio perfetto per portarci sotto chi dico io e baciarlo, senza fretta e senza tempo. Secondo me Alberto gradisce, una cosa così, che vedi un albero e lo scegli come tetto per baciare chi sai tu. Secondo me i cespugli che diventano alberi queste cose le sentono e forse già più di qualcuno è andato a farlo, a baciarsi là sotto, nella cuccia del pitosforo.
Non ho dubbi, su questo punto.

domenica 20 maggio 2012

Ti verrebbe

Perché fotografarli quando ti piace averli dentro la  testa, come un ricordo che ricostruisci ogni volta, dettaglio per dettaglio? E ti accorgi che ogni volta ne aggiungi uno in più.
La sfrontata bellezza rossa dei papaveri lungo la strada. Grigio perenne, che non se ne può più, macchiato dal rosso di pelati lievi, che ti verrebbe da fermar la macchina, solo per non farli volare via.

venerdì 18 maggio 2012

Di cabernet e campane tibetane

Ieri sera ero a cena con un amico, in un locale in pieno centro, dove passano amici  e i proprietari sono amici. Lì si sta bene, si mangia il giusto, si beve bene, cabernet sauvignon, per la precisione. E queste cene sono belle perché ci si rilassa, si parla di tutto, dalla politica alle stupidaggini, si ride, si va e si torna passeggiando tenendosi sottobraccio. Ieri sera c'era un rumore, che noi due sentivamo e ci chiedevamo, ma che è? si sarà rotto il forno della cucina? Ma che è 'sto rumore?
E poi il proprietario è venuto a dircelo, a voce bassa, con tanto rispetto.
"C'è il concerto di campane tibetane qua fuori".
E allora curiosi come faine siamo usciti a vedere sto concerto e c'era un omino che suonava delle bellissime coppe d'argento credo o di metallo comunque e produceva rumori e anche il cane stava in attenta auscultazione. E poi sono arrivate le tagliate e il proprietario è venuto sulla porta coi piatti a mostrarcele e noi ci siamo guardati e in rispettoso silenzio abbiamo pensato SEMAGNA!!!! che anche il cane si è girato, che secondo me lui il rumore del nostro pensiero lo ha sentito benissimo e ci ha guardato e voleva venire dentro con noi e le tagliate di manzo e tonno pure lui. Poi il proprietario, ha tentato di riproporre l'esatto rumore della campana tibetana con un bicchiere pieno di ghiaccio e gin.
Ma non era la stessa cosa.

giovedì 17 maggio 2012

Basta indugi

L'amore, quando hai la grande fortuna di averlo tra le mani, che è lì che pompa passione e si alimenta di miliardi di assonanze e miliardi di differenze, o te lo godi o sei un pirla che resta fermo sul marciapiede.
E non è perché si vive una volta sola, è perché si vive, ogni volta.

mercoledì 16 maggio 2012

Panosa

Io non lo so mica dove vado a finire,  io so solo che ho ogni centimetro di me proteso al meglio e anche se tutto mi pare confuso, e mi vengono mille dubbi, mi basta aprire il frigo e guardare la mia pasta madre che cresce, per pensare che c'è un senso. Sì, c'è.
Oggi magari non so bene che pane salta fuori da me, ma qualcosa di buono ne viene fuori di sicuro.

martedì 15 maggio 2012

L'erba voglio

"L'erba voglio non cresce neanche nel giardino del re".
Me lo dicevano da bambina quando guardavo una cosa e dicevo "La voglio".
Io piangevo mezz'oretta, me ne uscivo con il "Ti perdono", col moccio al naso e tutto tornava normale.
Oggi che di anni ne ho anta, io del fatto che l'erba voglio non ce l'abbia neanche un re tenderei bellamente a sbattermene. Preferisco inseguire un desiderio che perdermi nell'inedia del pensare che nulla sia possibile.
Comunque, vi perdono.

sabato 12 maggio 2012

Dance

Oggi ho cantato tanto, dentro la testa, ho lanciato fuori la zavorra, piena di domande.
Ho fatto cose, tante. Ho scritto idee, ho cucinato.
Facciamo che vado avanti così fino alla fine del mondo.

venerdì 11 maggio 2012

Cose basilari

Ogni volta che ami qualcuno, non chiederti il perché lo fai.
Chiediti, piuttosto, perché lui o lei dovrebbero amare te.

Alessandro

Una storia italiana-Alessandro è un bel documentario di Fabrizio Ulisse.
Racconta la storia di Alessandro, romano. E' lui ad aver voluto Collettivovoci per realizzare Dove sognano le tartarughe.
Il suo "Ma vaffanculo" è il miglior antidoto all'abbattersi. Ascoltatelo, quel "vaffanculo".

giovedì 10 maggio 2012

Vagina

I signori di Google Adsense mi hanno comunicato di aver sospeso la pubblicità su questo blog. Poco male, ma la motivazione mi infastidisce. E' perché per esempio in questo post qua ho parlato della Vagina, citando un brano di un libro, cioè "I monologhi della vagina", che su collettivovoci, per esempio, ci siamo divertite a leggere. E' un contenuto sessuale esplicito.
A me della pubblicità di Google Adsense frega poco, non ci ho mai guadagnato un euro, io guadagno con il mio lavoro, non mi cambia nulla. Ma nel mio blog uso il termine vagina quando mi pare e piace.
Vagina, vagina, vagina.

Appunto sul frigo

Arrangiati che il sol t'aiuta.
E se c'è maltempo, arrangiati comunque.



Punti fermi

Tutto è mobile, sono i punti fermi che ci puntellano.
Finché non cambiamo idea.
E allora altro che fermi, chiamiamoli mobili sti punti, no?

mercoledì 9 maggio 2012

Il tocco

Il desiderio è un pensiero stronzo, che si mette là nell'angolo, sul divano,  e ti lascia fare.
E te fai, un sacco di cose.
E poi lui, quando gli gira, si alza, ti arriva alle spalle e ti mette una mano sul collo, il desiderio, sì ti mette una mano sul collo freddo e se ne resta lì a guardarti mentre te gli dai le spalle e senti il contatto, e il caldo che passa dalla sua mano al tuo collo, e smetti di fare quello che stavi facendo, la montagna di cose che stavi facendo, e ti fermi a fissare la finestra.
E non c'è più spazio per la montagna di niente che stavi facendo, è tutto pieno di caldo.
E resti immobile a pensare a quanto ti vorresti muovere.

lunedì 7 maggio 2012

Vado

Vado che mi attende una giornata ai fornelli.
Ho preso il fazzoletto per legare i capelli, un cambio d'abiti metti che mi pastroccio
la macchina fotografica.
I commensali saranno tutti volti estranei.
Un piccolo salto nel buio; so che avrò da imparare e non vedo l'ora.

domenica 6 maggio 2012

giovedì 3 maggio 2012

Non è importante

La vera solitudine non è lo star da soli, è l'aver sentimenti soli.
E' l'aver una energia pazzesca dentro e dover solo star lì a spegnerla o, se sei bravo, provare a canalizzarla in altro, in migliaia di cose che fai e ti pare di non fare niente, basta non pensare.
Che avresti un solo posto in cui inviarla e quella è una valle deserta con l'eco. 

Ai fornelli

E lunedì sera sarò ai fornelli in un vero ristorante, a fare la garzona del cuoco, e io non vedo l'ora

Segnali

Prima ho avuto le visioni per mesi
poi mi è venuto il male alla spalla
poi il raffreddore a primavera iniziata
stamattina mi sono partiti tutti gli elettrodomestici in cucina e io non sapevo che fare
Ora ho la certezza: mi sto rincoglionendo.

mercoledì 2 maggio 2012

Ma, quindi

"Ma, quindi, per te l'amore non è speranza?"
Ecco me l'han chiesto così, de colpo, che a me le cose le chiedono di colpo.
 Stamattina che ero in collegamento via skype con la fondazione Milano Lingue a parlare ad un corso di studenti di "Ottanta lettere", ed ero là collegata, e si parlava del libro e loro mi chiedevano tutte le cose che passavano loro per la testa, e io vedevo la mia faccia e quella di Lele, (che il video loro non lo vedevo) e aver la faccia del Lele davanti mi faceva sorridere, che ha una faccia che ti viene da ridere quell'omone lì, in quella fotina lì, e insomma eravamo in quella situazione e una ragazza se ne viene fuori con il chiedermi se per me l'amore è speranza.
E lei pensava che no.
 E io le ho detto, certo che lo è, insomma per me è una cosa incasinata, ma questo non vuol dire che l'amore è una cosa che fila, che cammina, che produce cambiamento.
E mi è venuta in mente la Sidgi che sabato convola, capite, lei convola, e io sarò lì con un pacco di riso e un pacco di kleenex, e quella è la migliore conferma che l'amore, sì, è speranza.
Che la Sidgi ha affrontato un sacco di esperienze a testa alta, lo so, e poi anche se noi parliamo poco, perché io sto incasinata, lei ha preso il volo, ridendo, come lei sa fare, e adesso convola, insomma il volare e il convolare sono termini che stanno giustamente assieme, perché amare è, credo, lo penso con tutta me stessa, volare. Non da soli, ma ognuno per conto suo, ma stando in due, tenendosi per mano, lì,  a darsi forza sul passaggio centrale del filo, senza ombrellino, oscillando in due, tenendosi per mano, dandosi il cinque con la complicità di una occhiata, fermamente convinti che anche se si perde l'equilibrio e si cade, tenendosi per mano, da qualche parte si atterra.

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