Fatacarabina

Fatacarabina

lunedì 25 febbraio 2013

in realtà

in realtà il post precedente comprendeva tutta una parte che ho cancellato, perché sono affari miei.
Comunque questa cosa che mi autocensuro deve finire.

Votare è sperare

Ieri mattina, domenica, giorno di riposo, giorno di elezioni.
Mi sono svegliata con una carica che mi diceva "vai, muoviti, vai a votare e esprimi quello che senti, dillo cosa senti".
Era un pezzo che non andavo a votare con tanta soddisfazione. Al seggio ho trovato i vicini di casa, anche loro mi hanno detto che sentivano una emozione dentro, e la stessa cosa mi han detto alcuni amici, incrociati per caso, all'ingresso della scuola. Abitiamo vicini ma non lo sapevamo, scambio di sorrisi, complimenti inattesi a me, io ho sorriso. Sono andata avanti tutto il giorno  a sorridere. Anche se poi in una discussione sul voto ai grillini mi sono arrivate addosso le parole di Gaber, durissime verso il mio lavoro, e un pochetto mi sono risentita. Perché è facile darci addosso a noi, è facilissimo, ed è pure facilissimo disquisire di come fare o non fare il mio lavoro senza mai porsi il problema di averlo mai provato, ma questo è un altro discorso e quindi tralascio perché è inutile mi sa spiegare meccanismi di quel tipo. Sono andata da mia madre, che non sta bene, e seppure lei ha dolori ovunque anche lei è andata a votare col sorriso.
Insomma ieri si è sorriso tanto a casa mia, anche il cane sorrideva più del solito.
Le preoccupazioni di domani e dei prossimi anni non sono mica svanite, la crisi mica scompare, i soldi mica si raddoppiano ma votare è sempre un bel momento, ci si sente liberi di dire come la si pensa.
Ci si sente liberi di sperare che, dai, sarà diverso.



domenica 24 febbraio 2013

sabato 16 febbraio 2013

Canto che mi è passata

Io non ho mai amato il karaoke, andare nei locali e cantare davanti alla gente, cantare le canzoni melodiche studiate a casa per mesi.
No, io amo cantare così, come mi sento.
Non sono brava, ho solo il senso di capire che quando una canzone mi piace io il senso del canto lo riconosco e la canto quella canzone, magari ridendo, magari biascicando in un orrendo inglese, ma ci provo, mi butto, me ne frego, canto e son contenta.
Mi butto e canto.

Io ho un amico con una casa che è il massimo dell'ospitalità perché ha la stanza per cantare, col seggiolino e due microfoni e nessuno fuori sente e tu fai quel che vuoi. Con gli amici da lui cantiamo un  sacco e fa bene. Si esce afoni ma leggeri.

Poi ho un amico con l'animo da crooner e col pianoforte e quando con lui ho cantato, e chissenefrega di accordi e parole sbagliate, è stato un gran cantare. Vorrei tornare a cantare con lui, ne sento il bisogno.

Poi ho un amico che suona la tromba a modo suo e con lui abbiamo fatto un sacco di cori, anche l'inno dell'Urss, che è diventato il canto amicale come "Nero nero", che ne ho scritto altrove, che sa di seppie in nero e di cheba (galera), concetti molto veneziani.
(Cercate bruttochef su google e ci arrivate al testo e al nesso con le seppie, e se ci arrivate a me fa piacere che sento il coro in lontananza e se volete ve lo registro, prima o poi, tanto "Nero nero" si canta sempre).

Ho cantato anche per amore, nell'ultimo anno tantissimo, blues e Dalla, Dalla e Pink Floyd, gli acuti della Motown che nessuno sentirà mai che fanno schifo all'arcobaleno, ma io ho cantato. Anche Anthony ho cantato, vergognandomi di metter la mia voce vicino a tanta meraviglia.

Canto quando sono stanca, canticchio sarebbe meglio dire.
Mi chiedono se ho paura a dire certe cose di me e io ho paura sempre, ho paura specie da quando ho capito che sono una fata ignorante e a me l'ignoranza ha impaurito sempre più della bruttezza.
Io ignoro, io non so dimenticare.
Vengo invece facilmente dimenticata.
Strano, stavolta avrei detto di no.
Meglio dire avevo sperato.

Ma io ignoro.
E quindi canto.
Canto che mi è passata.


venerdì 15 febbraio 2013

Quel momento


C'è  un momento mentre lavoro, di solito di pomeriggio,  quando smetto di telefonare e discutere e insomma mi ritrovo impegnata solo a raggruppare i pensieri e a scrivere e comincio a picchiettare sulla tastiera e poi mi accorgo che non sono solo io, che siamo tutti là a picchiettare, ognuno con il suo ritmo e modo di essere, (che c'è un modo di essere pure nel battere i tasti), ecco in quel momento lì io adoro davvero il mio lavoro.
E mi manca un sacco il rumore delle vecchie macchine da scrivere.
Perché non hanno inventato una tastiera che lo riproduce quel rumore lì, gioioso?

giovedì 14 febbraio 2013

Balla, ballerino

Oggi si balla con www.onebillionrising.org.
In tutto il mondo, anche a Venezia.
Per dire basta alla violenza contro le donne.
Oggi che è la festa dei cioccolatini, la celebrazione del rito collettivo dell'amore, che sa di plastica.
E non lo dico perché io sono tra quelli che non lo festeggiano.
L'evidenza c'è tutta dopo anni passati a dire che un giorno d'amore di plastica non è romanticismo.
Questa è solo l'ennesima festa creata per farci consumare, è la festa dei fioristi, dei cioccolatieri, delle profumerie, dei gioiellieri. Non è la festa di chi ama, degli amanti.
Amante, colui che ama, è un moto a dare.
Agire spesso complesso, faticoso, a volte anche solitario.

Nel giorno del rito di plastica come non scordare che abbiamo passato mesi e  mesi a dire che non esistono delitti passionali ma solo violenza, che l'uccidere per amore è una copertura all'incapacità di accettare un no, di mediare, di non sfogare sugli altri le proprie frustrazioni.
E allora è giusto ballare, oggi.


mercoledì 13 febbraio 2013

lunedì 11 febbraio 2013

Venga, venga

"Ma lei quante volte viene?".
Glielo ha ripetuto più volte e lei, la signorina mora, poi, a riflettori spenti all'amico giornalista ha spiegato che era "onorata e divertita" più che imbarazzata di quelle allusioni, così pesanti.
Davanti a centinaia di persone, anche suoi colleghi.
"Onorata e divertita", ha detto del siparietto.
Io per lei all'inizio mi sono preoccupata, ho temuto un imbarazzo dovuto al fatto che davanti a uno così, potente, ti viene paura a rispondere per le rime perché temi. Che ne so, hai paura di perdere il posto.
No, ritiro la preoccupazione.
Lei è onorata e divertita.
Non ho capito se è onorata che gli ha fatto firmare un contratto o se è perché ha sentito accanto quello là, tutto ringalluzzito, pompare e farsi i filmetti sul quante volte.
Come se una girasse con sul colletto il numerino. Una, sette, tre lunghe, una extra large, dieci small.
Lui ha dimostrato, pompato dal filmetto autoprodotto, con una ironia tutta ad uso e consumo del potere suo proprio, tutto mi alzo il pene e ti abbasso l'Imu, di non sapere che le donne, se vogliono, sanno fingere benissimo.

domenica 10 febbraio 2013

I pirla

Ci sono gesti, azioni, parole che hanno l'unico scopo di dare forma a quello che sentiamo. Cuore o cervello, non importa chi comanda. I due, talvolta, specie se li hai tenuti a bada con lo scudiscio per un bel pezzo, poi si ribellano e fanno quel che hanno voglia di fare.
Azioni, gesti, parole.
Che hanno la potenza, dentro.
Poi quando, dopo l'impeto, tutto si placa ci si sente dei pirla.
Un poco perché comunque non cambia nulla e poi perché aver fatto, detto, mostrato non rispetta il bon ton dei saggi. Quegli inumani che non fanno mai nulla di non sensato.

Il saggio dice: spegni, click, turn off.
E tu, invece,  sei quello che un giorno, ha sbottato e ha fatto Turn on.
Un pirla della migliore specie.
Tranquilli.

Non finisce il mondo.
Al massimo otterrete di vedere qualcuno con il sopracciglio sollevato per mostrare la sua disapprovazione. Qualcun altro piegherà il labbro per enfatizzare il fastidio.
Li notate? Li vedete? Il sopracciglio sollevato e il labbro piegato? Sì?

Adesso chiedetevi.
A noi pirla cosa cambia?

Ecco, vi siete risposti da soli.

Appunto, nulla.

venerdì 8 febbraio 2013

Il bello delle donne

Possono investire tutto sulla loro intelligenza e cultura, possono macinare libri tanto quanto i colpi sulla spianatoia lavorando il pane, possono saper usare tranquillamente il martello e la carezza.
Poi passano interminabili minuti a bearsi del colore nuovo sulle unghie.
(Sì, sto parlando di me medesima ma la prendevo larga, sperando in un poco di sostegno femminile :D)

Cronachette dall'ignoto

Sto pensando di comperare un bastone, non tanto per proteggermi, quanto per appoggiarmi, che il passo è sconnesso. Nel territorio ignoto mica sai dove poggi i piedi, non hai mappe né conoscenza delle condizioni del terreno. 
La bussola l'ho lasciata sul comodino e senza io non so bene dove sia il Nord. 
Per ora la considero una passeggiata defatigante, l'azione finalizzata al movimento produce una reazione, quella dell'andare. Mi pare già qualcosa.



lunedì 4 febbraio 2013

Buoni propositi

Un bel salto nell'ignoto è quello che mi serve.

Lo capirete solo dopo

Non credeteci, a quelli che vi dicono che sentirete le campane, le farfalle nello stomaco, il duodeno che borbotta, che vi verrà la faccia ebete.
E allora capirete.

Se è amore,  lo capirete solo dopo.
Quando non avrete niente e vi mancherà tutto, quando non potrete parlarne perché siete troppo signori, dentro, per anche solo proferire verbo.
Quando vi costringerete a dimenticare ogni secondo, ogni parola, ogni movimento rotatorio di lingua, ogni sfioramento di dita.
Quando il sentir parlare dell'amore altrui vi vedrà ondeggiare in preda ad un lieve fastidio, come di mancanza di aria.
Quando al racconto di storie che finiscono male non proverete alcun tipo di subdolo godimento ma andrete a sedervi sull'erba. Sulle panchine, no.
Quando la smetterete di star male e penserete che comunque voi, ce l'avete avuto, per un attimo o un secolo chissenefrega,  il grande culo.
Quando ci saranno altre mani che vi sfiorano, altri movimenti arzigogolati di lingue, e voi vi direte, con certezza: tutto qui?
Quando non smetterete di cercarle mani e lingue, perché voi capite.

domenica 3 febbraio 2013

Ah, signora mia

L'erotismo, signora mia.
Nell'era delle catalogazioni facili, da social network, del tutto visto, specie sul fronte porno, delle donne che camminano per strada e si sentono, cinquantenni single e senza figli, indicare come Milf (non parlo di me per questioni di età, stronsi) l'erotismo vive momenti davvero difficili.
Vedo ragazzi vestiti come tronisti senza trono e coroncina.
Vedo donne con le bocche a forma di canotto, senza alcuna volontà di allusione alla Marylin di Dalì. Vedo uomini dai toraci più lisci delle mie gambe a tre giorni dalla ceretta rivendicare la loro eterosessualità con una convinzione che mi fa sorridere.
Gli chiedi perché lo fanno e dicono che è perché vogliono essere puliti.
Non ti lavi, chiedo. Poi cambio discorso.
Vedo donne ammettere che due colpi a uno, antipatico e strafottente, che ha il cognome di una birra svampita e manco l'unghia incarnita del saperci fare di certi ceffi da galera, li darebbero volentieri. Poi, ho notato, sono quelle a cui quella birra svampita piace.
Ho sentito narrare di signore che accettano la depilazione totale (dicono sia una sofferenza, lo dicono le estetiste che la fanno, quindi ci credo) solo perché il marito lo ha chiesto come regalo di San Valentino.
Ti piaci così?, chiedo. Poi cambio discorso.
 Ho visto donne inorridire, come davanti ad un piatto di cacca, ascoltando la lettura di un passo di Tiziano Scarpa dedicato alle mestruazioni della compagna.
Non hai le mestruazioni, chiedo. Poi cambio discorso.
Sento uomini indicare termini inglesi a raffica per narrare serate di sesso, mentre io, che sono sensibile, mi immagino le compagne annoiate e impacciate, che cercano di capire che cacchio vogliono questi qui.
Non so, ho come l'impressione che stiamo andando sempre più verso un erotismo plastificato, inodore e insapore.
Noiosissimo come un piatto di pasta scotta.

sabato 2 febbraio 2013

Fastidio

La parola di queste ore è fastidio.
Mi torna in bocca, spesso, amara.
Le finte io le ammetto solo nel basket, l'unica competizione vera che conosco.
Nella vita, se posso evito. Io.
Fastidio.
Scaccio via la parola con un sorso d'acqua, poi con un bicchiere di vitamina e propoli.
Torna sù.
Ci ho mangiato e riso sopra.
L'ho addormentata e annegata nella doccia.
Niente, provo fastidio.


venerdì 1 febbraio 2013

Notti magiche

www.storpionimi.it diventa grande. Sba ha fatto un gran bel lavoro e io sono contenta per lui e per tutti.
La creatività passa anche di qui, dallo storpiare, plasmare come pongo, modificare le parole.
Significa amarle, le parole.
Di mio ho passato qualche notte insonne, in  passato, per dare una mano.
Notti magiche, passate per lo più a ridere.
E quindi non posso che ringraziarli i balenghi di storpionimi.it.
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