Fatacarabina

Fatacarabina

martedì 30 novembre 2010

Basta poco - 2

E poi la femmina, entrando in ufficio, ha trovato ad aspettarla cinque rose rosse, dal gambo lunghissimo. Ed è rimasta là, con il bigliettino in mano, a fissarle.
Che tra le foglie e le spine, c'è un mondo.

Basta poco

Come oggi che la femmina bussava e piangeva che mi ero messa i gambaletti neri e lunghissimi, sopra il ginocchio. E dopo tanto piangere, che l'ho lasciata lì un pezzo mentre mi truccavo, li ho tolti e ho messo le autoreggenti, sotto i pantaloni di velluto. A lei basta poco.

domenica 28 novembre 2010

The power of love


Dell'amicizia

Quando si è con gli amici, tutto viene più facile. Anche l'emozione, se condivisa, diventa affrontabile. Quindi, questo è per lo splendido quarantenne che ieri sera ha diviso il palco con me per leggere per le schegge di liberazione nella Venezia serenissima, il "sogno del partigiano Saetta". lo ero io, lui era il partigiano. Ci siamo preparati con tanta cura che siamo andati sul palchetto senza manco aver letto una volta assieme tutto il testo. Siamo dei professionisti, noi.
"E se ci viene da ridere", mi ha chiesto prima. "Si ride, poi ripartiamo", gli ho detto. "E se non ci fermiamo?", ha ribattuto. Ecco, non abbiamo riso ma abbiamo saldato la nostra amicizia, su quel palchetto.

mercoledì 24 novembre 2010

Duri i banchi

Allora, io oggi pomeriggio, visto che sono nel mio giorno libero, vado a leggere due cose prese da qui nel mio vecchio quartiere che c'è una iniziativa di donne per la giornata contro la violenza sulle donne.

Poi venerdì alle 18 alla libreria Feltrinelli (eh, sì) del centro Le Barche di Mestre festeggiamo l'uscita di
Mestre per le strade, ventuno racconti su Mestre. Uno l'ho scritto io, che ho avuto questo colpo di fortuna che l'ho scritto e mi hanno pure detto di sì.

Poi sabato, se trovo coraggio, vado a leggere per la Venezia serissima in campiello delle Erbe a San Polo, che sarà una cosa figa perché ci sono quelli che vengono citati da Benigni e i barabbisti con il Many, quello a cui un giorno ho detto che per leggere ci doveva avere un blog e allora lui ha tirato su un casino pazzesco.
Insomma, io scaldo l'ugola e intanto mi ripeto, come un mantra, duri i banchi. Che serve sempre.

martedì 23 novembre 2010

Piccole soddisfazioni

La dottoressa che mi apre la porta dello studio e mi ringrazia a voce alta. "Che bello veder entrare qualcuno qui dentro con un bel sorriso stampato sulla faccia. Grazie! Se ne è accorta che la gente non sorride più?".

Non poteva che esser lei, la mia dottoressa.

domenica 21 novembre 2010

Rabdomanzia

C'è 'sta cosa della noia, che a me viene quando non posso fare quel che voglio. E può capitare per tanti motivi. Ma quando arriva la noia io son là stupita a veder come reagisco, che la noia io la immagino come una gabbia e io se ci finisco dentro beh divento una tigre imbestialita, che scavo il solco da quanto vado avanti e indietro. E mi piace quando sono così perché mi vedo io che non sono una che si è annoiata così tanto da farci l'abitudine a quella sensazione lì. Che non è la malinconia, che è cosa bella alla fine anche se fa star male.
E allora, dicevo, io quando sono nella gabbia della noia mi immagino tutte le vie di fuga possibili e trovo sempre qualcosa da fare così la gabbia sparisce, io torno gatta dentro e il mondo si riequilibra attorno al mio semicerchio (*). E' quando ho il cuore annoiato che va peggio, che a lui piacciono le emozioni e se finisce che si sente solo un muscolo si mette a far la gara con la pancia, che però è molto più intelligente di lui. Che il cuore è uno per bene, si sa, ma la pancia è la rabdomante che sa sempre dove andare.

Non ci credete? Provate a farvi venire la gastrite a frequentar gente dimmerda e poi ne riparliamo.

* che chi ha letto mai questo blog forse faticherà a capire...ma non importa.

mercoledì 17 novembre 2010

Che a me riflettere non fa poi tanto bene ma ho la fortuna che poi mi passa

Riflettevo oggi che tutti gli uomini che ho amato e che mi hanno, spero, non so, non ne sono certa, amato, in un determinato momento, di solito dentro il letto, mi hanno detto che io sono una tutta matta.
Io a queste cose non ci penso mai, poi stamattina una persona me lo ha detto, che sono matta,  ed è stato un flash, come quando le caselle del domino cadono una dietro l'altra,  e io me ne sto rannicchiata su una seggiola per non toccar niente, non interrompere la caduta e vederlo 'sto disegno che vien fuori dopo la caduta delle caselle.
E io ho pensato che a me, il disegno sarebbe una scritta a ghirigoro: sei tutta matta.
Poi prima un commento me lo ha ricordato di nuovo e il ghirigoro mi è tornato in mente, che poi quel pensiero io me l'ero dimenticato e nel silenzio in cui sono stata così bene si era perso.
E non sono neanche stata a chiedermelo se è bene o male. E'.

venerdì 12 novembre 2010

Fai merenda con...

La morale è sempre quella, paraponziponzipò
Ogni volta che agisco di slancio, senza star là a farmi le pare, mi schianto su una vetrata.
Vado a far merenda. :)

giovedì 11 novembre 2010

Cose belle successe oggi

Segnarle serve, diceva mia nonna. Che è quella che diceva anche che è verissimo che chi ama resta giovane perché far l'amore è l'unica cosa che ferma il tempo e fotte quello che sta lassù (mia nonna lo diceva in dialetto)

La lista di oggi:

1)  Mutande nuove!!!

2)  Nebbia scomparsa e sostituita da un pallido sole ( sempre meglio che niente se sei meteoropatica)

3)  Arrivata al lavoro, trovato plico portato dal postino. Con all'interno libro, con dedica del mio poeta preferito. Ululata di ringraziamento (spero si sia sentita fin lì)

4) messaggio ironico perché sclero ma resto simpatica, evidentemente ( e son felice).

5) inatteso complimento, roba forte.

( continua...)

Onirica

Stanotte non ho fatto altro che sognare baci. Roba seria, non sbaciuk finti.
Stamattina sul tavolo, in cucina, ho trovato un biglietto di Arturo.
Vuole il divorzio.
( solo a me poteva toccare un pupazzo geloso)

mercoledì 10 novembre 2010

Tutta colpa della pioggia

Piove di nuovo, cazzarola, e per una meteoropatica non è il massimo. Solo una cosa serve quando piove.

E allora stavo prendendo appunti e il cervello si è messo a fissare la pioggia e  ho finito con il segnare sul foglio i miei difetti.
E poi ho riletto e mi sono messa a ridere.


"Io sono
curiosa
puntigliosa
alla ricerca continua di stimoli
e complimenti
e sorrisi
Io sono
fastidiosa
umorale
sperimentatrice
strafottente
Io sono fragile.
Una che nasconde benissimo
che ha paura
che ha eccessiva forza
che mostra solo se vuole
Io sono ormone".


Il no è perfetto

Lui: ti posso baciare?
Lei: ok. Bon, bacio della buonanotte. Ecco la guancia.
Lui: no lì. Posso scegliere?
Lei: hmmmm
Lui: sulla bocca
Lei: no
Lui: perché?
Lei: perché no.
Lui: ah beh...
Lei: no.
Lui: hmmmmm
Lei: bon, notte

lunedì 8 novembre 2010

Aguasso

A me piacciono le parole veneziane, che sono così piene di s e di r che mentre le pronunci ti pare di star lì a scriverle, su un enorme foglio bianco, con la bella calligrafia. Quella che io non so fare. Talvolta sogno di scrivere con una bella calligrafia, poi mi sveglio.
Talvolta sogno che mi sveglio e Venezia è un'isola dei Caraibi, mi ricordo che una volta avevo visto una bellissima pubblicità di piazza San Marco, che al posto dei colombi, ci avevano messo centinaia, che dico, migliaia di pappagalli colorati. E insomma, io talvolta sogno che Venezia  è un'isola, che già lo è, tutta, e che si trova ai Caraibi.  Poi mi sveglio.
E c'è l'aguasso. Che è una condizione dell'animo, mi pare, soprattutto. Perché siccome alle parole i veneziani alla fin fine ci danno il sentimento che vogliono loro, l'aguasso che vorrebbe dire la rugiada, il che presuppone che ci sia già freddo, lo usi anche quando c'è vento di scirocco e ti pare di star ai Caraibi e invece vivi nell'umido dell'aria e dell'acqua, che son giorni che non smette di piovere qua, e se smette c'è scirocco e umido, e dopo la pioggia dall'alto, c'è quella dal basso, l'acqua alta e sei sempre in mezzo all'aguasso, alla fine. Se sei meteoropatico a Venezia, non importa se di qua o di là dal ponte, c'hai l'aguasso dentro.

venerdì 5 novembre 2010

Dolci risvegli

Stamattina mi sono svegliata sorridente, sono andata in bagno, mi sono seduta là dove arriva il primo pensierino del mattino, e ho cacciato un urlo. Che avevo una cimice che mi passeggiava addosso e mi mollava addosso le scoreggine. Ho cominciato a correre per casa per toglierla, che mi pareva di averne non una ma dieci addosso, tutte lì, intente a mollar scoreggine sui miei pensieri mattutini. Poi nell'atto di liberarmi ho urtato un piatto sulla credenza della cucina e quello è caduto a terra e ho cominciato a saltellare, che ero a piedi nudi, e avevo paura di farmi male con le schegge della ceramica, che ovviamente erano finite ovunque, e saltellando, mi è tornato il male alla gamba, che l'altra sera, nell'irruenza della pallacesto, son volata coi piedi dentro la sacca dei palloni, e ho fatto una scivolata sulla schiena che manco nelle migliori comiche. Saltellavo e avevo male, ma ero libera dalla cimice, che era una, puzzona, non dieci.

mercoledì 3 novembre 2010

Di pisciate e radar

Partiamo dall'inizio, dall'odore della carta. Datemi della pazza nostalgica ma la prima cosa che ho fatto è stata annusarlo. Poi l'ho toccato, dopo sono andata a vedere a che pagina ero.
Ma per prima cosa l'ho annusato.
Poi l'ho toccato. Bello: è fatto di carta buona. Sì. Poi mi sono letta ed è stato come leggermi per la prima volta. Poi mi sono messa le mutande nuove, che mi sono pisciata addosso.

Poi sono andata a vedermi tutti i nomi, 21. Un collettivo, insomma. Anche se ognuno ha lavorato da casa sua con il tramite, unico, di Massimiliano Nuzzolo. Che mi sopporta, ed è già un gran merito questo.
Che è uno che sgobba e con i lavori di gruppo e no-profit ci ha preso pure gusto. Perché mentre faticava su questo, lavorava anche a questo

Anche questo ve lo consiglio, che c'è gente davvero brava che sa scrivere e poi la musica è un gran bel fare. E' un radar, appunto.
E adesso torno a far pipì. Cià


 

Ritratti di famiglia



 F. Corcos "ritratto delle signore Caterina Grassi e Bianca Bignami" ( grazie Domiziano . tramitehttp://friendfeed.com/ilfeedd...)


lunedì 1 novembre 2010

E questo lo scrivo io, e questa è casa mia

Non scriverò che sono figa, che sennò ho amici che pensano che lo scrivo perché in realtà non lo penso. Non scriverò neanche che non lo sono, figa, che sennò ho amici che pensano che uso la mia autoironia solo perché lo penso che non lo sono.
Ho appena letto un bel post della Lindalov e mi sorprendo sempre a pensare come ci si possa sentire in sintonia con una persona che mai si è vista in faccia. La faccia è importante, dice un sacco di cose. Anche se la bocca sta muta. E' questo il bello di tante persone, che hanno facce che dicono. Anche se han la bocca muta. Ma non c'entra niente, adesso questo discorso qua. O si...
Sono partita da lì, dalle sensazioni che mi ha dato quel post, che c'è un libro, dentro, che amo, e parole che accompagnano chi legge e una voglia d'amore che si ferma e cioccolata e cinema.
Io ci ho visto soprattutto la voglia di farsi bene. Che è lì, dove sta lei, e pure qui dove sto io. A chilometri di distanza. In questo posto, che è casa mia, senza muri. O in un sms che viaggia, improvviso, per dire "Ti voglio bene".
Io qui sono rimasta muta per giorni. Zitta. Me lo sono imposta. Perché quelli come me a volte rischiano di dire troppo, specie quando si fanno male da soli, e le parole io le rispetto e se suonano come un troppo, io sto male. E' che quando amo e mi accorgo che lo faccio da sola, poi l'atto finale lo posso scrivere solo io.
Per settimane sono stata dentro una cascata che mi sono dovuta lavare via da sola, annegando per tutta l'acqua che mi sono tirata addosso e mi sono pure screpolata la pelle.
Sono ancora tutta bagnata ma so respirare da sola.  
E adesso vado a farmi una cioccolata con panna.
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