C'è un sottoportico a Venezia dove la volta è piena di gomme da masticare, lasciate lì da chi è passato negli anni. Ci cammini sotto e le vedi, le cicche. Gomme alla menta, alla fragola, per denti bianchi o succose che ci hai fatto i palloni con la bocca per mezz'ora.
Mi è tornato in mente mentre mi chiedevo se esiste un paradiso non solo per i calzini spaiati ma anche per gli affetti andati a male, quelli che sono inciampati nelle incomprensioni o nell'indifferenza. I ti voglio bene e i ti amo che si sono nascosti troppo e sono rimasti soli. O quelli che hanno urlato di gioia ma hanno avuto a che fare con i sordi. E poi gli affetti che, come le gomme da masticare, li mastichi finché sono dolci e poi li attacchi al soffitto e te ne vai quando ti lasciano in bocca il gusto della gomma. Ci vorrebbe un sottoportico anche per loro, passi e lasci l'affetto orfano, integro o mangiucchiato che sia, attaccato alla volta. Almeno tutti assieme, si sentirebbero meno inutili
"È vero, zio Stojil, ho visto una fata che ha trasformato un tizio in fiore." "Meglio così che il contrario," risponde Stojil senza togliere gli occhi dalla scacchiera. "Perché?" "Perché il giorno in cui le fate trasformeranno i fiori in tizi, la campagna diventerà infrequentabile."
Fatacarabina
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