-Ciao.
-Ah, sei tu, che ci fai qui?
- Passavo.
- Sì e io ti devo credere, vero?
- Ti dimentichi che siamo amiche da anni. Sei maleducata a salutarmi così.
- Posso dire? Mi sarebbe piaciuto salutarti da lontano, mica rivederti qua ad alitarmi sul collo. Ci ho messo due anni a dimenticarti.
- Cavoli, che accoglienza...E io che mi sono messa anche la maglia verde acido, mi sono preparata i capelli, ho le unghie dipinte. Per festeggiare il ritorno...Che era un pezzo che non mi chiamavi, e così mi sono preoccupata.
- Te non ti preoccupi di niente, mia cara. Te arrivi sempre senza invito e mi sconquassi come fossi una barchetta di carta nel laghetto dei pesci rossi. Solo perché così tu puoi dimostrare che sei più forte di me.
- Beh, quello lo sai. Ti faccio vedere le cose come vanno viste.
-Appunto, e io invece voglio vederle a modo mio. Non perché arrivi tu a farmi trattenere il fiato.
- Scusa, ma tu hai paura. Lo sappiamo. E collezioni figuracce...lasciatelo dire.
- Certo che ho paura, ma preferisco non aver a che fare con te. Tu mi fai trattenere il fiato e nascondermi.
- Se hai paura è perché sai perfettamente che sei una debole. E questo non è bene.
Ti aiuto a infilarti il cappuccio,così puoi battere i denti senza che nessuno ti veda. Che lo sai che battere i denti non è cosa che va bene.
- Non è di moda insomma aver paura?
- No, assolutamente.
- E la questione è che gli altri, la gente, può pensar male di me.
- Ovvio, l'importante è l'impressione. L'immagine che si offre di sé deve essere vincente. Per tranquillizzare. Sorridere, essere vincenti, rasserenare.
Lo sai fare da sola? Noooooo.
- Invece io so fare cose che tu non sapresti mai fare.
- Bella questa, sentiamo...
- Io so abbracciare. Ma non un abbraccio di quelli secchi, cara. Io quando abbraccio, cingo e scaldo. Tu questo lo sai fare?
- Io, ehm, ...non mi ha mai abbracciato nessuno. E si stropicciano i vestiti.
- Beh, per quello io non sono mai stirata. Ma sono una abbracciata.
Anche se ho paura. Come la mettiamo? Anzi, vuoi che proviamo, io e te? Non ci vede nessuno.
- Ehm, non so.
- Dai, ci proviamo. Lasciami fare.Ecco, ti sto abbracciando. Togli quel cappuccio che nascondi dietro la schiena. Via, buttalo via. Non mi serve per abbracciarti.
- Ok, lo butto. E sto ferma.
- Sì e adesso allarga le braccia pure tu. E stringimi.
- Va bene.
- Come ti senti?
- Calda e stropicciata.
- Non sei alla moda, eh!
- Oddio, non raccontarlo a nessuno, per favore.
- Va bene, adesso smetto.
- No, per favore. Restiamo così ancora un attimo.
- Ci prendi gusto, maledetta ?
- No, è che mi sento sola.
- Capita anche a me, non preoccuparti. Poi passa.
"È vero, zio Stojil, ho visto una fata che ha trasformato un tizio in fiore." "Meglio così che il contrario," risponde Stojil senza togliere gli occhi dalla scacchiera. "Perché?" "Perché il giorno in cui le fate trasformeranno i fiori in tizi, la campagna diventerà infrequentabile."
Fatacarabina
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