Fatacarabina

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mercoledì 25 luglio 2012

Piccole cose senza alcuna importanza

E allora diciamocelo: i blog  personali, come questo, sono spazi  in cui ognuno ci mette un pochino quello che gli pare, dai pensieri agli sfoghi, alle impressioni, alle analisi.
Sono un diario, di quelli che facevamo al liceo, pieni zeppi di parole, poesie, prime tracce ormonali, i primi patimenti. Di quelli che poi mamma e papà andavano a sbirciare di nascosto per capire come vivevamo la nostra adolescenza.

Poi siamo diventati grandi e i patimenti mica sono finiti e abbiamo scoperto i blog, che ci scrivi dentro, magari resti anonimo pure, e nell'anonimato fai un pochino quello che ti pare. A sbirciare ci vengono sconosciuti, per lo più.

Quella dell'anonimato è tecnica nota al mio dna veneziano, perché in tempi di Serenissima, si sentivano liberi, uomini e donne, proprio così, nel volto nascosto dietro ad una maschera.

Col blog puoi anche non averla la maschera.
Ma ti serve la libertà...
Aspetta, ripeti. Libertà, che parola grande, che riempie la bocca. Prova a sillabarla...Non senti come ti riempie tutto anche solo a pronunciarla?
Libertà, sì.

Di dire quello che vuoi, senza mai porti manco per un secondo il quesito se quello che dici cambierà la tua vita, ti farà arricchire o cambierà la vita degli altri.
Il punto, non è sentirsi qualcuno, ma esserlo.
Ecco,  chi ha un blog, alla fine, è solo un qualcuno che si esprime, che fa sentire la sua voce, e magari in ufficio nessuno saprebbe manco riconoscerlo dalla sola intonazione della voce.
E' tutto qui, non diamogli pesi maggiori al dovuto.
Non siamo star, se non sotto il nostro portatile riflettore personale.
Tiriamo un bel sospiro di sollievo? Sì, dai.

Se hai culo attraverso i blog ti fai amici, e io me ne sono fatti, amici in carne ed ossa, belli, bellissimi, normali. Come? Sì, normali. Sono belli proprio per quello.
Penso che ancora qualcuno me ne farò, di amico nuovo.

Quello che volevo dire, alla fine di questa tiritera, è che il blog non ci regala la notorietà, ci rende a volte esibizionisti, a volte sperimentatori.
Meglio la seconda della prima, a mio avviso, e infatti io alle storie ci tengo e non dico gli sbattimenti che sono solo miei, ma anche io sono, nel mio piccolo, una esibizionista, lo ammetto, quando butto qua i miei pensieri, i patimenti, i sorrisi e i mugugni.
Non è cosa di cui vergognarsi.
A volte è difficile farsi capire da chi legge ma siccome oramai non commenta quasi più nessuno, il problema alla fine ritorna alle proporzioni normali.
Non credete?
E allora, tanto vale viverla sereni.

Ci sono blog che mi vado a leggere come fossero un antidoto alla mediocrità quotidiana, uno su tutti, Guido Catalano ( non servono link al più bravo poeta in circolazione, se non lo conoscete comunque lo trovate nelle animelle di questo blog).
Ci sono blogger che leggo perché sono amici e mi pare, leggendoli, di abbattere le distanze ed essere seduta accanto a loro, in cucina, a bere il caffé.
Ci sono persone che scrivono e non conosco affatto e mi piace come pensano, e morta lì.
Ci sono persone che leggo e non vorrei mai incontrare manco morta.
Ci sono persone che oggi sono necessarie alla mia vita.
Ci sono persone che lo sono state e che oggi sanno rimettere, con poche parole, in moto il mio cervello quando si paralizza.
Semplice, no?

2 commenti:

Mitì ha detto...

Parole sante, pulìn. Parole sante :-*

Anonimo ha detto...

La pochezza di commenti secondo me è un valore. A volte il silenzio può significare zero lettori o zero attenzione. Ma anche cento lettori che non sentono il bisogno di aggiungere qualcosa.
Vedo che gli articoli di tantissimi colleghi celebri, tipo Gramellini, Crosetti e Grillo, seguiti da centinaia di commenti che però non sono commenti: sono quasi sempre flash istintivi, scarabocchi privi di cura, concetto spesso illeggibili, talvolta stupidi e volgari tout court.
E allora evviva il silenzio di chi legge. (matteo)
(Spero che questo commento sia l'eccezione che eccetera eccetera)

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