Fatacarabina

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sabato 21 luglio 2012

L'esercizio della bellezza

La bellezza ci salverà e ci renderà migliori solo se sapremo sempre stupirci di averla davanti.
Vivere costantemente nel bello può diventare una trappola.
Per questo, io credo mi piace vivere dove sto.
Io non vivo nella Venezia da favola, città stupenda e unica, città museo. Io vivo al di là del ponte, nella città che è la stessa ma diversa, che per troppi anni ha convissuto con il brutto.
E' come vivere in una città che è, in un corpo solo, bella  e bestia.
Vedere il bello al di là del ponte pare quasi ovvio, il cervello lo alleno cercando tracce di bello al di qua.
Difficile, ma non impossibile.
Mi sta prendendo la passione del paesaggio, ultimamente. Forse tornerà utile.

Ma l'esercizio è fondamentale.
Perché altrimenti si rischia quel problemino, segnalato da Tiziano Scarpa, di cui ho appena finito di rileggere  "Venezia è un pesce".

"I poveri occhi veneziani assorbono la radioattività estetica, altrimenti detta pulchroattività. Il radium pulchritudinis li fiacca, smorza ogni slancio vitale, li intorpidisce, li deprime".

Ha ragione, a vivere costantemente nel bello poi non ti accorgi più che ce l'hai davanti e cadi vittima della radioattività estetica, che  è un pochino dire che ogni cosa attorno a te ti pare illuminata ma se te ne accorgi costantemente va bene; se ti dimentichi dell'illuminazione, allora, iniziano i problemi di slancio.
Io che vivo al di là del ponte forse riesco a salvarmi dall'intorpidimento quotidiano, perché non ho il bello fronte occhi ogni secondo, ma questo non mi esonera affatto dal cercare quotidianamente tracce di bello per tentare di essere migliore.

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