Fatacarabina

Fatacarabina

giovedì 15 gennaio 2009

Il pianista

L'ho notato dalle finestre della locanda, mentre fumavo una sigaretta sotto la pioggia. Occhiali scuri, le mani che scivolavano sui tasti leggere, la testa che ondeggiava. La musica del locale non andava a tempo con le sue dita. Allora, sono rientrata nella locanda. Colpevole la mia solita curiosità, sono arrivata a pensar che fosse un pianista cieco.
Lui stava in una saletta vuota, a fianco del salone di ingresso a cui si accedeva girando a sinistra, una volta arrivati al bancone. Nel ristorante oramai c'eravano solo noi, gli ultimi irriducibili tra i commensali, e i due titolari. Voglia di andarsene, saltami addosso. Gli amici erano intenti a discutere con l'oste di alta qualità alcolica. Lui, il pianista, invece, se ne stava da solo, lontano anni luce dai nostri discorsi sui distillati di birra di Capovilla.
Il jazz usciva dalle casse dell'impianto audio, con una ottima qualità , ma lui al pianoforte suonava una musica tutta sua, scivolava con le dita sui tasti, poi abbassava la testa fino ad appoggiarci la lingua, di scatto sollevava la gamba sinistra con una smorfia del viso che testimoniava la tensione del suo corpo, l'impegno nell'esser tutt'uno con il piano, forte della sensazione di esser davvero l'autore, il creatore, della musica più bella mai suonata al mondo, in quel preciso istante. I capelli neri, il corpo imponente, le mani sottili.
Gli occhiali con le lenti scure, indossati nella penombra per impedire al mondo, e a me, di vedere i suoi occhi. Ma la bocca e il corpo parlavano comunque per lui. Era come se il pianoforte fosse una bella donna e lui la stesse assaggiando, suonando, toccando, assaporando, provocando, tastando, sentendo, in quel preciso istante, con una insolenza verso il mondo circostante che meritava un applauso a scena aperta. E invece io nella stanza vuota, intenta a veder quest'uomo far l'amore con il pianoforte, suonando una musica tutta sua , incurante del sottofondo di free jazz, ho dovuto applaudire solo con il cervello di fronte a tanta, sfrontata, sincera, libertà. Vergognandomi anche un pochino di aver sbirciato dall'ingresso quell'amplesso sonoro, profondo, vero.

4 commenti:

vix ha detto...

l'applauso col cervello mi piace assai.
e te lo rifaccio.

fatacarabina ha detto...

Io ho solo ascoltato...e raccontato

chamberlain ha detto...

complimenti per la fotografia. è all'altezza di tutto quanto ci sta sotto.

Anonimo ha detto...

applausi anche da qui
:)

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