Ieri sono andata da Billy, il libraio. La sua è la libreria più bella della mia città. Entri e senti l'odore dei libri, la gente gira tra gli scaffali con il sorriso. E Billy e il suo collaboratore sorridono pure loro, anche se sopravvivere alla vicinanza del colosso, la grande catena del centro commerciale, immagino sia tutt'altro che facile.
Cercavo due libri, li ho ordinati perché erano in ristampa. Billy non mi ha neanche chiesto il nome. "Mi ricordo io", mi ha detto. Ecco dove sta la differenza con le grandi catene: certo le enormi librerie sono comode, trovi tutto, anche i dischi e il materiale figo di cancelleria, ma la commessa di turno non avrà mai la possibilità di dirti "Mi ricordo io". Ecco un altro motivo per cui amo le librerie, piccole e piene di libri, gestite da uomini e donne che credono davvero nel loro lavoro. Loro di te, che magari entri solo una volta al mese, si ricordano. Quindi non sei un cliente qualunque, sei uno dei loro clienti. E la tua faccia se la stampano in mente. Non sei un estraneo consumatore di pagine. Sono andata via con un libretto piccino che mi stava nella tasca del cappotto. "L'uomo che mangiava i poeti" di Alda Merini.
"Mangiare una madre è pericoloso,
come per un editore è molto pericoloso
mangiare i poeti".
"È vero, zio Stojil, ho visto una fata che ha trasformato un tizio in fiore." "Meglio così che il contrario," risponde Stojil senza togliere gli occhi dalla scacchiera. "Perché?" "Perché il giorno in cui le fate trasformeranno i fiori in tizi, la campagna diventerà infrequentabile."
Fatacarabina

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1 commento:
il tuo libraio di fiducia o abituale-anch'io ne ho uno da una decina d'anni - è come se ti avesse visto nudo.
infatti una delle tre persone con cui tratto lì dentro, una donna, mi fa sempre gli occhi dolci.
ma forse è per lo sproposito di soldi che le ho lasciato (lei è una delle proprietarie).
quello che invece mi fa le ricerche, gli ordini e cui chiedo consiglio, mi ha detto che sono bulimico - librariamente parlando.
ma il libraio che preferisco - anche se sta molto fuori mano - è un amico, persiano, un darwish importato a roma da decenni, che ogni volta che vado lì a cercare qualcosa mi racconta qualche meravigliosa storia su Rumi e Shams che mi fa venire i lucciconi. e poi ci fumiamo una sigaretta insieme, lì dentro.
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