Non faccio nulla scrivendo quel che sto per scrivere che chi mi ama non sappia già. Nella mia famiglia di questo si parla da tempo, e siamo tutti d'accordo. Sappiamo cosa dobbiamo fare, uno per l'altro. Per rispettare le scelte di ciascuno di noi. Ma ora che assisto, con l'unica possibilità dell'indignazione, all'orribile teatro messo in scena per impedire ad Eluana Englaro di andarsene, come lei e la sua famiglia hanno sempre voluto, è per me una necessità dire chiaramente quello che voglio. Perché nessuno possa dire di non sapere. Perché nessuno possa parlare di omissione di soccorso. Perché nessuno possa più neanche sussurrare che una persona in simili condizioni potrebbe procreare.
E voi tutti che leggete, ne siete testimoni. Come lo sono i miei amici e parenti.
Se sarò, un giorno spero molto lontano, ridotta ad un essere vegetale, non voglio essere tenuta in vita da alcuna ventilazione, alimentazione artificiale, o macchina che ci sia. Voglio che mi lasciate andare. Nessuno si preoccupi, non sarà un omicidio, sarà invece un bel modo di aiutarmi a sorridere ancora.
Perché non posso immaginarmi costretta in un letto, con il cervello nullo, le piaghe da decubito, gli occhi spenti, la bocca che non si apre. Non sarò io quel corpo inanimato, non ci sono rigurgiti che tengano che possano dire che quella sarebbe una vita che merita di essere vissuta. Non perché lo dice la morale o la religione altrui, ma perché sono io a dirlo. Preferisco anche che chi mi ama non soffra vedendo il mio cervello e il mio corpo ridotti in quegli stati.
Preferisco essere ricordata, più che tenuta attaccata, mio malgrado, ad un respiratore che allungherà solo la mia agonia. Della mia vita, voglio scegliere fino in fondo, come sto facendo oggi, che sono sanissima e nel pieno delle mie facoltà mentali. Io mi amo mentre amo, mi amo mentre ballo, mi amo mentre sorrido, mentre corro, mentre passeggio. Mi amo mentre scrivo in questo momento, mentre regalo un bacio o un sorriso a chi desidero, mentre conforto chi sta male, mentre scappo da chi mi fa del male, mentre regalo una carezza, preparo una cena o la valigia per partire. E voglio amare, parlare, stringere, toccare, dare. Io sono questo oggi, un essere che vive, che sente, che prova, che desidera. Se non sarò, un giorno, più nella possibilità di dire una parola, muovere un dito, fare un movimento con l'occhio, voglio esser lasciata libera di andarmene. Dove? Dove voglio io, per correre, amare, gioire di nuovo.
Chiedo, insomma, solo una cosa: che la mia scelta venga rispettata dal mondo che mi circonda come viene rispettata da chi mi conosce e mi ama.
Questo è il mio testamento biologico,
in fede della Costituzione italiana
Mitia Chiarin
"È vero, zio Stojil, ho visto una fata che ha trasformato un tizio in fiore." "Meglio così che il contrario," risponde Stojil senza togliere gli occhi dalla scacchiera. "Perché?" "Perché il giorno in cui le fate trasformeranno i fiori in tizi, la campagna diventerà infrequentabile."
Fatacarabina
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4 commenti:
che tu possa non aver mai bisogno della mia testimonianza.
Testimone e vicina, ti bacio
grazie tesora. Bisogna dirle certe cose. E' un dovere
grazie per questo inno alla vita, per la tua innamorata difesa dei tuoi/nostri diritti..
è un dovere dirle forte, certe cose, perché questa è la battaglia di tutti..
ciao
Ho scritto, molto più brevemente e meno incisivamente, la stessa cosa io sul mio blog.
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