Fatacarabina

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venerdì 19 dicembre 2008

Supereroi

Quando l'ho vista, la madre Superiora, mi era sembrata un enorme catafalco nero, che mi ricordava quel telefilm in replica che in tv mamma non mi lasciava guardare, Belfagor, perché faceva troppa paura. Tutta nera con quella faccia bianca senza sorrisi , mi sovrastava con un cipiglio duro, che non aveva nulla a che fare con i sorrisi che avevo lasciato a casa. Per un attimo pensai che mi avrebbe incenerito. Mi sedetti al banco e presi le matite colorate con la mano sinistra. Lei si fece il segno della croce, un gesto scaramantico anti-mancini che io capii solo dopo, alle elementari. La compagna dietro di me, mi tirò i capelli e mi disse lievemente: "Dopo ti picchiamo Silvia, sei la bambina antipatica con i capelli rossi che mi ha fatto cadere alle giostre". Io ero allibita: non mi chiamavo Silvia ed all'epoca ero quasi bionda tedesca, comunque di certo non rossa di capelli. Le prime due ore passarono veloci, io che mi tenevo lontana dalle bimbe che volevamo picchiarmi e la Superiora che ogni due minuti veniva a spostarmi la matita colorata dalla sinistra alla destra e io che resistevo, tornando ad usar la mano preferita e lei che accompagnava l'inutile tentativo con un segno della croce sconsolato. A pranzo uscii in giardino con gli altri. Rimediai uno scoppellotto e quattro calci dalle compagne tanto solerti nel punirmi per colpe non mie ed una serie di strattoni grandiosi della Superiora quando mi ritrovò attaccata alla fontana, intenta a divorare a strappi il fazzoletto di cotone bianco, urlando che volevo la mamma . Piangevo con una produzione di lacrime otto volte superiore allo zampillo della fontanella dell'asilo. Caddi stremata in refettorio al momento del pranzo, quando dopo la pasta al burro, arrivò la terrificante mela cotta. L'odore ancora oggi mi fa accapponare la pelle. Non feci il segno della croce, per non lasciar il fazzoletto sbranato e rimediai un altro ceffone dalla Superiora. Che poi , stanca anche solo di vedermi in lontananza frignare come un cagnolino abbandonato, mandò la bidella a chiamar mia madre. "Se la porti a casa, per favore", fu l'invito della suorona quando lei arrivò, tutta trafelata. Quel giorno , l'unico passato in un asilo, io ho amato la mia mamma, come si amano solo i supereroi dei cartoni animati.

1 commento:

Anonimo ha detto...

nuuuuuuu
l'asilo dalle suore no!
Io ho subito la scuola cattolica più in là con gli anni (ma la scuola cattolica ha subito un po' anche me... :D)

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