Fatacarabina

Fatacarabina

domenica 2 novembre 2008

Lettera ad un amico mai morto

Come si inizia una lettera come questa? Con un Ovunque tu sia? No, con te preferisco non prenderla troppo alla larga.
Amico, mi manchi.
Sì, lo so. Non vado in chiesa a pregarti, non vengo al cimitero a portarti un fiore
da tempo. Lo sai benissimo, che la mia non è dimenticanza o menefreghismo. E' solo che a vederti dietro una lapide di marmo non ce la faccio. Come non ce la facevo anni fa. Non credo tu sia in Paradiso, non credo manco sia giusto andare a pregare all'interno di una chiesa, visto che non credo.
Piuttosto se devo immaginare dove tu sia adesso, ti vedo in qualche isola dei Caraibi ad organizzare feste in maschera, servire cocktail e bruciarti al sole, specie quello delle passioni amorose.
Il punto è questo: anche se stai da anni sotto un cumulo di terra, per me non sei mai morto. Sarà stato tutto il divertimento che la vita nei nostri vent'anni di amicizia ci ha regalato. Sarà stato che sei andato via così in fretta che ci ho messo anni ad abituarmi e solo quest'anno ho eliminato il tuo vecchio numero di cellulare dalla mia agenda sul Blackberry. Sarà che mi sarebbe tanto piaciuto avere una mail a volte a cui scriverti, ogni tanto, per raccontarti come me la passo senza di te. Sarà che basta sentire il suono di un clarinetto perchè tu mi venga in mente.
Non dimentico niente, me lo dicevi che era un mio vizio.
E allora sappilo, sei ancora dentro di me.
In un modo diverso, certo, ma ci sei. Ti assicuro, non ti scrivo per riempire questo schermo di lacrime e pensieri tristi.
Il bello è che adesso, quando ti penso, e capita spesso senza un reale motivo, mi viene da sorridere. Penso agli scherzi impietosi, le corse in bicicletta, i segreti inconfessabili che ci raccontavamo ascoltando le canzoni di Mina. E poi le feste a casa tua con un quintale di cibo a disposizione, le birre e le angurie riempite di rum che alla fine, svuotate, finivano immancabilmente in testa a qualcuno. Ti ricordi, vero? Quel qualcuno il più delle volte ero io.
O gli scherzi in pizzeria con le scarpe che volavano sul tavolo vicino. Ridi, ancora? Sì, le scarpe erano sempre le mie. Mannaggia.
E poi i viaggi con la banda, nel disperato tentativo di azzeccare per tutta una canzone l'accordo giusto. Impossibile, lo sai.
E la gita a San Luca a Bologna, con te che mi riempivi da testa a piedi di margherite. La spiaggia al Lido ed io che ti facevo bere litri d'acqua salata.
E la rabbia per i tanti stronzi che incontravamo sulla nostra strada quando da ragazzini abbiamo cominciato a crescere, scoprendo il sesso e l'amore.
Poi la tua partenza, il lavoro a Milano. Stavamo diventando grandi, eravamo pieni di sogni e speranze. Io e te lanciati a costruirci una carriera. Mi chiamavi Mimì, lo facevate solo tu e mia madre. La chiamo ancora con il soprannome che le hai dato tu, la Presina.
Tu combinavi i tuoi casini amorosi, io qui mi incasinavo alla grande con gli uomini che ho amato o creduto di amare. Poi un giorno, te ne sei andato. Era il 14 febbraio, San Valentino, ed io da allora non riesco a non pensare che per me la festa dell'amore è il giorno della tua perdita.
Il tempo ha messo a posto le cose. La rabbia per la tua partenza ha finito con il lasciare il posto alla pace, al sorriso. Se te ne sei andato non è colpa nè tua, nè mia o di altri.
E soprattutto andarsene non significa morire.
Sei morto solo se nessuno si ricorda più di te.
Mi vien da pensare che qualche volta, sulla tua spiaggia caraibica, mentre ti fai massaggiar la schiena e commenti, sardonico, la bellezza di un bicipite, forse avrai pensato di esser stato dimenticato. Non preoccuparti, continua a divertirti ed organizzare feste grandiose. Qui, a noi, a me, basta un acuto di Mina, una fetta di anguria, il suono di un clarinetto, il poster dei Duran Duran, il film "Philadelphia", il "Siddharta" di Hermann Hesse e mille altre piccole cose per tener vivo in me il piacere del tuo sorriso.

Un bacio e non ubriacarti troppo.

8 commenti:

Unknown ha detto...

Di noi ciascuno reca l'impronta dell'amico incontrato per via; in ognuno l'impronta di ognuno. Per il bene od il male, in saggezza o in follia, ognuno stampato da ognuno.
--PRIMO LEVI

Anonimo ha detto...

Post BELLISSIMO!

fatacarabina ha detto...

Grazie a tutti e due

Anonimo ha detto...

Senza parole.
Un abbraccio.

fatacarabina ha detto...

ricambio l'abbraccio

Gatto Nero ha detto...

È triste...

Anonimo ha detto...

magnifico, spero di riuscire ad arrivare a questa serenità, ma adesso è troppo presto.
Ciao,
Claudia

fatacarabina ha detto...

E' triste gatto nero? Direi che la tristezza a volte è necessaria...Per poi tornare a gioire di quello che abbiamo. Non trovi?

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