Fatacarabina

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lunedì 6 settembre 2010

The tree


Domenica sera sono stata  a forte Carpenedo. E' un posto che amo, immerso nel verde a due passi, due , dal centro della mia città. Questo vecchio forte militare è un piccolo scrigno di natura, spazi di cui la città dovrebbe appropriarsi completamente rendendoli quartieri e non solo monumenti da proteggere.
Stavolta gli alberi sono diventati la scena di uno spettacolo teatrale, The Tree, messo in scena da un giovane compagnia, quella del Teatro in folle. L'albero diventa parte dello spettacolo, tra i rami ha cercato rifugio Frida, una giovane ragazza e non sai, se non alla fine, perché c'è finita tra quei rami, senza scarpe, lontano dalla città. Anche lei con una maschera, in una società mascherata. 
Però lei, almeno, è fuggita, distrutta dal dolore di un amore nato tardi e morto prima di potersi esprimere perché dall'altra parte il tempo aveva lavorato allontanando, dice lei, ogni possibilità di espressione di quel sentimento. Sotto l'albero gli altri personaggi. Il signorotto abituato a fingere e che soffrirà molto, il cattivo che vuole solo tagliare l'albero e non soffrirà per niente e Libertà, che sembra piccola e quasi incosciente, ed è invece il filo narrante, la vera forza che si esprime alla fine quando l'albero viene tagliato, i rami crollano e nessuno sa bene se Frida è morta, come il suo amore, o se è fuggita grazie a quel ragazzo, tornato sui suoi passi per ridarle capacità di esprimersi. 
Certo si tratta di una compagnia giovane, le attrici hanno vent'anni massimo; per certi versi è ancora acerbo il racconto. Certo la pioggia e i problemi tecnici ci hanno messo lo zampino assieme ad una cassa dall'acustica fastidiosa, non c'era un grande apparato scenico. Qualche video andava sistemato da mani esperte. 
Ma è stata una serata diversa con Elena e le sue compagne di scena. E io mi sono messa a pensare alle maschere che portiamo, alle parole che non diciamo, all'amore che fa male se non si può esprimere. E se te ne vai lungo il vialetto del forte, sull'erba bagnata, con questi pensieri, quel che hai visto E' teatro.


4 commenti:

Manina Futura ha detto...

Mi piace osservare la natura che si riappropria con forza degli spazi sottratti indebitamente dall'uomo. Spiegami che cosa intendi per "spazi di cui la città dovrebbe appropriarsi completamente rendendoli quartieri", perché se questo vuol dire costruirci case di cemento e ferro, asfaltare tutto per fare strade, realizzare parcheggi, negozi o centri commerciali, non mi trovo propriamente d'accordo, ma se intendi che le persone dovrebbero riappropriarsi di quei luoghi, nel senso che li dovrebbero vivere, come nel caso dello spettacolo a cui hai assistito, allora mi trovi pienamente d'accordo.

fatacarabina ha detto...

la seconda che hai detto. Senza modificare nulla, ci sono spazi che possono ospitare attività non solo di spettacolo ma anche di artigiani, artisti, piccola ristorazione di qualità e che rendono questi spazi vissuti. O no?

Sba ha detto...

Quel che si chiama "dipingere con le parole". Sciapò.

Elena Griggio ha detto...

Mitia, sono Elena... grazie di cuore per le tue parole e la tua presenza. I consigli sono tesori, i pensieri un dono :)

a presto
un bacio dalle fronde

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