Ho appena finito di leggere Simenon, "I complici" (Adelphi) e mi è venuta voglia di imparare a scrivere come e meglio di lui.
Sboronismo, il mio, certo, ma la voglia di imparare è una gran bella cosa e a me non manca di certo.
"I complici"è un libro regalato, perché doppio.
Ho questo amico che compra i libri di getto, poi va a casa, si accorge di averli già comperati e li regala. Con una dedica, che è bello avere un libro tra le mani di parole altrui con l'incipit che cambia perché ci sono altre parole, tutte per te, sulla prima pagina bianca a disposizione.
Diventa un fatto privato quel libro.
Come la complicità, che è sempre, assolutamente, fatto privato, non di gruppo.
La complicità, se non è criminale, funziona solo per due, non oltre.
Se è criminale, forse funziona anche per dieci, ma gestirla è comunque un casino.
Chiedete a quelli della Magliana, per dire.
I complici di Simenon si possiedono, non si amano, ma ci lascio un punto di domanda sospeso su questa cosa qui; assieme involontariamente sono colpevoli ma fanno finta che no. Il protagonista davanti a questo far finta che no finisce che mette in discussione la sua vita, agiata, brillante, stimata.
Lo sapeva anche prima che i rapporti su cui si basava la sua vita erano niente, ma ci sono momenti, in cui è come se tutto fosse più chiaro, e allora quello che ti è andato comunque bene, per il quieto vivere, fino ad un momento prima, dopo, non ti va assolutamente più bene.
Lo senti come un corpo estraneo infilato dentro la carne, e pensi solo a toglierlo.
Un noir, quello di Simenon? No, è psicologia pratica, direi, ora che l'ho finito nel cuore della notte.
Questo Simenon, diverso da quello che ho conosciuto con Maigret, mi ricorda tanto Scerbanenco e il suo "Centodelitti", altro monumento noir, italiano, che però se lo leggi con attenzione e ti lasci prendere capisci che è pura psicologia pratica, applicata al quotidiano, e fatta leggere ai matti che siamo noi.
Vedere, percepire, intuire, sentire, scrivere.
A proposito di sentire, ho già detto qui che ho riletto "Venezia è un pesce", (Feltrinelli) di Tiziano Scarpa (ci trovi altri riferimenti qui in questo blog) ed è una guida al sentire, vedere, gustare, una città immensa come Venezia senza l'abitudinario percorso pecora del turista.
Dovrebbero fornirlo come audioguida al percorso in città, per far perdere i turisti, sparpagliandoli per le calli a caso, senza meta, invece di far sempre il solito percorso Piazzale Roma-Ferrovia-Rialto-San Marco.
Non ho detto invece che ho letto "La lunga notte del dottor Galvan" (Feltrinelli) di Pennac (sì lui) ed è spassosissimo, corto ma spassoso come lui sa essere che quando l'ho letto ho percepito la leggerezza e se devo a lui sto nome che mi sono messa anni fa è per quello, la leggerezza, che ricerco ovunque.
Anche il "Dizionario delle cose perdute" di Guccini (Libellule) è leggero: fa venire davvero nostalgia di quel passato. Lui è più vecchio di me, ha ricordi di oggetti e giochi che sono quelli dei miei genitori ma la tradizione del racconto, il passaggio dei ricordi, ha abbastanza funzionato e tanti oggetti e situazioni non mi sono lontani, anzi.
E poi Corto Maltese "La giovinezza" di Pratt (Rizzoli Lizard) ma in versione ebook e i fumetti elettronici, uhm, non so, ecco, io ci lascio il dubbio anche se Corto Maltese è sempre irresistibile, raffinato.
Adesso sto leggendo "Sulla letteratura" (Bompiani) di Umberto Eco e un librino di racconti di Wallace "Dire mai e altri racconti" che ho trovato dentro il Sole24ore in omaggio.
E mi sa che sono pronta per "Infinite Jest" anche se per portarmelo appresso, mi ci vorrà una borsa apposita.
"È vero, zio Stojil, ho visto una fata che ha trasformato un tizio in fiore." "Meglio così che il contrario," risponde Stojil senza togliere gli occhi dalla scacchiera. "Perché?" "Perché il giorno in cui le fate trasformeranno i fiori in tizi, la campagna diventerà infrequentabile."
Fatacarabina

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4 commenti:
1) Concordo sul fatto che la voglia di imparare sia una cosa buona e giusta.
2) I libri con la dedica di chi ce li regala sono 1000 volte più preziosi.
3) Vero, la complicità tra due è quella pura.
4) Scerbanenco è meraviglioso, ho i "racconti" in attesa, ho paura a leggerli perché poi finiscono ed il "Centodelitti" l'ho visto a Milano ma non ancora comprato :(
5) Il "Dizionario delle cose perdute" l'ho letto in viaggio, bello.
6) "Infinite Jest"...mmmmh....Ho letto "Brevi interviste con uomini schifosi" di Foster Wallace e mi pare un po' sopravvalutato, magari dopo aver letto "L'arcobaleno della gravità" di Pynchon, lo leggerò.
Leggo che sei in ferie :) bone ferie allora :)
Di Scarpa sto leggendo (a piccoli sorsi perché mi piace così) il Discorso di una guida turistica. Dolce. Vivo. Abbracciante.
Baci, Matt
Mattanonimo :)
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