Le cose nella vita bisogna provarle. Uno perché se non le provi, non sai dove puoi arrivare e dove arriva il tuo grado di paura, quella che ti fa dire: no, no meglio di no. E poi perché se provi, poi puoi dire non mi piace. Io l'ho capita sta cosa quando ho fatto la settimana bianca a Marilleva, oramai vent'anni fa. L'unica volta che ho messo gli sci. Sette giorni e ho capito un sacco di cose. Anzitutto che dove c'è ghiaccio, io tendo a scivolare, ilare, ma poi non so, c'ho i piedi che scivolano troppo. E cado sempre. Poi ho capito che sciare è una attività che costringe, che sei con i piedi negli scarponi e i pantaloni che ti fan goffa e pure il giaccone che pesa, insomma zero libertà. Eppure quando arrivi al via della pista rossa e ti lanci senza racchette, e cadi sulla immancabile lastra di ghiaccio, e ti rialzi che sei una palla di neve, e riparti, senza racchette, lanciando urli alla mohicana, incurante del maestro della val di Sole che ti bestemmia dietro, è decisamente un gesto di libertà, divertente. I capitomboli li sopporto bene, ma preferisco le baite.
E poi ho capito che ho i capillari fragili e che sciare significa nel mio caso, trasformarmi in un gigantesco ematoma violaceo. Bellino, sì. E' un colore che sta bene con l'ottanio. Al mare.
"È vero, zio Stojil, ho visto una fata che ha trasformato un tizio in fiore." "Meglio così che il contrario," risponde Stojil senza togliere gli occhi dalla scacchiera. "Perché?" "Perché il giorno in cui le fate trasformeranno i fiori in tizi, la campagna diventerà infrequentabile."
Fatacarabina

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2 commenti:
tal quale, sorè, tal quale.
la cosa che ho imparato meglio nella mia unica settimana bianca era rialzarmi da terra. infatti vorrei tornare in montagna, ma d'estate;)
Le cose della vita dovrebbero essere come i meloni, le angurie, da cui si toglie via un triangolino per assaggiarla mentre molto spesso bisogna pigliarsele a scatola chiusa
(comunque a me lo sci garba tantissimo)
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