Abibi in realtà si chiama Abdul, manco è egiziano, è nato in Brasile ma fin da piccolo ha vissuto al Cairo. Si è sposato 40 giorni fa. Nel portafogli tiene la foto della mogliettina, tutta di bianco vestita, il capino coperto dal velo bianco. Il velo è facoltativo in Egitto, peccato lo portino quasi tutte le donne che incontro in questo deserto di Marsa Alam, paradiso marino con il nulla attorno. Abibi la ama tanto sua moglie, mi dice, mentre gioca con i miei piedi tra i tappeti del bar del Narghilè. Da quando ha scoperto che il mio accompagnatore non è mio marito, con me è decisamente più affettuoso. Mi riserva dell'ottimo tabacco, mi versa la birra con gentilezza, poi si mette a giocare con i miei piedi.
Le donne, mi spiega, si riconoscono dagli occhi: ci sono quelle da amare e quelle che vogliono solo una cosa in vacanza, in Egitto: Dick!
Chi, faccio io? Lui si fa una bella risata, poi capisco, e rido anche io.
Abibi, cameriere del villaggio vacanze di giorno e "re" della sala narghilè di notte, guadagna 110 euro al mese per lavorare 18 ore al giorno, 7 giorni su 7, per la gioia di frotte di turisti italiani in vacanza sul Mar Rosso. Un giardiniere ne porta a casa 50 di euro al mese mentre un addetto alla pulizia delle camere, sono tutti uomini, ne prende poco meno di 100. E sorridono, nonostante tutto. Perché almeno sulle mance non devono render conto a nessuno, e se c'è una bella turista sola o con le amiche, magari ci scappa anche una bella amicizia, che rende piacevole la giornata di lavoro sotto il sole.
Loro i turisti vanno resi felici e soprattutto devono sentirsi come a casa. E cosa c'è di più rassicurante del villaggio con l'animazione italiana che ti scandisce le ore a suon di giochetti e la cucina internazionale del buffet dove trovi tutti i giorni il riso bianco ma dove può spuntare anche un bel gulash di manzo? E soprattutto dove c'è il cuoco italiano che ti prepara la pasta come a casa ? E infatti tutti si mettono in coda, piatto alla mano, per mangiare pasta scotta e gnocchi che se li analizzi sono meglio del pongo.
Che serenità al villaggio vacanze, peccato non ci sia nulla attorno, solo deserto, e dopo tre giorni ti senti in prigione! Una prigione di sole, mare splendido , piscina fresca, cucina internazionale. C'è pure il pianobar...Poi scopri che la comitiva che è con te in gita medita da giorni di assassinare il pianista dalla voce monocorde, quello che sa rendere triste anche la canzone più allegra e che a mezzanotte, mentre tu vaghi alla ricerca di qualcosa da fare, ti canta i grandi cantautori: da Masini a D'Alessio.
Ai tavoli del buffet si discute animatamente: si danno i voti alla animazione. Era meglio a Sharm, sa? Qui ti fan divertire poco, eh. Il villaggio è bello ma sono tirchi con la carta igienica! La pasta è buonissima, per fortuna che c'è quella che io di mangiare egiziano c'ho paura.
Eh sì, gli amanti del villaggio vacanze sembrano gente che a casa mangia panini tutto l'anno.
Un animatore, (sono tutti giovanissimi, simpatici e sorridenti), prende 500 euro al mese più vitto e alloggio per far ridere le famiglie italiane in vacanza sul Mar Rosso. Han provato anche con me, a coinvolgermi nel gioco-aperitivo e nel balletto, ma i miei occhi nascosti dietro le lenti scure, la posa da bradipo sulla sdraio, il libro perennemente davanti alla faccia, il mugugno contento, li han fatti desistere in fretta.
Il ragazzo che c'ha provato è scappato via, in fretta, colto dalla nostalgia di casa, perché siamo finiti a parlare della sua Torino, che mi sa che gli manca assai. Più di quanto non ammetta.
Casa manca anche ad Abibi: oggi partiva in bus, destinazione Cairo per assistere la moglie in ospedale con l'appendicite. Ha ottenuto un permesso dopo quattro giorni di richieste, suppliche. Non volevano lasciarlo andar via, lui è partito con il terrore di non tornare a lavorare a Marsa Alam. Perché va così, mi ha detto: se parti, il più delle volte non torni. Perché trovano un altro che lavori al posto tuo per 110 euro al mese, 18 ore al giorno, sette giorni su sette. Con il sorriso perennemente stampato in faccia, il balletto pronto, e la disponibilità a diventare il Dick di turno di annoiate turiste in cerca di grammi esotici e sorrisi stampati e carezze che resistono sotto il sole d'Egitto giusto una settimana. Tanto il nome poi mica te lo ricordi ... Abibi, Abibi.
(se ho voglia continuo...)
"È vero, zio Stojil, ho visto una fata che ha trasformato un tizio in fiore." "Meglio così che il contrario," risponde Stojil senza togliere gli occhi dalla scacchiera. "Perché?" "Perché il giorno in cui le fate trasformeranno i fiori in tizi, la campagna diventerà infrequentabile."
Fatacarabina
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7 commenti:
Far scappare un povero animatore...crudele!
Spero che ad Abibi non abbiano tirato il pacco. Una cosa logica come stare accanto alle persone care quando sono in ospedale non dovrebbe diventare l'occasione per liberarsi di un dipendente e sostituirilo con uno più disperato disposto a lavorare per un tozzo di pane.
Chissà quanti "vacanzieri" si fermano a pensre per qualche istante alle storie di chi lavora per loro. Pochi immagino...forse "drogati" da pasta e gnocchi "made in petrolchimico" o troppo presi/prese dalle misure del Dick di turno.
bel racconto, mitia
continua :D
chiagia
oh si! guai a te se non continui... :)
(visto che avevo ragione sui piedi?)
Abibi, credo significhi amore in egiziano, o almeno così mi avevano detto in loco.
Il deserto attorno a Marsa Alam l'ho percorso per un tratto a cavallo insieme ad un piccolo gruppo, guidato da una guida locale. Uno di quei ragazzi che come Abibi, lavora nei villaggi alla ricerca della soddisfazione completa del turista.
Di lui ricordo l'andatura lenta, tranquilla, come se tutto potesse aspettare. Anche il suo inglese stentato era lento e per questo comprensibile.
Grazie per avermi fatto ricordare quei momenti, ed ora avrei proprio voglia di ripartire...
Abibi: amore mio
giusto elle
@Peppermind: sì vero :)
@sidgi: se mi minacci così, me tocca continuare
@caigo: dici che sono una vacanziera atipica?
Atipica?
E meno male che ci sono ancora gli tipici :-)
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