Fatacarabina

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giovedì 27 settembre 2007

Un articolo 2/ Granado a Mestre

Ressa al Candiani per Alberto Granado, l’amico del mito rivoluzionario «Vi racconto chi era Che Guevara»
Ai ragazzi: «Lottate per avere un mondo migliore per tutti»
«Per ricordare al meglio il Che dovete fare, perchè bisogna lottare per un mondo migliore e resistere contro le malefatte». Il gitano sedentario ha infiammato Mestre. Alberto Granado, 85 anni, argentino e padre della scuola di medicina di Cuba, in cui si è trasferito dal 1961 per partecipare alla rivoluzione castrista, è stato l’amico fidato di Ernesto Che Guevara. Con lui nel 1951 fu protagonista di un memorabile viaggio in moto nel Sudamerica a bordo della Poderosa, ricordato nel film «I diari della motocicletta». Ospite dell’associazione Italia-Cuba, Granado ieri pomeriggio ha partecipato ad un dibattito al centro culturale Candiani. Per ascoltarlo sono arrivati in tantissimi, soprattutto giovanissimi. Al punto che la sala conferenze del Candiani non è bastata e, tra le proteste di chi era fuori, il direttore Roberto Ellero. Renato Darsiè e Giuliana Grando di Italia-Cuba hanno dovuto organizzare due turni di ingressi per permettere al maggior numero possibile di persone di assistere alla conversazione tra il medico e la giornalista de La Nuova Mitia Chiarin. Alla fine in più di 500 sono riusciti ad ascoltare la sua testimonianza. «Il Che era un medico, una persona intelligente, un poeta sensibile, un guerrigliero eroico, un valoroso senza macchia», ha raccontato Granado cercando di spiegare il Guevara uomo, intercalando racconti del viaggio giovanile a considerazioni sul sistema sanitario e sul futuro dell’isola, sul dopo Fidel Castro. «Senza il popolo non si sarebbe fatta la rivoluzione ed oggi con il passaggio di deleghe da parte di Castro, tutte le generazioni sono rappresentate». Toccante il ricordo dell’uccisione di Guevara in Bolivia, quarant’anni fa: «Mi si è paralizzato il cuore quel giorno, per me il mondo poteva finire lì». E poi l’interesse per le trasformazioni politiche del Sudamerica, per i movimenti anti-globalizzazione nel mondo. E un credo fondamentale: «Il trionfo del socialismo è possibile». Granado ha invitato tutti a sostenere la causa di Cuba: «Dovete lottare ogni giorno perchè il giornalismo giallo sia sconfitto dal giornalismo vero - ha esortato i giovani - perchè l’informazione è un’arma tanto grande in mano al capitalismo». Dopo aver stretto centinaia di mani, Granado, nonostante la stanchezza, si è recato all’Umberto I per salutare e cantare una canzone a Milvia Baratella, la giovane disabile da anni in cura a Cuba.

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