Fatacarabina

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domenica 2 settembre 2007

articoli:acqua

Dalle prove di degustazione alle campagne pro «bicchiere del sindaco». Anche a Venezia c’è chi è convinto che il mondo sarà migliore se beviamo l’acqua di casa. E gli estimatori crescono anche se il 60 % degli italiani preferisce la bottiglia. Siamo i primi consumatori al mondo, 190 litri l’anno a testa. Il nostro acquedotto. «L’acqua del nostro acquedotto è al 90% di falda, estratta da 44 pozzi a 300 metri di profondità in 5 campi nella zona di confine tra Padova, Treviso e Venezia. Non siamo gli unici ad attingere da quella falda, è la stessa della San Benedetto - spiega Alessandro Gaburro, responsabile dell’area impianti acquedotto di Vesta - La qualità dell’acqua è buona e meno costosa. E’ regolata dal decreto 31 del 2001. I nostri impianti sono controllati sistematicamente dall’Asl. Svolgiamo 36.350 analisi l’anno per l’impianto di Ca’ Solaro che convoglia l’acqua del Sile; sulle acque di falda siamo a 5748 analisi in un anno». L’acquedotto di Vesta eroga dai 60 ai 62 milioni di metri cubi (2 metri cubi al secondo) e ne fattura circa 45 milioni. Facciamo una prova. Nella tabella abbiamo confrontato le analisi dichiarate da Vesta e le etichette di cinque note marche, tra cui la San Benedetto. Tra l’acqua potabile di Mestre Centro e la nota azienda, leader in Europa, non c’è una differenza evidente per noi che non siamo chimici. Alti i livelli di cloruri e solfati nell’acqua pubblica che ha più calcio di quella in bottiglia. Fatte salve le acque con fini terapeutici e i gusti personali, grandi differenze non ci sono. E una inchiesta di Altroconsumo conferma: «Bere dalla bottiglia o dal rubinetto fa una notevole differenza solo per il portafoglio». Il portafoglio. «Un litro di minerale o oligominerale costa mediamente 500 volte di più di quella erogata da Vesta», si legge sul sito dell’azienda. Altra prova. Una bottiglia da mezzo litro acquistata al distributore in ufficio costa 35 centesimi. La tariffa base della potabile a Mestre è di 0,34 centesimi per metro cubo, ovvero mille litri. Convertiti al rubinetto. Tra i convertiti alla potabile c’è l’assessore comunale all’Ambiente Pierantonio Belcaro. «Sì, ora bevo solo quella del rubinetto. E’ buona e si risparmia. Ma non condanno - spiega - chi sceglie la bottiglia. E’ questione di stili di vita. Il Comune di Venezia al centro Altraeconomia all’ex Plip di Carpenedo ha installato un distributore di acqua dell’acquedotto». Decisamente più rigoroso l’ambientalista mestrino Michele Boato. «La mia famiglia consuma solo l’acqua di rubinetto, noi per dissetarci spendiamo al massimo due euro l’anno. Al supermercato ho discusso con persone che bevono solo acqua in bottiglia. La scelgono senza motivo, a parte quelli che amano la gassata. Invece si risparmia e si tutela l’ambiente: la minerale viaggia sui tir, è contenuta in contenitori di plastica. Solo nei ristoranti è rimasto il vetro a rendere». La campagna. Il sito della Direzione Ambiente del Comune di Venezia segnala la campagna «Imbrocchiamola» che promuove bar e ristoranti che servono l’acqua «del sindaco», potabile e gratuita. Da Venezia solo quattro segnalazioni. Si chiede così di porre freno alla massiccia pubblicità delle aziende (379 milioni di euro l’anno), a scapito degli acquedotti. L’acqua potabile, dicono i promotori, va equiparata al latte materno che è «bene primario».

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