L'altra sera, approfittando del lavoro notturno, ho fatto pulizia sulla mia scrivania. Per mesi i colleghi mi hanno preso in giro, dicendo che stavo costruendo la muraglia di carta, dietro cui nascondermi, o peggio che stavo diventando come quelle vecchie che accumulano immondizie in casa e poi tocca chiamare l'azienda municipalizzata per pulire. E allora, l'altra sera, colta da raptus, ho buttato via tutto, o quasi. Quasi perché ho lasciato un pezzo di muraglia, lì ci sono le carte più recenti, metti che servono...Ho accumulato circa una cinquantina di quadernetti di appunti, quelli non li ho buttati, li ho messi dentro l'armadio. Le ricerche le ho salvate, il resto via. Ho riempito una cestona di carte. E ho visto mesi e mesi di lavoro, sparire in un secondo. E quando ho aperto la breccia, verso la scrivania del collega simpatico, è stato come abbattere un muro. Adesso c'è il vuoto tra di noi, e siamo di nuovo visivamente attaccati. Dall'altra parte, dicevo, le carte restano. E' vero, in mesi di lavoro mi ero costruita un muro di carte, una sorta di fortino, forse per proteggermi dal senso di forzata condivisione dell'open space. Che è comodo, ma cavoli è una condanna, che ti tocca sentire telefonate private che faresti volentieri a meno, e che ti tocca vedere quello che mangia lo yogurt oppure che si gratta la schiena e a me, non so, non mi va. Che il grattarsi la schiena è cosa privata. Una volta, una vita fa, avevo una stanzina tutta per me: lavoravo da tutt'altra parte e mi ricordo, ed era bello, che quando ero stanca mi toglievo le scarpe e stavo solo con le calze, tanto non mi vedeva nessuno, mentre lavoravo.
Adesso all'idea che devo tornare a sedermi alla mia scrivania, semi vuota, mi viene un pochino di panico. Che il mio piccolo mondo non è più così protetto e mi tocca sentire e vedere, anche quel che non mi interessa...
"È vero, zio Stojil, ho visto una fata che ha trasformato un tizio in fiore." "Meglio così che il contrario," risponde Stojil senza togliere gli occhi dalla scacchiera. "Perché?" "Perché il giorno in cui le fate trasformeranno i fiori in tizi, la campagna diventerà infrequentabile."
Fatacarabina
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6 commenti:
Prima lavoravo in una stanza solo per me. Poi in un open space ma di quelli tipo loculo, non era male, volendo avevi la tua privacy.
Ora in un ufficio di 25metri quadri siamo in 4 con le scrivanie attaccate e guardiamo in faccia la collega di fronte. La mia è piena di fisime, in ufficio non si può fare niente perché le da fastidio tutto.
Ma d'estate, quando sono concentrate sul lavoro...io le scarpe me le sfilo....
Isa Dex
Isa, da me se ti sfili le scarpe, ti pigliano per folle, che la follia pensano sia una malattia terminale :)
dopo anni di stanze in coppia,da quasi nove anni sono in un open space...e qui sono preso dallo shock e non riesco ad andare avanti. salvo solo la goliardia - quando accade - di questa soluzione lavorativa. tutto il resto è sopportazione.
ho più intimità al lavoro che a casa
Io mi sarei scaccolata dietro al fortino di carte. E poi ci avrei appiccicato su le palline arrotolate e non del tutto essiccate ma ancora un poco fresce e appiccicose.
Ci avrei costruito su, piano e piano e con diligente perizia, un mappamondo di caccole.
Poi lo avrei fatto vedere ai colleghi.
Ma io ti adoro :) lindalov ti adoro :)
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