Ve l'ho già detto che sono disordinata? Io cerco un ordine, una regola piccola che mi faccia ritrovare quel che cerco. Invece, un ordine non c'è. Non c'è nella mia casa come non c'è sulla mia scrivania. Per l'ufficio, una scusa per far disordine c'è alla fine, lo devo ammettere. Accumulo pile di documenti, libri, rapporti, indagini, e li accastello uno sopra l'altro. Ufficialmente perché, dico, mi serviranno a breve. In realtà perché cerco di costruirmi una barriera attorno, io che lavoro in un open space e non ce la faccio a non avere un minimo di privacy, attorno a me. Andrebbe bene anche lo sgabuzzino dello scope, ma quello è occupato dalle scope, e la mia scrivania deve stare in mezzo alle altre. E così costruisco una muraglia di carta, attorno a me. E infastidisco gli altri per questo motivo. Due mesi fa un collega con una azione di guerriglia, ha aperto una breccia nel mio muro di carta. "Così vedi il sole!", mi ha detto. Un altro vuole denunciarmi all'Asl, troppa carta, troppa polvere dice. A casa alla fine è uguale. Pile di libri che non so più dove mettere, pile di carte e scartoffie, le lettere che dovrò prima o poi aprire. E' che io sono disordinata, spesso non trovo quel che mi serve, ma nel mio disordine ci sto bene, mi pare di aver la cuccia calda, con tutte queste carte attorno. Butto via solo le pubblicità, il resto finisce nelle scatole del butterò. Un giorno, chissà quando, lo farò. Libererò il salotto dalla carta e ci sarà il vuoto, che oggi invece è pieno. Quel che serve lo trovo sempre, magari ci metto una giornata intera ma alla fine viene fuori. E ogni ricerca, è un momento di relax tra cartoline, biglietti, lettere della banca da aprire, multe da pagare, appunti vari. Bigliettini con numeri di cellulare, che non ricordo più di chi sono. Cuoricini di carta rossa e altri macchiati di lacrime. C'è di tutto nel mio disordine, un caos che so che a qualcuno può dar fastidio, se lo vede. Nel salotto c'è solo uno spazio davvero libero, il mio divano di pelle. Da uomo. E' l'uomo di casa, lui, il mio divano vecchio con l'anima di legno massiccio, di quelli che c'erano nelle case negli anni Sessanta. Lì le carte non possono arrivare, perché lì ci vado io. E chi voglio io.
Non è morbido, anche se è di pelle, ma mi rimette a posto la schiena. Me la fa tenere diritta tanto è duro. Ecco, nel mio casino, un piccolissimo rigore, c'è. E quando mi ci acciambello sopra, penso, soddisfatta che anche io qualcosa a posto ce l'ho per davvero. Il divano.
"È vero, zio Stojil, ho visto una fata che ha trasformato un tizio in fiore." "Meglio così che il contrario," risponde Stojil senza togliere gli occhi dalla scacchiera. "Perché?" "Perché il giorno in cui le fate trasformeranno i fiori in tizi, la campagna diventerà infrequentabile."
Fatacarabina
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8 commenti:
E' così piacevole leggerti (e anche se ne sei gelosa, mi sembra di essermi accomodata sul tuo divano per un attimo!)...
Ma grazie Laura, ti faccio spazio :)
Divano da uomo...uhm, come sarebbe allora quello "da donna" ?
divano da uomo perché non è grazioso, è virile, che è diverso Robi
ma non ci siamo mica messe d'accordo io e te, eppure ci siamo messe a parlare di ordine allo stesso tempo.
Quando si dice la co-incidenza
:)
Me ne sono accorta pure io ma tra me e te le co-incidenze non mancano :)
Il piacere impagabile del caos fatto su misura per se stessi...
L'unico problema di questa "filosofia di vita" è che ogni tanto avresti bisogno di trovare QUEL libro o QUEL documento e regolarmente NON lo trovi.
Ovviamente riappare dopo qualche settimana quando non ne hai più bisogno.
Che si nascondano?
@caigo mi sa di sì, perché da quando ho spiegato loro l'arte meravigliosa del gioco del nascondino, voglion sempre giocare
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