Piccola collezione dei nomignoli che il mio ecosistema, amicale e non, mi appioppa.
Ieri sera: adorabile deficiente.
La proprietaria del termine è la stessa che mi chiama normalmente Gigiona, quando non si incacchia con me. Lei comunque è la Gigia.
stamattina: pagliaccia. Apprezzato in quanto oggi la sottoscritta ha avuto voglia di starsene con un naso di gomma rossa. Dimenticare che a dirlo è stato un bel fustacchione.
Tempo illimitato:
si varia dal cialtrona alla vecchia con la secchia. Negli ultimi sei mesi, è molto utilizzato il Pippi.
A casa dei genitori: Beh là sono Mimi. Sono riusciti ad accorciarmi anche un nome che ha solo 5 lettere e quindi andrebbe bene così di suo.
Sul luogo di lavoro: Un tempo ero "capasanta", poi sono diventata "la madre di tutti i moduli". Simpatico, ma troppo lungo.
Per un periodo sono stata battezzata anche "Ior", ma lasciamo perdere il perché.
Sul parquet: Variavo dal "Mitra" alla "ca..o".
Le eredità di sempre: Quelle del passato e delle mie tante gaffe.
"Mitra", retaggio di liceo e non solo. Diciamo che era perché sparavo una marea di cazzate.
E poi l'urlo del "chi è Mitia", da pronunciare con la bocca chiusa, tentando un accento soviet, per ricordare che sono sopravvissuta ad una sventagliata di kalashnikov di una signora gelosa.
"È vero, zio Stojil, ho visto una fata che ha trasformato un tizio in fiore." "Meglio così che il contrario," risponde Stojil senza togliere gli occhi dalla scacchiera. "Perché?" "Perché il giorno in cui le fate trasformeranno i fiori in tizi, la campagna diventerà infrequentabile."
Fatacarabina
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