Io, a volte, mi parlo. Insomma faccio quella cosa che per molti è parlare da soli. Io ho la fortuna che parlo a me, che sono forse la persona che meno mi annoia. Io mi arrabbio con me, perché non concedo più il lusso ad altri di farmi il classico pelo e contropelo, magari a gratis, solo per il piacere di mostrarsi superiori. Non lo concedo perché prima ci ho pensato io, a farlo, senza quel vezzo dell'umiliazione come strumento infimo di elevazione. No, io se mi incazzo con me è con tutto l'affetto dell'interesse.
Io mi coccolo, io mi ascolto.
Io mi lamento con me stessa e quando lo faccio so che non mi sopporto. Ma mi sento parlare e lascio fluire il veleno dell'insoddisfazione, che tanto lo so che sparisce in fretta. Perché lo trovo un motivo, un gesto, un battito di ciglia, un sorriso che mi fa dimenticare tutto.
Io mi incito, io mi piaccio.
Io, quando mi ascolto, scopro cose nuove di me ma soprattutto degli altri, affino i miei gusti e ho persino cominciato ad imparare a pretendere. E ho imparato pure a dire, quello di cui ho bisogno, a volte.
Io mi guardo, io mi sorrido.
"È vero, zio Stojil, ho visto una fata che ha trasformato un tizio in fiore." "Meglio così che il contrario," risponde Stojil senza togliere gli occhi dalla scacchiera. "Perché?" "Perché il giorno in cui le fate trasformeranno i fiori in tizi, la campagna diventerà infrequentabile."
Fatacarabina
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3 commenti:
che volersi bene, piacersi e non accontentarsi è fondamentale. E poi tu, i tuoi sorrisi e tutta la tua bellezza piacete anche agli altri.
che bella... a me piace questo...
anch'io a volte mi parlo
Io mi annoio
di me
invece
come un barile
che galleggia
per fortuna le onde
mi travolgono
e mi riempiono
(L)
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