Alzi la mano chi non è inciampato in un desiderio univoco...Ecco, vi vedo, siete tanti. Desiderare è una azione fondamentale, ci toglie di dosso tutte le sovrastrutture sceme delle nostre personali armature e ci proietta a correre, epitelio al vento, verso l'ignoto. Non mi soffermo sul tipo di campo, ciascuno ha il suo. Va così, non possiamo farne a meno, è una spinta che si propaga tra pancia e cervello, una specie di stato di bisogno. Abbiamo la necessità di esaudirlo, quel desiderio.
Per cosa? Per sentirci meglio, credo. Per concedere a qualcun altro, non a noi soli, per un pochino almeno, il compito di contribuire a farci stare bene.
Perché siamo unici e cerchiamo sempre qualcuno o qualcosa che riempia i vuoti di cui siamo fatti.
Premi il pause: i vuoti, a volte sono così pesanti e invece, in teoria, il vuoto dovrebbe essere leggero e spesso vorremmo farlo, ma non alleggeriamo niente. Non so come mai, ci penso e non la trovo una risposta così su due piedi. E quindi torno al discorso di partenza. (togli il pause)
Ah mentre scrivo ballo il tip tap con Arturo sul mio umore, e noi due, anche se litighiamo alla fine ci capiamo, che siamo della stessa stoffa, noi. Solo che ad Arturo il kimono non serve, lui non se ne cura mentre a me, quando capita che inciampo in un desiderio univoco e mi fermo dopo la corsa nel campo, tutta sudata, e mi accorgo che sono sola, e nuda ( perché quando desideri ti mostri e quando ti mostri ti spogli di tutte le armature e resti come sei), e resto magari con la penna in mano dopo aver desiderato di scrivere su una schiena il romanzo più dolce che potevo pensare di scrivere, beh, allora il kimono serve, per coprirsi. E se è di due taglie in più, causa errato acquisto, tanto meglio.
Serve quello, stoffa lieve, cotone che accarezza. Che l'armatura pesa troppo e i desideri sono ancora lì, che galleggiano tra pancia e cervello e secca vederli costretti. E succede che li guardi galleggiare ed ecco, ti accorgi, che loro sono più leggeri di tanti vuoti. E li trovi belli anche se solitari.
Nell'esser pieni di desiderio, con quei vuoti coperti dalla autoproduzione, beh, vi sfido a sentirvi brutti.
"È vero, zio Stojil, ho visto una fata che ha trasformato un tizio in fiore." "Meglio così che il contrario," risponde Stojil senza togliere gli occhi dalla scacchiera. "Perché?" "Perché il giorno in cui le fate trasformeranno i fiori in tizi, la campagna diventerà infrequentabile."
Fatacarabina
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4 commenti:
impressionante, come sei riuscita a dire bene una roba così difficile, e proprio nello stesso momento in cui mi sta succedendo più o meno una roba così... semplicemente magica. Vado ad indossare il mio kimono, e praticare in silenzio. Grazie.
Ciao Michiko poi fammi sapere del kimono e dei suoi effetti :)
sorridente svolazzante con retrogusto amarognolo. ma soprattutto una gran bella prosa.
ciao Vix!!!
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