Fatacarabina

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sabato 7 giugno 2008

Lo spirito del mate




Ci ha ristorato, protetto ma anche punito.

Gli argentini, anche se l'italianità scorre ampiamente nel loro sangue, hanno imparato a fare a meno del caffè e a preferire il mate. E nei miei viaggi, da cinque anni a questa parte, ho imparato a convivere con questa pianta, tritata, che si beve come un thè ma con un rituale che rende l'appuntamento con mate e bombilla decisamente più divertente.

Perchè il caffè lo puoi bere da solo, ma il mate lo devi assolutamente gustare in compagnia. Meglio se seduti in cerchio, con la zucchetta svuotata che contiene l'amara bevanda che passa di mano in mano. Facile? No.

Perchè non basta bere dalla speciale cannuccia ma bisogna evitare, nonostante la temperatura da ustione, di fare soffi e rigurgiti che possano infastidire lo spirito del mate.

Sì, avete capito bene: anche il mate ha uno spirito. E come tutti gli spiriti, anche se è quello di una pianta, se infastidito si può anche irritare. E allora il viaggio può diventare una vera avventura. Del resto senza colpi di sfortuna, non ci sarebbe nulla da raccontare al rientro a casa. E il mate lo sa...

Lo abbiamo capito subito, a nostre spese

A San Salvador de Jujuy dove , raccontano i residenti, non piove mai, il nostro arrivo dopo una sorsata

di uno dei compagni di viaggio, è stato decisamente....umido. Il tempo di quattro passi nel mercatino coperto del paese e la pioggia è iniziata a scendere.

Un signore del mercato guarda fuori e rivela sicuro: "Smette subito". Certamente.

Siamo stati investiti da un nubifragio che ha trasformato le strade in torrenti ed il nostro unico obiettivo è stato quello di rimetterci in fretta in viaggio. Fortunati? No, lo spirito del mate ci ha inseguito strada facendo, regalandoci pochi chilometri fuori da San Juan mentre procedevamo verso Catamarca, anche il primo brivido con la rottura di una gomma. Finiamo a bordo strada, sotto una pioggia battente e neanche i poliziotti di passaggio si fermano ad aiutarci.

La salvezza saranno i volti perbene di due camionisti boliviani, capaci di mettere in funzione il "gato" ( ovvero il crick) del nostro furgone a noleggio che intanto si era completamente allagato, mandando fuori uso pure le plafoniere delle luci interne. Quando con il buio siamo arrivati a Catamarca, nell'ostello Malka dove avevamo prenotato, eravamo sopraffatti; bagnati fradici, infreddoliti, stanchi. L'ostello era una meraviglia, stanze con letti di legno e coperte calde, un bagno accogliente. La stanchezza grazie ad una doccia calda diventa affrontabile ( non per tutti, M. crolla sul letto e si farà 14 ore di sonno ininterrotto) ma poi è l'immancabile rito del mate a salvarci da una quasi certa influenza.

E stavolta tutto fila liscio, anzi la stanchezza lascia il posto all'allegria con una spassosa partita a domino in cucina e poi l'allegra passeggiata nel paesino, con una illuminazione pubblica che garantisce assoluto buio e tra le case di terra, verso l'unico ristorante. Una "pèna", ovvero una locanda, dove si suona e si mangia tutti assieme in un clima rilassato. E anche lo spezzatino di lama diventa una leccornia da alta cucina. Lo spirito del mate tutto disfa e tutto rimette a posto.

Con il passare degli anni, e gli assaggi, il mate ha capito che eravamo amici, lontani, ma fedeli. Ed ha scelto di sopportare i nostri errori. Ma ogni volta che tocchiamo la zucchetta, ora stiamo decisamente più attenti.

Lo spirito del Mate ci controlla, è meglio non dimenticarlo mai.


1 commento:

Gibilix ha detto...

Questo post per me è una Madeleine di Proust.

Strade dritte e interminabili, capelli intrisi di terra e la terra che asciuga il respiro. Il polverone di una macchina lontana, il colpetto di abbaglianti quando ci si incrocia. La ruota che si buca a cinquanta chilometri dal centro abitato più vicino, l'interminabile attesa che passi qualcuno. Qualcuno arriva ed è un camion che ti traina per ore. L'arrivo ad un paesino di poche anime ed un meccanico che lo devi andare a cercare a casa. I guadi nei torrenti dove le strade s'infossano perché è impossibile costruire ponti se l'acqua che viene giu una volta l'anno sceglie sempre vie diverse.

Mi ricordo che in un'attesa di quelle, mentre il meccanico cercava di aggiustare la macchina a Villa Union, tra San Juan e Catamarca, lessi quasi tutto Gorki Park. Era strano leggere di Mosca, Siberia e neve nel deserto di Catamarca.

Mate. Pomeriggi al parco con gli amici di Mendoza, seduti in cerchio sul prato, chitarre, thermos di plastica colorata e scatole di yerba. Che, vos lo querès dulce o amargo? Silvina, dale, cebàle un mate dulce al Tano que no tiene cojones para tomarlo amargo.

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