Fatacarabina

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sabato 15 ottobre 2011

Babau

Sto provando ad adottare una parola da stamattina, è Babau.
Il sito della Dante mi segnala un errore, non so bene se sarò io o no ad aver cura di questa parola, che si porta dietro un pezzo della mia infanzia. Il fatto che io clicco per questo gioco dell'adozione delle parole (una cosina piccola ma che trovo simpatica e utile)  e mi segnala l'errore, mi fa sorridere. E' come se il Babau si facesse beffa di me anche via internet.
Babau nella lingua dei bambini è il mostro cattivo, che arriva e ti mangia. E' da stamattina che provo ad adottarla 'sta parola, ché il Babau, non so, ma non lo sento un nemico.
Sarà che ho passato l'infanzia ad averne paura, e mi ricordo che mi dicevano: "Mangia sennò chiamo il babau!".
"Smettila sennò chiamo il babau!". E io di notte me lo immaginavo ed era sempre nero e veniva a tagliarmi la gola, sempre la gola, e insomma dormivo sotto strati di coperte, con gli occhi stretti stretti per paura di vederlo tutto quel nero. Sarà che poi sono cresciuta e ho capito che i mostri della mia fantasia erano sempre meno mostri di certi personaggi in carne e ossa e facce e mani e parole e azioni, pieni di cattiverie...insomma io adesso per il Babau ci ho, quasi, un pochino di affetto.
Anche adesso che bambina non sono più, comunque, sarebbe bello che il mostro sparisse solo chiudendo forte gli occhi e la paura venisse scacciata via dal colpo di vento amico.
No, non basta. E lo si impara, ogni giorno.
Anche perché si scopre che non solo i mostri sono nostri gemelli ma spesso si impara anche che la cattiveria è dentro di noi, e là dentro, nel nostro personale nero, non abbiamo occhi da chiudere per scacciarla.
Ci tocca combatterla guardandola in faccia, tutti i giorni, con le azioni, i comportamenti e soprattutto i pensieri positivi. Anche se ci fa paura. Ben più del nostro personale babau.

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