Vivere stanca, ho letto da qualche parte. Sono rimasta a bocca aperta. Sicuramente è uno scherzo, mi sono detta, e di certo lo era. Ma quella frase mi ha girato in mezzo ai ricci per un pochino. Vivere stanca, ma vuoi mettere?, mi sono detta da sola. E' una reazione incondizionata la mia quando leggo frasi del genere.
Non ce la posso fare, sbotto.
Come l'umarell davanti al cantiere che sa sempre tutto più dell'operaio specializzato. Rido per il paragone, ma rende e ringrazio l'amico Lele per la suggestione. Un tempo, direi decadi fa, mi piaceva un sacco un tipo che mi diceva sempre che lui non viveva, ma sopravviveva. Ma quando stava con me viveva, diceva. A me restava il dubbio che uno che sopravvive poi fatica comunque a regalarsi momenti di vita...Vabbè.
Io gli rispondevo sempre: preferisco vivere, piuttosto che sopravvivere. Con te e senza di te.
Perché la prima azione, il vivere, comporta l'essere protagonisti di quello che ci succede. Lo scegliere ma soprattutto affrontare la vita con la giusta predisposizione d'animo. I dispiaceri ci sono, per il resto è meglio praticare la leggerezza. Che non significa non essere pieni.
Ma se vuoi far salire in alto la mongolfiera, butti la zavorra. E' fondamentale.
La seconda, il sopravvivere, presuppone che si resta lì a vedersi scivolare addosso le cose, senza reagire.
E' quel che credo io che non lo so fare. Penso che non ci si prova, si attende gli altri. Non si rischia, non si fa il passo oltre lo steccato, non si butta la zavorra.
Di chi invece pratica l'arte meticolosa della lamentela ho già detto.
Ecco, indiscutibilmente, a me risulta complicato il non reagire. Certo vivere, stanca, ma vuoi mettere la soddisfazione? Il dare, soprattutto. Il poter cambiare e non essere mai uguali a come si pensava di essere fino a pochi giorni prima. Il guardarsi allo specchio e farsi l'occhiolino da soli, perché tutto sommato ci piacciamo così come ci siamo conciati, anche se arruffati, è un gesto di intesa affascinante.
Io la penso così. Non vuol dire che tutto di me mi piaccia, oggi, anzi sono la persona con cui baruffo con più piacere. Perché c'è quella parte di me che entra in conflitto con l'altra parte di me; quella riflessiva e sensibile se la prende con la barricadera. L'assenza di stimoli, spesso, porta a momenti statici che sembrano non finire mai.
Se si resta vigili, però si riesce a cogliere. La penso così.
Fossimo sempre sorridenti e felici saremmo un branco di ebeti e invece il dubbio va praticato, certo, ma anche un bel attacco di istintività, tutta umori, nervi e sensazioni di pori e di bulbi piliferi che si sollevano, credo valga la pena. Vivere stanca, insomma, ma poi ci si fa un bel bagno e si ricomincia.
( me paro lo splendido e ci sorrido sopra, perché lui in fatto di leggerezza è un professore) :)
"È vero, zio Stojil, ho visto una fata che ha trasformato un tizio in fiore." "Meglio così che il contrario," risponde Stojil senza togliere gli occhi dalla scacchiera. "Perché?" "Perché il giorno in cui le fate trasformeranno i fiori in tizi, la campagna diventerà infrequentabile."
Fatacarabina

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4 commenti:
Ognuno ha i propri personali umarells, dentro... ;-)
"Certo vivere, stanca, ma vuoi mettere la soddisfazione?"
Esattamente!
Lo sai che io sono pigro, il che si traduce, quasi sempre stanco... ma l'energia che ho, poca che sia, la butto tutta nell'affrontare di petto, alcune parti della vita, certo.
E sono soddisfatto, bnene o male che vada.
i donchisciotti alla fine sono stanchi...
Vivere stanca
Non so dove lo hai letto tu, io l'ho letto nel titolo di uno splendido libro di racconti di Jean Claude Izzo (che consiglio)
ciao :)
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