Fatacarabina

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martedì 21 dicembre 2010

Sassolini

Io vivo in un posto che non è quella bomboniera perfetta che è Venezia ma che è la stessa città, solo in riva alla laguna. E da qui guardo al mondo che mi sta attorno. Si avvicina Natale e da qui, dalla mia finestra fronte tangenziale, lo so che non ho manco l'attenuante di dire che vivo nella perfezione di Venezia, per non accorgermi dei sassolini che mi porto dietro, nelle tasche e nelle scarpe.
Ho un bel lavoro, un buon stipendio, una casa (anche se la sto ancora pagando). Di che mi dovrei preoccupare?
Io guardo dalla finestra e lo so.
Sto diventando intollerante, sono stanca di occhi spenti, di sorrisi finti. Preferisco mi si mandi a fare in culo, piuttosto di circondarmi di finte attenzioni. E' Natale, io sono cattiva.
Lo so che i miei amici del bar a volte non si pagano manco lo stipendio perché a fine mese i conti son stretti; lo so che il mio migliore amico lavora un giorno sì e tre no e lo pagano  con fatture che sono sempre saldate oltre scadenza; lo so che a 45 anni senza un lavoro certo ci si sente un fallito. Lo so che  altri miei amici, felici genitori, han paura di non farcela. Non faccio i conti in tasca a nessuno, ma lo so.
Lo so che a Porto Marghera, ci sono operai che da giorni stanno a 150 metri d'altezza sulle torri del Petrolchimico, perché vogliono salvare la loro fabbrica. O meglio, siamo chiari, loro vogliono un lavoro. Sfornassero pane e non prodotti chimici, sarebbe uguale. A loro serve la certezza di un lavoro. E li capisco perché lavorare non solo nobilita ma garantisce dignità.
E senza lavoro, a 30 come a 45 anni, non hai dignità.
Nel posto dove vivo ci sono signore che vagano per strada, vestite benissimo, e chiedono un euro o una sigaretta ai passanti. Fino ad un anno fa non ce n'era nessuna in strada.
Nel posto dove vivo ci sono immigrati che partecipano alla vita della città, finanziano progetti, entrano nelle delegazioni di quartiere, ma poi a casa si chiedono chi sono loro, adesso. Né carne, né pesce, in una città che il più delle volte fa finta di non vederli.
Continuo a guardare fuori, da questo vetro, che si appanna, e lo sento tutto il freddo di vivere in una
nazione che si è dimenticata in questi anni dell'importanza dell'industria, che significa economia, quindi profitto, e lavoro. Un paese che non tutela il suo principale patrimonio, l'arte e la cultura. Un paese che non investe in ricerca e istruzione. Un paese dove una professione come quella del  politico garantisce dopo poco più di 3 anni una pensione mentre ci sono ragazzi che crescono, ossessionati dal precariato. E ci sono pensionati che passano la paghetta ai figli quarantenni. Un paese dove un lavoro serio come il mio è diventato sinonimo di puttana di corte.
Vivo in un paese dove c'è stata una notte da golpe dittatoriale, che ce ne dovremmo vergognare a vita, di quella notte, in una nazione dove le stragi sono ancora segreti, dove si spaccia per progresso un sole inventato, dove si concede a qualcuno il diritto di dire  che manifestare il dissenso significa essere un potenziale assassino e ci vorrebbe l'arresto preventivo. Ma nelle carceri non c'è posto e se ci sei dentro, capita che ne esci con il cartellino al piede.
Vivo in un paese in cui il potere e la furberia sono stati esaltati a fondamento dei rapporti sociali.
Potrei andar avanti ore e invece mi fermo e guardo la scritta sul vetro appannato.

"Fottetevi".
Io questo Natale sono cattiva.  Lo so che dico cose già dette, ma i sassolini o si tolgono o si fa finta che non ci siano. Io in questo Natale di insoddisfazione dilagante, in cui vedo facce, alienate dalla paura del domani, aggirarsi con carrelli carichi di merce di quart'ordine spacciata per leccornia, i miei sassolini me li tolgo, levo pure i calzini e sto a piedi nudi.

Cattiva.

5 commenti:

PuntoFranco ha detto...

vanno tolti per farli vedere.

simple ha detto...

Viva la cattiveria quando è come questa tua.

Galatea ha detto...

Non sei cattiva, sei giustamente incattivita. Questo è un paese rende cattivi. Purtroppo.

Caigo ha detto...

La cattiveria è un'altra cosa.
Cattivo è il mondo che hai descritto con la tua analisi critica. Se poi le tue parole possano dare fastidio a qualcuno quello è un problema suo: o non capisce e ci sguazza in questo mondo cattivo.
In quanto al Natale credo si possa ancora usare la parola "buon".
Natale è "natalità/nascita". Se ci lasciamo sfuggire anche la speranza che qualcosa di nuovo arrivi/nasca cosa ci resta? La rassegnazione? Spero proprio di no.
Ecco perchè possiamo e dobbiamo ancora augurare Buon Natale.
Anche a questo paese azzoppato.

Anonimo ha detto...

Più che cattiveria ci vedo dolore.
Bella.

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