Fatacarabina

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domenica 20 luglio 2008

Sedici anni, io sto con loro

Quando avevo sedici anni ( oramai più di vent'anni fa) anch'io mi sentivo a volte vuota, come se non sapessi nulla di me e non sapessi cosa far della mia vita. Non sapevo chi ero, cosa volevo. Sapevo però che volevo fortemente vivere la vita, in tutti i suoi aspetti. Provare di tutto.
Ma la droga, allora, mi faceva paura. Incuriosiva certamente per il mistero che portava con sè quella parola, ma anche terrorizzava. Lavorai per una estate in una cooperativa d'amici, in cui erano impiegati anche degli ex tossicodipendenti. Uno di loro, quell'estate, si impiccò nella baracca vicino al campo dove andavamo tutti assieme a raccogliere pomodori.
E poi la vista della siringa che si conficca nel braccio ( era l'estate dopo e muovevo i primi passi da provetta giornalista in una tv privata), il sangue che entra dall'ago e gli occhi di un ragazzo che si perdono nel nulla, sono bastati per impedirmi di provare esperienze con le droge pesanti, quelle che ti possono ammazzare. Per uno sballo, che poi ti lascia comunque con l'amaro in bocca, con il doloroso bisogno di aggrapparsi a quella condizione di fuoriuscita da sè. Per non pensare troppo a sè stessi e a quello che c'è attorno a noi.
Ripenso a tutto questo, mentre le agenzie raccontano il terribile dolore di due genitori che hanno perso una figlia di appena sedici anni, arrivata a Venezia per festeggiare a modo suo il Redentore, e finita morta su un tavolo in attesa dell'autopsia. Una morte orribile per una pasticchetta sciolta nell'acqua per sballarsi. Oggi la droga non fa paura, lo raccontano anche gli psicologi che entrano nelle scuole per incontrare gli adolescenti. Cocaina, eroina da sniffare, pasticche di ecstasy. Utilizzarle non lascia tracce fisiche apparenti, permette di condurre vite socialmente accettabili. Permette di non far notare la scimmia aggrappata alla spalla.
Ma di questo si parla oggi in Italia troppo poco. E soprattutto si deve far di più. Perchè chi ha sedici anni oggi non è meno vuoto di come ero io alla loro età, ma è certamente più fragile. E spesso solo.

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