Fatacarabina

Fatacarabina

domenica 29 settembre 2013

Berliner mauer

Sono appena tornata da Berlino. Pochi giorni ma sufficienti a dichiararmi felice.
Giorni mica facili, tra preoccupazioni vere e una sensazione di felicità da mettere alla prova, piano piano, senza fretta.
Berlino è uno schiaffo.
Ti chiedi in continuazione come facciano ad essere così placidi dopo quel che hanno passato. Prima il nazismo, poi la devastazione della guerra, e, ancora, la spartizione dolorosa di una città divisa da un muro che dall'89 (1989) non c'è più ma che è nelle menti di tutti. Dolore su dolore.
Berlino non cancella niente.
Berlino ti sbatte in faccia la topografia del terrore, la faccia di Himmler che se la ride, le tracce del muro, dove era come era, la stazioni fantasma tra Est e Ovest murate.
Passi dalla riproduzione di Asisi (ottima ma costosa) ai luoghi del ricordo, dal museo della Stasi a quello della Ddr e non fai che chiederti come sia possibile che una città abbia vissuto tutto questo in una orribile soluzione di continuità che potrebbe stremare chiunque.
Passi davanti al Check point Charlie, e ti infastidisce il rito della foto con i finti militari americani in divisa che stonano così tanto, nel loro giocoso mostrarsi, con la forza della memoria.
E fuggi via in cerca di altra memoria, con un sacco di domande, che alle fermate della metro, se sei capace di arrivarci nonostante le non indicazioni per turisti, trovi ad ogni angolo.
Berlino sorride.
Paciosa, vede passare la maratona e nessuno alza la voce, anzi al passare dei maratoneti tirano fuori dalle borse le tricchettracche per incitare. La gente sorride oltre la media. E se sai essere felice, nonostante dubbi e preoccupazioni, ti senti a posto.
Del resto qui l'educazione civica si esprime al meglio. Non ci sono carte per terra (in centro ma anche allo Zoo mica è male). I bambini non lanciano la salvietta dalla bici in corsa ma si fermano ai pochi bidoni a depositarle. Compri l'acqua e devi riportare il vuoto per pagarla poco. La gente sale con la bici sulla metro e nessuno si scompone. E la metro è senza tornelli.
Vaghi libero, senza limiti, ma se ti trovano senza biglietto sono seicento euro di multa.
Berlino è un cantiere. Si costruisce, si restaura ovunque. Si progetta, si ammoderna, si recupera.
Berlino mi piace, molto.



domenica 15 settembre 2013

Medaglia, medaglia

Adoro ricevere regali.
Mi piace l'effetto sorpresa, il trovarmi davanti qualcosa che non so dire subito cosa sia.
Mi immagino la mia faccia stupita e divertita e insomma mi diverto.
Mi piace l'idea che qualcuno ci abbia messo del tempo a pensare a qualcosa da donare a me.

Mi piace molto di più farli i regali. Un buon libro salva sempre, dice qualcuno, ma un bel libro è molto di più, è la consegna di una immaginazione da provare. Un sentimento trasmesso nei fogli di carta.
Vuoi mettere? Donare un libro non è mai azione banale, quindi.
L'esercizio più bello sono, quindi,  i regali pensati, quelli che non ti spingono a comperare di impeto qualsiasi cosa in base al costo del cartellino, tanto va bene basta sia sufficientemente costoso da non sfigurare. No, non mi interessa. I regali più belli da fare sono quelli, che prima di farli, stai lì a studiare le aspirazioni, le passioni della persona che lo riceverà. Ti immagini la faccia stupita, la reazione, il divertimento.
Un regalo utile è sempre ben gradito, un regalo che è pure  piacevole è un passo oltre.
Un passaggio voluttuoso, come una carezza.

mercoledì 4 settembre 2013

domenica 1 settembre 2013

Mi sa che sono un gatto

Mi aggiro al buio dentro e fuori le stanze e non sbatto contro niente.
Apro gli occhi al minimo rumore e poi mi lascio cullare dai riflessi della penombra immaginandomi chissà che. E dormo bene.
Assumo la forma della ciambella sul letto.
Poi da sveglia so essere di un fastidioso che non so dire.
Però miagolo spesso di contentezza.
Mi manca il pelo grigio sulle orecchie e sono un gatto.


domenica 25 agosto 2013

Dire, non dire

E poi una mattina ti guardi allo specchio e il volto riflesso dall'altra parte ti fa l'occhiolino e ti chiede: "Sei felice?".
E tu c'hai del pudore, quasi, nel dire e allora ti limiti ad annuire.
E sorridi alla te riflessa che intuisce e ricambia.
E l'occhiolino stavolta lo fai tu.
Ché la felicità ha l'odore delle piccole cose fatte bene, come vanno fatte.


martedì 20 agosto 2013

Piccolo esercizio per guarire dalla lamentosi

Ok piove, è estate e come è normale, ogni tanto piove. La temperatura cala, grazie all'azione benefica del vento. C'è un bel temporale estivo.
Ecco tutti gli ingredienti per sfangare la giornata, si è trovato il tema giusto per scrivere qualcosa anche quando non si ha nulla da scrivere. Il maltempo. Oh maledetto, oh cattivo, ho freddo, oh me tapino/a che vedo rovinata la mia ennesima giornata estiva in cui avrei fatto comunque poco, ma vuoi mettere la malinconia della pioggia...

Guarire si  può.
Dalla lamentosi intendo, dalla vita triste ci vuole maggiore impegno.
Ecco un piccolo esercizio contro la lamentosi:

Prendete una sedia, mettetela in giardino o scendete in strada, in maglietta e pantaloni, come siete, con le ciabattine infradito e zitti zitti, prendetevela tutta la pioggia.
State lì fermi a sentire le gocce di pioggia che vi cadono sui capelli, sul viso, sulle braccia, sul naso, sul collo. Non state a pensare che vi state prendendo la pioggia, pensate invece ad altro.
All'ultima volta che avete goduto, alla faccia sorridente che avete fatto davanti ad una coppa di gelato, al film che vi ha fatto ridere tanto.
Poi passate a godervi la pioggia.
Vi assicuro che dopo qualche minuto sarete sorridenti, accomodati a prendere la pioggia, con i suoi cambi di ritmo, i colpi di vento, la carezza gentile della goccia che cade e che mai è maleducata e violenta.
Non fatevi prendere dal timore del raffreddore, se arriva amen (non morirete).
Non preoccupatevi di essere soli in strada o in giardino sotto la pioggia e di passar per strani se qualcuno dalla finestra nota un figuro che la pioggia se la sta pigliando tutta, sorridendo.
Non siete migliori, no.
Siete semplicemente a vostro agio.
Lasciate che la pioggia diventi parte di voi, vi accarezzi anche là dove nessuno ha osato, intendo il ginocchio che è una vita che vorreste farlo baciare a qualcuno e non osate chiedere. Perché non sta bene.
Ecco,  scacciate il  non sta bene. Se sta bene a voi, sta bene. Punto.
Il mondo non è lì alla finestra per giudicarvi, è alla finestra chiusa a veder scendere la pioggia e pensa ai cacchi suoi.
Lui non trova altro gioco che il lamento, voi no.
Voi pensate agli affari vostri sotto la pioggia, liberi di stare in silenzio o di cantare, se ne avete voglia; di ridere; di bagnare i vostri vestiti, tanto poi ci pensa la lavatrice a fare il lavoro sporco; liberi di bagnare voi stessi e di domandarvi quand'è stata quella volta che avete dimenticato che bagnarsi è bello.

Ciao

lunedì 12 agosto 2013

Domandine del lunedì

Chi è che mi spiega come mai l'amore produce voglia di futuro ma riesce a vivere solo nella quotidianità del presente?

lunedì 5 agosto 2013

Coach

Oggi mi servirebbe un allenatore dell'ego, un incitatore. Un professionista che si mette là ad urlarmi che ce la posso fare, che tutto andrà ottimamente perché sono capace di grandi prestazioni, io.
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