Sono qui in cucina, seduta al tavolo davanti alla parete gialla. In casa c'è silenzio, i panni sono già stati lavati e messi ad asciugare, io tra poco vado a lavare i miei capelli.
Corro sempre, corro tutti i giorni, proprio come tanti altri. Corriamo da una parte all'altra, dal lavoro agli impegni familiari, dagli amici ai parenti malati. Corriamo. A volte ci pare di non essere capaci di stare fermi, non abbiamo il tempo di stare fermi.
E invece io adesso sono qui nella mia casa, nella mia cucina, e sto ferma. Qualcuno potrebbe obiettare: eh ma stai scrivendo, mica stai ferma. Vero, ma scrivere è un atto di libertà, non una azione incatenata. Lo fai solo se hai voglia. Ti esprimi al meglio solo se hai voglia. Tutto il resto è fuffa.
Sono qui a scrivere che per me è come respirare a fondo, lentamente, per far funzionare bene i polmoni e areare i miei pensieri e mi dico che questi sono mesi di grandi preoccupazioni, certo, e di grande pazienza, certo, e di mattinate in luoghi dove vorresti stare il meno possibile, certo, ma sono anche mesi di grande pace, di grande gioia, di grande soddisfazione.
E scatta, nel dirlo, un senso minimo di pudore, perché pare strano che questo sia uno dei periodi più difficili ma che sia nel contempo anche uno dei più lievi. E soprattutto ci vuole pudore nel dirlo che si vorrebbe che questo stato non finisse mai.
Ma poi mi dico che è un bene che ci sia tutto questo lieve, come la piuma di Forrest Gump, perché è quello, il lieve, a rendere bello ciò che vediamo attorno. E se non lo si dice, almeno bisogna dirselo chiaramente. Ora che è davanti a me, la piuma, ogni volta che la guardo mi viene da dirle grazie, che c'è, che mi gira attorno, che mi si posa sulla pelle, che mi solletica fino a scatenarmi una risata o che mi accarezza con una tale dolcezza che mi disarma.
A volte quando ci sto vicino e ho paura che voli via, mi sento come un elefante che come si sposta rompe vasi. Altre volte quando ho solo bisogno di averla vicina, mi sento piumetta pure io e mi sento bene, così, in questo stato che è fatto di amore e di orgoglio, nel senso che se ami devi avercelo dell'orgoglio.
E tutto il resto è fuffa.
"È vero, zio Stojil, ho visto una fata che ha trasformato un tizio in fiore." "Meglio così che il contrario," risponde Stojil senza togliere gli occhi dalla scacchiera. "Perché?" "Perché il giorno in cui le fate trasformeranno i fiori in tizi, la campagna diventerà infrequentabile."
Fatacarabina

domenica 22 dicembre 2013
mercoledì 11 dicembre 2013
Dalla parte dell'albero
Qui parlo dell'albero che è il protagonista della "Castagna matta", nuovo ebook scritto da me per i tipi di Blonk. Presto arriverà anche su Itunes (mi dicono e quindi ci spero), mentre lo trovate già in tutti i book store del globo terracqueo.
venerdì 6 dicembre 2013
giovedì 5 dicembre 2013
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