Sono andata a guardarmi il vocabolario dell'Accademia della Crusca che la debolezza la indica come una condizione di malessere. E' lo è in un certo senso. Ci sentiamo deboli quando le cose non vanno come vorremmo noi e allora insorgono i sensi di colpa, che possono essere atavici, ovvero te li porti dietro da quando sei bambino e magari ti hanno fatto sentire sempre inadeguato rispetto alle aspettative poste nei tuoi confronti o avevi competizioni che non vincevi mai o sono momenti di passaggio, in cui tutto osservi e se riesci tutto ribalti, seduto per terra con la tua vita come se giocassi con i mattoncini del Lego e poi ti rialzi.
Perché la debolezza è un malessere ma non è una malattia cronica, poi passa, ti fa rialzare e via andare.
Se non ti sei mai sentito debole probabilmente non capirai cosa sto dicendo, se lo sei stato e non lo dici a nessuno perché ti vergogni, non so, ne riparliamo se ti va.
Dicevo che leggevo il vocabolario e dopo una sequela di frasi che indicavano il malessere, alla fine l'ultima, dice questo:
Debolezza si usa anche per Imprudenza. Lat. animi levitas. Gr. ἀφροσύνη. |
Cavolo è verissimo. Debole è anche chi cede al proprio istinto.
Debole è chi esce dallo schema sociale del vincente a tutti i costi e accontenta il proprio bisogno...
E' come l'impiegato con la cravatta, che ad un certo punto devia dalla strada per l'ufficio e va al mare. Arriva alla spiaggia, toglie le scarpe e i calzini, arrotola i pantaloni. Apre il colletto della camicia e con un gesto energico sfila la cravatta e va a bagnarsi i piedi nell'acqua salata.
Ecco in quel gesto energico c'è un sacco di debolezza e un sacco di imprudenza.
E senza quei gesti la nostra vita sarebbe solo una catena di montaggio, programmata fin dall'inizio a marciare sui binari prestabiliti.
E invece non è mai così, non va mai così.
E allora che non sia il caso di accettarci anche deboli e attendere che il malessere passi per ritrovarci con una pelle nuova?
4 commenti:
la combattevo oppure, x contrario, me ne davo come di vanto. ora semplicemente so che mi pervade tutto e poi mi lascia, a suo tempo.
ed io, segretamente, le dico : lasciami, sì...ma dopo, sì , ma piano. (e anche questa me l'ha insegnata l'Enzo con l'alzheimer, dottor Jannacci)
buona giornata, Fata. e mangia, che se no ti vien debolezza ( x mia mamma era sempre solo sinonimo di digiuno)
Gatto, lo dice anche la mia mamma quella cosa del mangia che ti vien la debolezza ( l'avrà imparata da nonna)
Ciao :)
Sono d'accordo su tutto.
Sembra che un solo momento di debolezza vanifichi anni di iper-performance da super eroi.
Sarà anche un luogo comune, ma l'ho sperimentato sulla mia pelle, spesso è molto meglio piegarsi che spezzarsi.
pdc ne capisci te
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