E' da domenica scorsa che sulla scrivania ho questa pagina di libro, l'ho trovata per strada mentre camminavo per andare al lavoro.
Ho visto il foglio per terra, ho pensato, guarda strappan via le pagine dei libri.
Mi sono chinata e l'ho raccolta.
E' ingiallita, è di un libro vecchio, ho letto le prime righe
e ho ritrovato il sapore della prosa di Guareschi e delle avventure di don Camillo e Peppone.
La paginetta, fronte retro, racconta di Peppone alle prese con Barchini che non gli corregge gli errori del discorso e don Camillo lo aiuta a sistemare la grammatica del discorso e alla fine il foglio corretto ritorna pieno di cancellature e segnacci.
E per ringraziare il prete, Peppone gli dice che gli manderà delle uova.
E poi don Camillo davanti al Cristo si prende la sua "carne" (come si dice dalle parti mie) perché era andato lui a scrivere in giro per il paese "Peppone asino!".
Le loro storie le ho lette tanti anni fa...
Ho deciso che quella paginetta, persa da chissà chi, forse da qualche immigrato che sta imparando l'italiano, o da qualche signora anziana che passeggia di solito davanti a dove lavoro, io me la tengo sulla scrivania così quando voglio mi tornano in mente le facce belle di Cervi e Fernandel e del loro piccolo mondo antico.
"È vero, zio Stojil, ho visto una fata che ha trasformato un tizio in fiore." "Meglio così che il contrario," risponde Stojil senza togliere gli occhi dalla scacchiera. "Perché?" "Perché il giorno in cui le fate trasformeranno i fiori in tizi, la campagna diventerà infrequentabile."
Fatacarabina
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