Una domenica nel Vicentino ad imparare a cucinare il cous cous e la tajine da una splendida e sorridente signora marocchina, Mina, la mamma di Zai, una amica.
Mina ci ha aperto la porta di casa, ci ha sorriso e ha fatto quello che sogna da una vita di far diventare un lavoro, cucinare. Insegnandoci l'arte delle spezie.
Abbiamo iniziato con la menta dentro il tè verde, abbiamo proseguito con lo zafferano, il pepe, il coriandolo, poi il limone al sale, una vera sorpresa sensoriale, tra patate, peperoni, zucca, zucchine, pesce spada e quattro chili di carne di manzo, con gli odori trasportati dal vapore e tanti sorrisi e domande. E poi il pane, che per lievitare, finisce sotto le coperte di lana, proprio come i bambini.
Una giornata diversa, trascorsa ad ascoltare, guardare, assaggiare e, si spera, ad imparare.
L'arte delle mani che hanno imparato gesti a volte forti e a volte dolci, da bambini.
L'arte delle spezie e dei tempi.
E poi l'arte dell'ospitalità e del dialogo.
E grazie, shukran, l'abbiamo ripetuto tante volte.
Siamo tornati a casa contenti e speziati.
"È vero, zio Stojil, ho visto una fata che ha trasformato un tizio in fiore." "Meglio così che il contrario," risponde Stojil senza togliere gli occhi dalla scacchiera. "Perché?" "Perché il giorno in cui le fate trasformeranno i fiori in tizi, la campagna diventerà infrequentabile."
Fatacarabina
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1 commento:
voglio assaggiare! :)
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