Io sono una che non me le mando a dire, le cose.
Me le dico. Parlo molto con me, con i miei amici.
Parlo al procione che in questo periodo ha avuto un inizio di letargo. Alla tigre che mi tocca tenerla buona perché in queste ore non fa che sbattere con la testa contro il muro. Parlo nel sonno con Arturo che sul ritmo del testone che sbatte ci vuole comporre un balletto afro, che però allestirà lontano dalle fauci della coinquilina, perché dice che è una nuova e lui mica tanto si fida.
Io sono una che non me le mando a dire, le cose.
Non mi faccio sconti, non sono buona con me, non ho pena dei miei patemi. Eppure se non ci fossi mi mancherei. Perché le cose non bisogna mandarle a dire, bisogna dirsele. E quando ti guardi allo specchio la mattina, se non vuoi passare il tempo a sputare sul vetro, è bene essere duri e risoluti e dirselo.
Che le assenze pesano.
"È vero, zio Stojil, ho visto una fata che ha trasformato un tizio in fiore." "Meglio così che il contrario," risponde Stojil senza togliere gli occhi dalla scacchiera. "Perché?" "Perché il giorno in cui le fate trasformeranno i fiori in tizi, la campagna diventerà infrequentabile."
Fatacarabina
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3 commenti:
Brava come sempre.
se non ci fossi non mancheresti solo a te
Io, a volte, mi dico delle parole brutte, ma brutte proprio eh!
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