Oggi mia cugina su Facebook ha spiegato il significato di una delle parole più carine veneziane, quel Petacoche che sta ad indicare chi tende a lamentarsi addirittura con un piglio infantile degli accadimenti quotidiani.
Ecco io leggevo e pensavo che probabilmente c'è una attitudine familiare a riconoscere i fastidi, come quello nei confronti dei lamentosi di professione che spessissimo finiscono con l'essere, appunto, dei petacoche.
Alla lamentela preferisco l'indignazione. Se la vita non soddisfa c'è ovviamente di che indignarsi, solo che a volte pensandoci bene si capisce che mentre il lamentoso scarica la colpa su altri ( uomini, donne, amori che non vanno, persone che non ci valorizzano o ci ascoltano, ecct.) l'incazzato il più delle volte deve fare i conti con gli effetti delle proprie quotidiane scelte e allora o pratica l'indulgenza verso le proprie incapacità, ad un certo punto, accettandosi, o finisce con l'essere un soggetto bilioso. E forse agli effetti deleteri della bile, c'è chi preferisce appunto l'arte dolente della lamentela contro tutti e tutto, come se nulla fosse colpa sua ma tutto colpa del destino malefico, della sfiga, delle incapacità altrui. Consolante, no? Il Petacoche, dico...no parliamone...o no?
"È vero, zio Stojil, ho visto una fata che ha trasformato un tizio in fiore." "Meglio così che il contrario," risponde Stojil senza togliere gli occhi dalla scacchiera. "Perché?" "Perché il giorno in cui le fate trasformeranno i fiori in tizi, la campagna diventerà infrequentabile."
Fatacarabina
venerdì 26 agosto 2011
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5 commenti:
Ho un rammarico Cugina... Ti ho scoperta tardi!
D.
Cugina, il bello è che noi senza età ci possiamo scoprire quando vogliamo e credo annoiarci ben poco
stupendo vocabolo; non altrettanto stupendo il lamentatore professionista, personaggio a cui è buona regola girare molto al largo
Oggi mi va tutto storto magari parliamone un'altra volta
Boh, io conosco solo le percoche che sono un frutto buonissimo
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